Welfare

Ogni giorno 11 euro di perdita ad anziano: il rischio è chiudere

Continua la nostra inchiesta sul caro-energia nelle strutture e nelle comunità per anziani. Pierangelo Pugliese, direttore generale della fondazione Mater Domini di Turi in Puglia: «Le Rsa stanno affrontando un problema enorme con il caro energia, è una crisi che richiede un sostengo immediato ma anche un ripensamento a medio-lungo termine. Eppure siamo fuori da ogni discorso sul Pnrr»

di Luca Cereda

Non solo caro bollette, ma anche la diminuzione – e il conseguente aumento dei costi – del personale specializzato, l’esplosione dei prezzi degli alimenti e dell’inflazione. Pierangelo Pugliese, dirige la fondazione Mater Domini di Turi in Puglia, una onlus della diocesi di Conversano-Monopoli che gestisce la residenza per anziani Mamma Rosa: quasi due milioni di euro di fatturato e 60 posti letto e 50 dipendenti e identifica questi come i principali problemi della sua Rsa oggi. E aggiunge: «Il problema della nostra realtà, ma condiviso dall’intero settore in cui operiamo, è diventato il costo del denaro che è salito al 2 per cento,e l’inflazione che in questo periodo è all’11 per cento. In questa cornice, naturalmente, ci sono le bollette che da noi sono lievitate da 3.500 a 18.500 euro al mese». Pugliese che è anche presidente di Uneba Puglia sottolinea come in tre anni non ci siano stati sostegni se non la Dgr 1293/20 che però «copre esclusivamente l'inflazione e non l'incremento dei costi energetici». II Covid-19 inoltre ha comportato una riduzione delle entrate, bloccando l'attività della residenza, e se si continuerà cosi «dovremo ricorrere ad ammortizzatori sociali oppure appesantire la retta a carico dell'utente, perché i costi che stanno esplodendo non sono comprimibili e non sappiamo più dove risparmiare».


Mamma Rosa è una residenza socio sanitaria assistenziale per anziani non autosufficienti suddivisa in tre nuclei da 20 posti «rinomata per l'alta qualità dei suoi servizi, l'assistenza medico infermieristica completa, il calore e l'umanità riservata a tutti gli ospiti, che trovano nella struttura una nuova casa e una vita protetta e serena. L’aspetto energia al momento è quello preminente, ma non l’unico. Anche i prezzi dei generi di prima necessità sono aumentati», aggiunge Pugliese. E poi c’è sempre il Covid: «Un camice monouso e una tuta costano tra i 6 euro e i 10 euro. Dispositivi che dove necessario continuiamo ad adottare per la tutela dei lavoratori e degli ospiti. Dobbiamo pagare anche i tamponi e le relative certificazioni, perché anche qui non interviene più il pubblico. La Regione dovrebbe adeguare il fondo ad hoc».

Qualcosa è stato fatto: a fine settembre la giunta regionale, dopo due anni di immobilismo a fronte delle continue richieste degli operatori del settore, ha concesso un incremento nelle tariffe dell’8% a carico del welfare pugliese. «Questo è un primo passo, ma noi non possiamo lasciare al freddo i nostri anziani», spiega Pugliese. Se nel 2021 il risultato gestionale delle Rsa si è attestato a una perdita di 0,31 euro per ogni giorno di presenza di un ospite, nei primi sei mesi del 2022 si è arrivati a 10,90 euro. «Sembra poca cosa, ma se consideriamo i margini risicati che non solo noi, tutte le strutture che assistono anziani e disabili non profit hanno, dove il costo del personale assorbe due terzi del fatturato del servizio, abbiamo tre strade: riformare il comparto, appesantire le rette, oppure chiudere. Anche perché siamo fuori da ogni discorso del Pnrr».

La nostra inchiesta sull'impatto del caro-energia sulle RSA ha toccato finora:

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