Politica

«Senza materie prime critiche non sarà possibile nessuna rivoluzione industriale, verde o digitale»

«La digitalizzazione e l'ecologizzazione delle industrie e della società dell'Ue richiedono tecnologie che, a loro volta, dipendono dalle materie prime», spiega Pietro Francesco De Lotto, presidente della commissione consultiva per le trasformazioni industriali del Comitato economico e sociale europeo (Cese). La soluzione illustrata da De Lotto per ridurre la dipendenza da Paesi terzi, in primis la Cina: «Investire in ricerca e sviluppo, nella prospezione mineraria sostenibile, nel recupero di materiali preziosi dai rifiuti, nella formazione e riconversione di forza lavoro qualificata e nella creazione di condizioni di parità a livello multilaterale

di Pietro Francesco De Lotto

Che si parli di una quarta, di una quinta o persino di una sesta rivoluzione industriale, siamo spesso testimoni del dibattito pubblico in corso su questi temi. Malgrado i diversi punti di vista al riguardo, l'unica cosa che possiamo affermare con certezza è che stiamo vivendo un profondo rivolgimento della nostra industria, che comporta una duplice sfida: una transizione per renderla più verde e più circolare, ma anche una trasformazione digitale. Si tratta di una rivoluzione determinata da diversi fattori: gli impegni che abbiamo assunto nel quadro dell'accordo di Parigi, il perseguimento della competitività globale, la necessità di adeguare i mercati del lavoro, la sensibilità dei consumatori, e – non da ultimo – anche l'opinione pubblica.

Gli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite e la lotta ai cambiamenti climatici sono indubbiamente dei pilastri portanti dell'azione dell'Ue, e dobbiamo fare in modo che vengano considerati e vissuti sempre di più da tutte le componenti della società e dell'industria come un'occasione da cogliere piuttosto che come un peso da sopportare. Il Green Deal europeo, il piano d'azione per l'economia circolare, la nuova strategia industriale per l'Europa (recentemente aggiornata), il pacchetto Pronti per il 55 % presentato a luglio e tutte le attività e normative collegate a queste iniziative rappresentano strumenti fondamentali per tradurre i dibattiti pubblici in una realtà quotidiana concreta in tutta Europa, senza lasciare indietro nessuno in questo sforzo collettivo.

Le materie prime, e soprattutto le materie prime critiche, sono al centro di questo processo. La digitalizzazione e l'ecologizzazione delle industrie e della società dell'Unione richiedono tecnologie che, a loro volta, dipendono dalle materie prime. L'energia eolica, ad esempio, viene prodotta da turbine che contengono, tra gli altri materiali, anche terre rare, per il cui approvvigionamento l'Ue dipende quasi totalmente dalla Cina. Grosso modo, lo stesso scenario è applicabile a molte tecnologie essenziali per le transizioni verde e digitale, dalle batterie al fotovoltaico, dalla robotica alle celle a combustibile. Il piano d'azione dell'Ue per le materie prime critiche e la strategia industriale aggiornata individuano rispettivamente 30 materiali e 137 prodotti che sono essenziali per la nostra industria e la nostra società e da cui l'Ue è fortemente dipendente.

Si tratta di cifre preoccupanti, che però forniscono anche un necessario riscontro oggettivo. Negli ultimi mesi queste dipendenze sono emerse con ancora maggiore evidenza all'attenzione dell'opinione pubblica, dal momento che la pandemia di Covid-19 ha messo in luce la necessità che l'industria e le società europee nel loro complesso rafforzino la loro resilienza e autonomia strategica, specialmente in ambiti quali i vaccini, i medicinali e i dispositivi medici. È quindi arrivato il momento di intervenire su questi fattori critici, e dobbiamo utilizzare tutti gli strumenti per affrontare le nostre dipendenze con una visione strategica.

Il piano d'azione della Commissione sulle materie prime critiche, sul quale il Comitato economico e sociale europeo (Cese) ha recentemente pubblicato il parere CCMI/177, è un valido strumento che combina misure volte a colmare le attuali carenze con azioni intese a prevenire eventuali problemi futuri. Il CESE ritiene che le azioni previste dalla Commissione europea siano essenziali per mantenere e rafforzare la base industriale dell'Ue. Si tratta di un primo aspetto molto importante: per troppo tempo abbiamo lasciato questa problematica al libero mercato e all'industria, sperando che si regolasse da sola. Dobbiamo tuttavia riconoscere che, mentre le imprese dovrebbero essere libere di costruire le loro catene di approvvigionamento, è necessario garantire alcune parti di tali catene che consideriamo di importanza strategica per l'Unione europea.

Più specificamente, l'Ue ha bisogno di strumenti di sostegno per un approvvigionamento primario sostenibile in Europa. Sono necessari strumenti finanziari per progetti sostenibili e procedure di autorizzazione semplificate, così come un maggiore coinvolgimento e una più ampia accettazione da parte dei cittadini e delle comunità locali. Questo obiettivo è anche strettamente legato alla necessità di mantenere le capacità estrattive e di trasformazione nell'Ue. Dobbiamo sostenere i lavoratori e le regioni attraverso una migliore formazione e un collegamento più stretto con l'istruzione superiore e professionale, prevedendo anche investimenti nella formazione e nella riqualificazione dei lavoratori e nell'insegnamento di discipline specialistiche quali la geologia, la metallurgia e l'estrazione mineraria, anche a livello universitario di primo livello.

Al tempo stesso, e questo è il secondo aspetto della questione, dobbiamo investire in attività in grado di favorire la sostituzione, e ciò sarà possibile solo attraverso investimenti significativi e costanti in programmi di R&S per scoprire nuovi materiali e processi al fine di garantire una sostituzione giustificata.

Insieme all'approvvigionamento primario e alla sostituzione, il terzo elemento chiave è costituito dal riutilizzo circolare e dall'approvvigionamento secondario dai rifiuti. A tal fine occorre investire nella ricerca e nello sviluppo, ma bisogna anche valutare attentamente i rifiuti che spediamo al di fuori dell'Europa, individuando al più presto il potenziale approvvigionamento di materie prime critiche secondarie provenienti da scorte e rifiuti dell'Ue.

Per quanto riguarda la dimensione esterna, l'Ue deve diversificare le sue relazioni commerciali, sostenendo nel contempo i paesi in via di sviluppo. Questi due obiettivi vanno di pari passo, poiché i nostri sforzi dovrebbero essere volti a creare partenariati strategici con paesi che condividono gli stessi principi in un quadro multilaterale, il che può contribuire sia ad evitare interruzioni dell'approvvigionamento per l'industria dell'Ue sia a promuovere il benessere e il progresso dei paesi terzi in via di sviluppo. A questo proposito occorre sottolineare tre elementi molto specifici: i vantaggi reciproci che potrebbero derivare dall'integrazione dei paesi dei Balcani occidentali nella catena di approvvigionamento dell'Ue, l'urgente necessità di rafforzare il ruolo dell'euro nel commercio di materie prime critiche e l'esigenza di tenere maggiormente conto della dimensione etica nell'elaborazione dell'elenco europeo delle materie prime critiche.

In generale, il nostro obiettivo è che l'industria dell'Ue prosperi e si espanda seguendo un percorso verde e digitale, ma vogliamo anche evitare che l'industria e la società europee passino da una dipendenza, ad esempio da taluni combustibili fossili, a un'altra dipendenza totale da specifiche materie prime critiche. Per non cadere in questa trappola e garantire che le transizioni verde e digitale accrescano la resilienza e rafforzino la competitività e la giustizia sociale, dobbiamo investire in ricerca e sviluppo, nella prospezione mineraria sostenibile nei singoli paesi, nel recupero di materiali preziosi dai rifiuti, nella formazione e nella riconversione di una forza lavoro qualificata e nella creazione di condizioni di parità a livello multilaterale. Tutto questo è essenziale per garantire che le rivoluzioni verde e digitale abbiano successo e vadano a vantaggio dell'industria e della società dell'Ue nel suo complesso, senza lasciare indietro nessun lavoratore, regione o paese del mondo.

*Pietro Francesco De Lotto, presidente della commissione consultiva per le trasformazioni industriali del Comitato economico e sociale europeo

Foto di apertura: Tom Fisk/Pexels
Foto di Pietro Francesco De Lotto: gentile concessione del Comitato economico e sociale europeo

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