Welfare

Giocattoli prodotti – miseramente – in Cina

Organizzazione per i diritti dei lavoratori contesta l'industria del giocattolo per i rapporti con la Cina dove si produrrebbe in condizioni drammatiche

di Giampaolo Cerri

Toys ‘r’ us, Hsbro, Mattel/Fisher-Price, Wal-Mart: sono i nomi delle big dell’industria del giocattolo americana e mondiale. Il National labor committee for human right, organizzazione che si batte per i diritti dei lavoratori nel mondo, le mette sotto accusa per l’import dalla Cina. Charles Kernaghan, direttore esecutivo dall’associazione, parla di «lavoratori malpagati, esposti a sostanze tossiche», in violazione delle stesse leggi cinesi e degli standard internazionali e lancia la campagna “Toys made in misery in China”. Sotto accusa soprattutto le fabbriche della provincia del Guangdong, dove un’ora di lavoro sarebbe retribuita con 13 centesimi di dollaro, al di sotto dei minimi previsti dalla Repubblica popolare. Nel 2000, gli Usa hanno importato giocattoli per 15,1 miliardi di dollari, di cui oltre 10 dalla Cina. L’Associazione degli industriali del giocattolo ha prontamente replicato: «Siamo scandalizzati dal racconto delle condizioni di lavoro negli stabilimenti cinesi», recita un comunicato, «così come raccontate nella denuncia farebbero impallidire. Fortunatamente non sono vere».


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