Politica
Tra istituzioni e cittadini un’alleanza che migliora la qualità della vita
Il 20 gennaio è in programma, promosso dall’Università di Trento e da Labsus, un convegno alla facoltà di Giurisprudenza (in presenza e da remoto) che ha l’obiettivo di fare il punto proprio sullo stato attuale e sugli sviluppi futuri dell’amministrazione condivisa a 25 anni dalla sua teorizzazione
Esattamente 25 anni fa, nel 1997, esposi per la prima volta la teoria della “amministrazione condivisa”. All’epoca, sembrava un’utopia immaginare che cittadini e amministrazioni pubbliche potessero collaborare per la soluzione dei problemi della comunità, nell’interesse generale. Ma a volte, se ci si impegna a sufficienza, anche le utopie si realizzano. E infatti, grazie all’introduzione in Costituzione nel 2001 del principio di sussidiarietà (art. 118, ultimo comma) ed all’azione di Labsus, da allora il modello dell’amministrazione condivisa si è sviluppato ed affermato al punto che in una recente importante sentenza della Corte Costituzionale si è sostenuto che applicando l’art. 55 del Codice del Terzo Settore “fra i soggetti pubblici e gli enti del Terzo Settore si crea un canale di amministrazione condivisa, alternativo a quello del profitto e del mercato” (sentenza n. 131/2020).
È grazie a questa teoria se oggi circa 800mila cittadini attivi in tutta Italia si possono prendere cura dei beni comuni all’interno di un quadro di regole giuridiche chiare e semplici, le regole delineate dal Regolamento per l’amministrazione condivisa e dai patti di collaborazione promossi da Labsus. Il Regolamento ed i patti sono infatti gli strumenti operativi, ma se non ci fosse stata la teoria dell’amministrazione condivisa non sarebbe stato possibile interpretare il principio costituzionale di sussidiarietà nell’accezione indicata da Labsus, secondo la quale l’essenza della sussidiarietà sta nella creazione di una relazione di condivisione di risorse e di responsabilità fra cittadini e istituzioni.
I patti di collaborazione sono stati elaborati nel 2014, prima che l’art. 55 del Codice entrasse in vigore, ma possono essere usati sia per instaurare rapporti di collaborazione fra amministrazioni e cittadini organizzati informalmente (comitati di quartiere, etc.), sia fra amministrazioni ed enti del Terzo settore.
Viceversa l’art. 55 del Codice può essere usato per realizzare l’amministrazione condivisa soltanto quando il rapporto di collaborazione si instaura fra un’amministrazione pubblica ed un ente del Terzo settore, dando vita ad attività di co-programmazione e co-progettazione.
Ma poiché sia l’art. 55 del Codice, sia i patti di collaborazione realizzano l’amministrazione condivisa, entrambi instaurano fra soggetti pubblici e soggetti privati rapporti “alternativi a quelli del profitto e del mercato”, in quanto di tipo paritario (anziché gerarchico), fondati sulla fiducia (anziché sulla diffidenza reciproca), sulla collaborazione (anziché sulla competizione) e sulla convergenza di obiettivi nel perseguimento dell’interesse generale (anziché sulla divergenza fra interessi pubblici e interessi privati). E tutto ciò naturalmente non è casuale, perché secondo la teoria dell’amministrazione condivisa il principio di sussidiarietà è un principio eminentemente relazionale.
Il cuore della teoria dell’amministrazione condivisa è infatti la creazione di un’alleanza fra istituzioni e cittadini per l’interesse generale. Realizzare ovunque sia possibile questa alleanza fra cittadini, enti del Terzo Settore e amministrazioni sarà fondamentale nei prossimi mesi ed anni per la tenuta materiale e psicologica del Paese in questa difficilissima fase storica, sotto due profili.
Da un lato perché l’amministrazione condivisa, mettendo in campo le infinite energie nascoste nelle nostre comunità, moltiplica le risorse utilizzabili per risolvere i problemi di interesse generale, aiutandoci ad affrontare meglio le tante difficoltà materiali prodotte dalla pandemia.
Dall’altro, l’alleanza fra amministrazioni, cittadini ed enti del Terzo settore potrà contribuire alla tenuta psicologica del Paese perché quando questi soggetti collaborano “fanno comunità”, cioè contribuiscono a rafforzare ed a ricostruire i legami che tengono insieme le nostre comunità, producendo beni relazionali, senso di appartenenza, coesione sociale. Nella situazione di incertezza e paura del futuro prodotta dalla pandemia questo “fare comunità” sarà essenziale.
Un quarto di secolo dopo la sua prima enunciazione la teoria dell’amministrazione condivisa può contribuire a migliorare la qualità della vita di tutti attraverso la cura dei beni comuni ed a “tenere insieme” il Paese attraverso il rafforzamento dei legami di comunità a livello locale. Ecco perché l’Università di Trento e Labsus hanno organizzato il 20 gennaio presso la Facoltà di Giurisprudenza di Trento un convegno con relatori molto qualificati per fare il punto sullo stato attuale e sugli sviluppi futuri dell’amministrazione condivisa.
Qui il programma del convegno, aperto a tutti sia in presenza (in tal caso bisogna prenotarsi- entro il 19 gennaio – a questo link), sia in streaming (in tal caso non serve prenotarsi, basta collegarsi il giorno stesso).
In allegato in basso la locandina del convegno
In apertura un particolare della locandina
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