Volontariato

Il ritorno di Jack in versione romantica

Recensione del film "La vera storia di Jack lo squartatore" dei fratelli Hughes

di Aurelio Picca

Le sei più una (la settima col bebè in braccio), sono donne di malaffare e si aggirano tra Cleveland Street e Mitre Square, in una Londra Rosso Messalina. La città è nera, data 1888, violentemente attraversata da carrozze, mendicanti ed ebrei barboni che tirano carrette fangose e che sui muri scrivono: «I giudei non sono gente che può essere accusata per niente». Ma la situazione, è chiaro, precipita nel fuoco. Anzi nella ragnatela tracciata da compasso e metro, effigi massoniche. I fratelli Hughes hanno girato La vera storia di Jack lo squartatore, uno di quei film che da bambini ci terrorizzavano e che ora, invece, potremmo rivedere apponendo ai titoli dell?infanzia: la vera storia di… E così il mostro riappare psichedelicamente nella Londra da circo positivista. Ma questa volta non più orribile bensì romantico quanto il protagonista Johnny Depp, l?ispettore di polizia che fuma oppio e intuisce subito che Jack non è uno qualsiasi. Infatti Jack è un chirurgo speciale, uno che nelle viscere rubate alle prostitute non solo legge i destini superiori della sua specie ma consente che il principino Albert torni nei ranghi affinché la Corona non venga sporcata. Jack lo squartatore è un film allucinato, caro a chi ama i colori pompeiani e a chi vuole immaginare un ipotetico Mostro di Firenze costruito dentro le macerie di un inferno che ci abita. Infine, Heather Graham ha un volto di bambola perfetto. Da perdizione, tempesta, oblìo.


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