Famiglia

Le grandi sigle europee della solidarietà/4. Il fenomeno Save the Children.

E' presente in 120 paesi, ha 7mila impiegati più migliaia di volontari. L’organizzazione in difesa dei bambini è nata a Londra nel 1919

di Carlotta Jesi

Ogni minuto, ogni giorno, da qualche parte nel mondo Save the children aiuta un bambino. Ma guai a intendere il lavoro che i suoi 7mila impiegati e le diverse migliaia di volontari svolgono in 120 Paesi come un atto di carità. Guai a definire i beneficiari del loro aiuto come vittime incapaci di difendersi. Ti rispondono con una citazione di Eglantyne Jebb, la fondatrice della loro organizzazione: «Dobbiamo dare ai bambini gli strumenti per difendersi da soli». Indipendenza Se la frase sembra una provocazione oggi, figuriamoci nel 1919 quando Eglantyne la stampa per la prima volta su un volantino che distribuisce in Trafalgar Square, a Londra, chiedendo giustizia per i bambini austriaci e tedeschi rimasti senza cibo a causa del blocco imposto contro i loro Paesi alla fine della prima Guerra mondiale. La Jebb finisce in tribunale. Ma non demorde: decisa ad aiutare le vittime innocenti della guerra, che ha scoperto traducendo in inglese, chiusa in una soffitta di Cambridge, articoli pubblicati dalla stampa tedesca, chiede all?avvocato dell?accusa di donare una parte della sua parcella al Save the children fund, il fondo che ha lanciato con la sorella per aiutare i bambini tedeschi. È la prima campagna di fundraising di Save the children, ed è un successo: raccoglie 4mila sterline, oltre 500mila euro. Ottantatré anni dopo, i principi di Eglantyne valgono ancora. Sintetizzati nel logo che l?organizzazione ha adottato nel 1999: un bimbo con le braccia alzate, soggetto e non solo oggetto dell?aiuto, in un cerchio aperto che rappresenta la rete di 32 organizzazioni dell?International Save the children Alliance, colorato di rosso come la passione con cui lavora questa organizzazione non governativa. Il denaro con cui si batte contro lo sfruttamento minorile, il turismo sessuale e l?uso di bambini soldato in cinque continenti? Arriva dalle raccolte fondi: nel 2000, tutte insieme, le 32 organizzazioni hanno raccolto 255.620.747 sterline (oltre 419 milioni di euro). Stando ben attente a non superare il tetto fissato per le donazioni dei governi: massimo il 50%. Liberi gli strumenti con cui i vari membri nazionali promuovono le raccolte di denaro: dalla carta di credito Visa – Co-operative Bank grazie a cui Save the children Uk ha raccolto oltre 110mila sterline ricevendo 125 pence su ogni 100 sterline di spesa, alle più tradizionali campagne di raccolte fondi dell?Italia. Nel nostro Paese, l?organizzazione è presente dal 1998 e applica le regole generali sulla destinazione dei fondi dettate dal Segretariato dell?Alleanza: 75% ai progetti, non più del 25% per spese di fundraising e marketing. Condizioni, spiega il direttore di Save the children Italia, Angelo Simonazzi «che ci consentono di essere indipendenti dai governi, di poter dire sempre quello che pensiamo e di proporre nuove politiche per l?infanzia e l?adolescenza». Un?altra attività ereditata da Eglantyne Jebb. Nel 1923, preoccupata dalle condizioni di vita dei bambini dell?Europa dell?est e dei Paesi del Terzo mondo, prende carta e penna e stila la prima Carta sui diritti dei bambini che qualche anno più tardi è accolta dalla Lega della Nazioni e oggi è alla base della Convenzione dei diritti dell?Onu sui bambini firmata da quasi tutti i Paesi del mondo. Per farla rispettare, allo scoppio della seconda Guerra mondiale, Eglantyne e la sorella Dorothy Buxton arrivano addirittura a chiedere un colloquio con i gerarchi nazisti: falliscono, ma il tentativo viene riportato dalla stampa internazionale che segue le loro successive missioni in Corea, Nicaragua, Nigeria, Sudan, Irlanda del Nord, Uganda. Bella filosofia Variano i Paesi e i problemi, non la filosofia con cui quelli di Save the children cercano di risolverli: incoraggiare l?autosufficienza. Dei Paesi in via di sviluppo e dei bambini. Nel primo caso, l?obiettivo si raggiunge limitando al minimo il personale espatriato e trasferendo il know how a medici, infermieri, psicologici e volontari del Sud del mondo. Nel secondo, l?unica strada è coinvolgere i bambini nella progettazione, gestione e monitoraggio dei progetti. Altro elemento distintivo, l?alto grado di professionalità degli uomini di Save the children. Dei suoi 7mila impiegati in tutto il mondo, molti hanno un titolo di studio ed esperienza nel mondo profit. Segno che siamo in presenza di una multinazionale del sociale? No, risponderebbe la sua fondatrice. Piuttosto di un?ong moderna che va fiera di non fare la carità. Grazie Eglantyne La carta dei diritti dei bambini, redatta dalla fondatrice di Save the children nel 1923 e nota come la ?Dichiarazione di Ginevra?, è il primo documento che tutela le libertà dei bambini. Ecco i suoi principi, su cui si basa la Carta dei diritti dell?Onu sui bambini adottata in quasi tutti i Paesi del mondo. La storia di questa carta, e della tenacia con cui Eglantyne l?ha difesa durante tutta la sua vita, si trova sul sito www.savethechildren.org.uk Il sito Internet di Save the children Italia, invece, è www.savethechildren.it Sviluppo I bambini devono avere i mezzi materiali e spirituali necessari al loro sviluppo. Bisogni I bambini che hanno fame devono essere nutriti, quelli che sono malati devono essere curati, i bambini che delinquono devono essere rieducati, i bambini orfani devono essere accolti sotto un tetto e soccorsi. Sopravvivenza I bambini devono essere i primi a ricevere aiuto in caso di bisogno. Dignità I bambini devono essere protetti contro ogni forma di sfruttamento.


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