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Norma anti-usura la riforma non entra in finanziaria

Dopo la bocciatura degli emendamenti volti a migliorare la legge 108 Gualzetti (direttore Caritas Ambrosiana e Consulta nazionale San Giovanni Paolo II) commenta: «Sono sorpreso e sconcertato. Si è persa un’occasione per dare una risposta alle famiglie indebitate. Ora è più alto il rischio che si rivolgano al credito illegale»

di Redazione

«Sono sorpreso e sconcertato». Questa la reazione di Luciano Gualzetti, direttore di Caritas Ambrosiana e presidente della Consulta nazionale San Giovanni Paolo II, di fronte alla bocciatura degli emendamenti alla Legge di Bilancio che avrebbero consentito di migliorare la legge 108 antiusura. «Quegli interventi sulla normativa avrebbero permesso, senza aggravi di costi per lo Stato, di utilizzare in maniera più efficace le risorse già oggi previste facendo arrivare in maniera più tempestiva gli aiuti alle famiglie» spiega Gualzetti. «Invece, nonostante, il parere favorevole di autorevoli voci istituzionali, come quella del commissario straordinario del governo per il coordinamento delle iniziative antiracket e antiusura, Giovanna Cagliostro, per ragioni che non riusciamo a comprendere, il provvedimento non è stato dichiarato ammissibile dalla Commissione che lo stava esaminando, per cui non entrerà nella Manovra finanziaria».

Secondo Gualzetti «si è persa una grande occasione per dare una risposta pronta a migliaia di famiglie che stanno attraversando un momento molto delicato».

«Chi si è impoverito durante la pandemia, oggi è costretto ad indebitarsi per pagare le bollette, le spese condominiali o l’affitto», ricorda il direttore della Caritas Ambrosiana che nell'ultimo anno è intervenuto diverse volte sul tema del sovraindebitamento di molte famiglie. «Non è difficile immaginare che queste persone, non potendo accedere al credito legale, si affidino a quello illegale gestito spesso dalla criminalità organizzata. Contro il diffondersi di questo fenomeno, che favorisce il radicamento delle mafie, le Caritas diocesane e le Fondazioni antiusura, per la loro presenza capillare nei territori, rappresentano un baluardo, perché spesso riescono ad intercettare le famiglie in difficoltà prima che cadano nelle mani di chi promette soldi facili senza troppe garanzie, salvo poi pretenderli indietro a tassi d’interesse esorbitanti con minacce e violenze. Ma per essere efficaci contro il welfare criminale che assoggetta le famiglie, abbiamo bisogno di strumenti più snelli e di fonti certe di finanziamento». Gli emendamenti proposti andavano in quella direzione, perché, consentivano di facilitare l’accesso al Fondo di prevenzione (articolo 15) e estendevano la platea dei beneficiari del Fondo di solidarietà (articolo 14) dalle imprese alle famiglie: due principi al centro del progetto di riforma della legge 108 del 1996 promosso dalla Consulta Nazionale Antiusura e sulla quale, in particolare, ha lavorato Antonella Sciarrone Alibrandi, prorettore della Università Cattolica.

«Benché sembrasse che vi fosse un ampio e trasversale consenso su questi provvedimenti, abbiamo appreso che con l’eccezione degli onorevoli che li avevano proposti nessun altro li ha appoggiati, mentre ne sono stati approvati molti altri che per la loro varietà e particolarità sembrano più il frutto di logiche clientelari che rispondere alle reali esigenze del Paese. Dobbiamo, quindi, constatare che purtroppo hanno prevalso altre priorità rispetto alla volontà di proteggere i più vulnerabili», conclude Gualzetti.

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