Welfare

Il sostegno a distanza ha la sua valutazione d’impatto

Presentate al ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali le prime linee guida per la valutazione d'impatto del SaD. Curatola (ForumSad): «Il SaD ha bisogno di essere raccontato non solo nella dimensione singola, di cambiamento che genera sulla vita di uno o più bambini, ma nel cambiamento che provoca a livello sociale. Anche in Italia. Uno strumento in più in mano alle associazioni»

di Sara De Carli

Qual è l’impatto del sostegno a distanza? Che cambiamento produce, per i beneficiari, per le comunità, per i sostenitori in Italia? La valutazione d’impatto sociale dei percorsi di Sostegno a Distanza adesso ha le sue linee guida (allegate in fondo all'articolo). Sono state presentate al ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e sono frutto di un percorso innovativo, coordinato dal Forum SaD, che ha visto all’opera uno specifico Comitato Scientifico composto da esperti del tema e mondo delle associazioni.

In Italia esistono già linee guida per la valutazione di progetti del Terzo Settore e anche linee guida per la valutazione dei progetti di cooperazione allo sviluppo. Mancavano invece delle linee guida specifiche per la valutazione del SaD, che pur avendo diverse caratteristiche in comune sia con progetti del Terzo settore sia con progetti di cooperazione allo sviluppo, ha tuttavia delle peculiarità che richiedono un approccio specifico. La redazione delle linee guida è avvenuta attraverso un dialogo costante con (e tra) le organizzazioni impegnate nel SaD. Vincenzo Curatola, storico presidente di ForumSad, ce le presenta.

Perché questo lavoro?

Perché il SaD ha bisogno di essere raccontato non solo nella sua dimensione singola, di cambiamento che genera sulla vita di una o più persone ma nel cambiamento che provoca a livello sociale. È complesso. Volevamo dare alle associazioni uno strumento per permettere loro di misurare i cambiamenti prodotti, raccontarli e poi portare queste evidenze là dove si parla di cooperazione. Nel comitato scientifico ci sono tre università, esperti di impatto e di SaD, ma anche associazioni perché non volevamo uno strumento esclusivamente accademico, ma qualcosa che nascesse dalla realtà di ciò che le associazioni stanno facendo, che tenesse conto delle difficoltà e delle aspettative che hanno verso questo strumento, che potesse adattarsi alle piccole come alle grandi realtà del nostro mondo associativo. Ci sono voluti due anni di lavoro: un percorso partecipativo con tempi lunghi ma necessari.

Parlare di valutazione di impatto ci porta fuori dalla logica della rendicontazione fatta solo per numero di beneficiari raggiunti o di SaD attivati. Cosa c’è nel perimetro dell’impatto del SaD?

Il cambiamento generato nella società attraverso questi progetti, che non hanno solo una dimensione quantitativa ma anche qualitativa. È noto che il SaD instaura relazioni che durano nel tempo, anche 10-15 anni, ben oltre i classici 18 mesi di un progetto. C’è uno scambio sociale e culturale tre le comunità coinvolte, che entra e viene misurato. Si esce dal racconto centrato in maniera preponderante sul cambiamento del singolo. Il bambino aiutato dieci anni fa oggi nella sua società ha un ruolo, ha cambiato le cose per sé e per la comunità in cui vive, nelle nostre associazioni ci sono tantissime storie di persone sostenute con un SaD che oggi hanno un ruolo rilevante nelle loro comunità. Ma noi stessi, come associazioni, non abbiamo mai raccontato finora questi aspetti. Anche la associazioni si sono fermate finora al lato individuale del progetto. E poi c’è il pezzo del cambiamento in Italia, perché anche i sostenitori crescono e cambiano e parlando del SaD modificano la società in Italia: anche questo pezzo di cambiamento viene valutato. Insomma, la misurazione è complessa per i molti aspetti quantitativi e qualitativi, per il fatto che su un tempo così lungo è ovvio che i cambiamenti non derivano solo dal SaD ma ci sono cambiamenti di contesto nel tempo. Lo strumento però c’è.

Dove si trovano le Linee guida?

Sul sito di ForumSad. Le stiamo diffondendo anche grazie al contributo di CSVnet che si è coinvolto con passione, anche rispetto alla necessità di fare formazione tra le associoazioni sul significato di queste linee guida e della valutazione d’impatto. Faremo delle presentazioni sui territori. Il ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali ci ha incitato ad andare avanti, sono le prime linee guida settoriali della riforma del Terzo settore, le porteremo al prossimo Consiglio nazionale del Terzo settore per includere nella riforma.

C’è già qualcuno che le sta usando?

Alla presentazione delle Linee guida è stata già annunciata la prima sperimentazione: un’associazione di Pisa, Bhalobasa sta avviando un progetto di SaD in Uganda e con l’Università di Roma Tre farà la prima valutazione d’impatto: è un lavoro che ovviamente può essere fatto solo quando c’è un nuovo progetto che parte. Altre associazioni hanno dato disponibilità.

Come sono oggi i numeri del SaD?

C’è una lacuna nei numeri, perché i dati che abbiamo risalgono a cinque anni fa, al censimento del non profit dell’Istat. Abbiamo evidenziato anche nelle Linee guida la necessità di avere dati più aggiornati. Sicuramente rispetto a cinque anni fa c’è un calo, per via della pandemia, delle difficoltà economiche, del non aver potuto andare per lunghi periodi nei paesi… per il SaD la relazione è fondamentale. Tuttavia penso di poter dire ancora che ci sono un milione di italiani coinvolti. Una realtà che sta crescendo che è quella del SaD in Italia, per contrastare la povertà minorile, ci sono ormai moltissime organizzazioni che lo propongono.

Foto Pexels

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