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Impresa sociale: a sorpresa un ddl governativo come piace alla Cdo
La versione di delega che andrà al Consiglio dei ministri non contiene più indicazioni sulla salvaguardia delle strutture di controllo e sulla partecipazione dei prestatori d'opera
Impresa sociale, punto e a capo. Dal tavolo interministeriale che si è svolto lunedì è uscita una nuova bozza di disegno di legge, con un orientamento completamente diverso rispetto a quello che era uscito dal confronto tra rappresentanti del Forum del Terzo Settori e tecnici del ministero del Welfare.
“Tutte le questioni che ci contrapponevano all’orientamento della Compagnia delle Opere sono state azzerate” si lascia scappare Edo Patriarca, che dichiara inaccettabile la nuova bozza. Il portavoce del Forum sottolinea di essere però ancora in attesa di una comunicazione ufficiale da parte del ministro Roberto Maroni.
La portata dei cambiamenti è tutta su due punti delicatissimi: la definizione delle strutture di controllo, che il Forum vorrebbe rigorosa e nella direzione di impedire qualunque tipo di controllo da parte di soggetti pubblici o società lucrative; la partecipazione nell’impresa anche di prestatori d’opera o destinatari dell’attività.
Il disegno di legge predisposto in queste ultime ore – e in fase di preparazione per una delle prossime riunioni del consiglio dei ministri – non contiene più alcun tipo di indicazione relativa a queste problematiche. Nei futuri decreti legislativi sull’impresa sociale il governo, pertanto, avrebbe le mani libere nella scelta di aprire le porte al controllo dell’impresa anche all’imprenditoria profit e ad enti pubblici.
La soluzione prospettata, ovviamente, piace alla Compagnia delle Opere, che per mesi ha reclamato una delega “leggera” e con pochi vincoli di principio. Di posizione nettamente contraria le rappresentanze del mondo della cooperazione sociale, che oggi tuonano dalle pagine di “Italia Oggi” e “Sole 24Ore”: Franco Marzocchi parla di “privatizzazione mercantile” dell’impresa sociale, con “possibili effetti distorsivi della concorrenza, che si verificherebbero se un’impresa profit mettesse in piedi un’impresa sociale in grado di utilizzare un regime fiscale di favore come quello previsto dalle Onlus per un utilizzo strumentale”. Delusa anche Costanza Fanelli, di Legacoop, secondo cui il governo “manda all’aria un lavoro di concertazione che durava da settimane. Adesso i pericoli di camuffamento aumentano”.
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