Cultura
Vera Jourova: «Bisogna colpire i finanziamenti dei produttori di fake news»
Nei momenti storici in cui cittadini e istituzioni sono più vulnerabili, spiega la vicepresidente della Commissione Europea, la disinformazione può diventare estremamente pericolosa. Con la pandemia è cresciuto il numero di notizie false legate a vaccini e cure, ma anche la diffusione di teorie complottistiche sull'origine del Covid-19, con un rischio concreto per la salute dei cittadini e la fiducia nel sistema
“Anche se capiamo che le fake news generano un grande traffico, catturano l’attenzione dei lettori e quindi attirano investimenti pubblicitari, è immorale fare soldi sulle bugie. Abbiamo bisogno della cooperazione delle piattaforme online, perché dobbiamo capire da dove arrivano le fake news”, afferma la vicepresidente per la Trasparenza Vera Jourova durante un’intervista a Vita.
Due anni fa l’Ue ha adottato un piano contro la disinformazione e ha creato un codice di buona condotta per le piattaforme online. Al codice, che per ora è solo su base volontaria, hanno finora aderito Facebook, Google, YouTube, Twitter, TikTok e Microsoft che stanno intraprendendo iniziative e condividendo le azioni con l’Ue contro le fake news . A dicembre la Commissione Ue ha poi presentato la proposta del Digital Services Act, al momento in discussione al Parlamento Ue, tra le misure previste si chiede di rendere obbligatorio il codice di condotta per la disinformazione.
“ Apprezzo il lavoro fatto fin qui dalle piattaforme, ma c’è bisogno di una migliore condivisione di dati con i ricercatori e i fact checker per migliorare l’efficacia” ha detto Jourova. La Commissione oltre che con le big tech sta lavorando anche con le società pubblicitarie: “Vogliamo che loro si rifiutino di pubblicizzare i propri prodotti su siti che sono pieni di fake news” ha detto Jourova.
Oltre infatti a individuare e cercare di frenare gli autori di notizie false, una questione fondamentale restano i mezzi di diffusione rapida dei contenuti falsi. “Si devono colpire i finanziamenti dei produttori di fake news” sostiene Jourova. Ma c’è anche una questione di reputazione su cui i giganti del web dovrebbero anche riflettere e responsabilizzarsi, secondo la commissaria.
“Devono capire che anche per loro è meglio mantenere una buona reputazione, non essere ritenuti come diffusori di contenuti illegali o fake news” insiste Jourova – Sul lungo termine potrebbero vedersi il loro business danneggiato altrimenti”. Nei momenti storici in cui cittadini e istituzioni sono più vulnerabili, la disinformazione può diventare estremamente pericolosa. Un recente esempio è sicuramente stato la pandemia. Nell’ultimo anno la task force Ue contro la disinformazione del Servizio di azione esterna Ue, EUvsDisinfo, ha registrato prima notizie false, diffuse soprattutto da siti pro-Cremlino, che negavano la gravità del coronavirus, che lo minimizzavano, che diffondevano finte cure. Poi c’è stata una campagna di diffusione di teorie di cospirazione che prendevano di mira l’Europa definita “incapace di reagire” alla crisi pandemica o che abbandonava Paesi fortemente colpiti come l’Italia o la Spagna “aiutati solo da Cina e Russia”. Le fake news sono passate poi a sostenere che il Covid-19 sia “un’invenzione creata in laboratorio dagli Usa” o da “Bill Gates o governi ombra” per andare al potere.
Infine, negli ultimi mesi i siti russi si sono concentrati su una massiccia campagna di disinformazione contro i vaccini prodotti e in circolazione in Occidente nel tentativo di esaltare il vaccino russo Sputnik.
“Il Covid è stato utilizzato per attaccare tutti i Paesi in modo simultaneo con una grande campagna di notizie false” spiega Jourova. Solo la scorsa settimana EUvsDisinfo ha registrato 69 casi di fake news. I siti di disinformazione cercano di minare la fiducia dei cittadini nei vaccini e compromettere la campagna di vaccinazione in Europa. I siti russi riportano costantemente e in diverse lingue per catturare audience in vari Paesi Ue affermazioni come “Pfizer può screditare silenziosamente i suoi rivali mentre nasconde i propri fallimenti”.
Ma quello che preoccupa è che gli autori di fake news tentano anche di conquistarsi credibilità appropriandosi di studi accademici di cui però ne capovolgono analisi i risultati. Cosa che è ad esempio avvenuta negli ultimi giorni con uno studio di Oxford, sostenendo “che dimostra che i vaccini Pfizer e Moderna causano 30 volte più casi di coaguli di sangue rispetto a quelli di AstraZeneca”, distorcendo però in modo sostanziale i risultati dell’analisi condotta realmente. Sempre nel tentativo di esaltare Sputnik V, i siti pro-Cremlino continuano a sostenere che il Brasile abbia rifiutato l’applicazione del vaccino russo “per ragioni politiche”, mentre secondo le informazioni di EUvsDisinfo le autorità sanitarie brasiliane hanno segnalato difetti nello sviluppo del prodotto in tutte le fasi degli studi clinici sul vaccino.
Infine, i siti di fake news concludono che Sputnik sia vittima di una vera e propria campagna “ben finanziata e organizzata”. In realtà, secondo i dati raccolti dall’Ue, per ora la campagna di disinformazione è piuttosto concentrata contro i vaccini sviluppati in Occidente. Se in questo ultimo anno la disinformazione si è concentrata sul coronavirus, in tempi normali i temi ricorrenti riguardano l’immigrazione, minoranze e ambiente. In particolare, la produzione e diffusione di massa di fake news si intensifica poco prima delle elezioni.
“Sono sicura che abbiamo avuto diverse elezioni in Europa i cui risultati sono stati influenzati da campagne di disinformazione” spiega Jourova – “Stiamo pensando a delle sanzioni per le interferenze straniere”. La produzione di notizie false sta infatti avvenendo sia all’interno dei confini Ue che da parte di attori esterni che hanno come target l’Europa “spesso per ragioni economiche, politiche o propagandistiche che arrivano dalla Russia e dalla Cina” conclude Jourova.
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