Volontariato
Uranio impoverito: i 5000 volontari italiani nei Balcani chiedono chiarezza
Sono 5.000 i volontari italiani che hanno trascorso almeno 3 settimane nei Balcani, in zone 'a rischio uranio impoverito'. Questa la stima dell'Ics (Italian Consortium of Solidarity)
di Redazione
Sono 5.000 i volontari italiani che hanno trascorso almeno 3 settimane nei Balcani, in zone ‘a rischio uranio impoverito’. Questa la stima dell’Ics (Italian Consortium of Solidarity), coordinamento che riunisce un centinaio di associazioni di volontari (fra cui Arci, Acli, Legambiente, Lila, Gruppo Abele) attive nell’ex Iugoslavia in questi anni. ”Siamo preoccupati, e non solo per noi – dice il presidente dell’Ics, Giulio Marcon – ma soprattutto per le popolazioni civili. In passato ci erano state dette parole di rassicurazione, ma il fatto che per la prima volta una commissione di ufficiali medici delle Forze Armate abbia riconosciuto il legame tra la malattia di un militare e le radiazioni da uranio impoverito, ripropone la necessita’ di un accertamento piu’ completo sulla questa vicenda”. ”Non sono disponibili dati ufficiali per i volontari e i civili che hanno prestato servizio in attivita’ umanitarie nelle stesse aree e nel medesimo periodo. Il governo italiano – sostiene Marcon – non ha mai avviato il censimento dei volontari, che era stato richiesto dalle organizzazioni umanitarie e pacifiste italiane”. Stesso discorso, dice, per monitorare eventuali effetti dell’uso di armi ad uranio impoverito sulla popolazione civile del Kosovo, della Bosnia e della Serbia. ”Da alcuni mesi il Parlamento ha approvato una legge per la partecipazione italiana alla ricostruzione dei paesi dell’Europa Sud Orientale, che stanzia fondi per interventi di monitoraggio ambientale nelle aree interessate. Ma – prosegue Marcon – non e’ stato fatto ancora niente di concreto”. L’Ics chiede, dunque, al governo di dare rapida attuazione agli impegni del Parlamento a favore delle popolazioni locali e in aiuto dei militari italiani e dei volontari coinvolti. ”Occorre fare chiarezza e a ricercare la verita’, senza alcuna reticenza, sull’uso dell’uranio impoverito nei Balcani”. Il coordinamento chiede, inoltre, di approvare una legge per la messa al bando dell’uso delle armi ‘disumane’ ad uranio impoverito, e il divieto della loro produzione, stoccaggio e transito sul territorio italiano.
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