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Save the Children, i morti nel Mediterraneo nel 2021 sono triplicati
«La notizia dell’ultimo naufragio ci lascia sgomenti. Quante persone devono ancora morire, prima che l’Europa e l’Italia capiscano quanto sia indispensabile un impegno diretto degli Stati membri e dell’Unione per l’attivazione di un sistema strutturato, coordinato ed efficace di ricerca e soccorso e per la definizione di canali d’ingresso sicuri», sottolineano dalla ong
di Redazione
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«La notizia dell’ultimo naufragio, che avrebbe tra le vittime anche dei bambini, ci lascia sgomenti. Non possiamo non chiederci quante persone ancora debbano sacrificare la propria vita, prima che l’Europa e l’Italia si rendano conto di quanto sia indispensabile e urgente un impegno diretto degli Stati membri e dell’Unione Europea per l’attivazione di un sistema strutturato, coordinato ed efficace di ricerca e soccorso e per la definizione di canali d’ingresso sicuri affinché cessi questa catastrofe. Il Mediterraneo centrale si conferma ancora una volta tra le rotte più pericolose al mondo e non ci si può limitare al cordoglio di fronte a questa ennesima tragedia», ha dichiarato Raffaela Milano, Direttrice dei Programmi Italia-Europa di Save the Children, commentando le notizie dei naufragi degli ultimi giorni.
Basti pensare che secondo i dati delle Nazioni Unite, nei primi sei mesi del 2021 il numero delle persone morte nel Mediterraneo Centrale è quasi triplicato rispetto all’anno precedente.
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«Non ci si può abituare a vedere morire uomini, donne e bambini in mare. Quei bambini, che continuano a perdere la vita in quella che ormai è diventata un’enorme fossa comune, meritano di poter vivere e crescere sicuri. E’ indispensabile una presa di posizione strutturata e coordinata delle istituzioni italiane ed europee che consenta da un lato l’attivazione di un sistema di ricerca e soccorso per salvare vite umane nel Mediterraneo, dall’altro la messa in campo di evacuazioni di emergenza e corridoi umanitari di accesso all’Unione Europea, con una particolare attenzione verso i più vulnerabili, tra i quali i minori soli», ha concluso Raffaela Milano.