Famiglia

Il piano da un miliardo per l’infanzia che nessun governo potrà smontare

Un piano che arriva fino al 2030, con quasi un miliardo di euro di risorse europee già stanziate. Cosa aspettarci concretamente dalla Child Guarantee? Nidi e mense scolastiche gratuiti, un livello essenziale delle prestazioni da garantire a tutti i bambini e ai loro genitori nei primi mille giorni, nuovi spazi di aggregazione per gli adolescenti e più attenzione alla salute mentale dei teenagers. Parla la coordinatrice italiana, Anna Maria Serafini

di Sara De Carli

Scuole dell’Infanzia e mense scolastiche gratuite, tempo pieno in tutto il Paese, 60 milioni di euro per nuovi Cag per gli adolescenti e un inedito Tavolo sulla salute mentale degli adolescenti, su cui non si può più far finta di nulla, un Lep sui primi mille giorni e un maggiore investimento sul post adozione. Un grande Piano nazionale che arriva fino al 2030, «con più di 710 milioni di euro, complessivamente sono quasi un miliardo di euro già stanziati per garantire l’accesso a servizi fondamentali per tutti i bambini e ragazzi a rischio di povertà o esclusione sociale», dice la coordinatrice italiana, Anna Maria Serafini. È la Child Guarantee, una misura europea approvata poco più di un anno fa, di cui ancora troppo poco si sa e si parla. Fra i 27 paesi membri, solo 14 hanno pubblicato il Piano di attuazione: l'Italia è fra questi. A coordinarne l'attuazione è una donna da sempre impegnata a portare l’infanzia nell’agenda della politica: Serafini è stata presidente della Commissione Bicamerale infanzia e prima firmataria di diverse proposte di legge sull’infanzia, in particolare quella sullo "Zerosei".

Cominciamo dal principio: qual è l’obiettivo della Child Guarantee e del Pangi-Piano di Azione Nazionale per la Garanzia Infanzia, che è il nostro piano nazionale per attuarla?

La Child Guarantee interviene su un punto molto importante, contrastare le diseguaglianze e lo svantaggio sociale di bambini e adolescenti. Ha un’incubazione lunga, visto che già nel 2014/15 ci fu una raccomandazione europea che chiedeva un provvedimento come la Child Guarantee: negli ultimissimi anni bisogna dire che l’Europa ha affrontato con molta decisione il tema dello svantaggio sociale e delle diseguaglianze, anche a fronte di dati relativi alla povertà minorile costantemente in crescita e inaccettabili. C’erano delle resistenze a intervenire, non nascondiamocelo: per questo è stato molto positivo l’aver realizzato una Child Guarantee pilota nei 7 paesi in cui la povertà minorile è più elevata, fra cui l’Italia.

Durante la Child Guarantee pilota è stata realizzata una indagine delle condizioni dell’infanzia e dell’adolescenza in Italia, pubblicata da pochissime settimane. Nel frattempo io sono stata chiamata dal ministro Andrea Orlando a cercare di capire come l'Italia poteva prepararsi, ho chiamato a raccolta tutte le forze del nostro paese che si occupano di infanzia e adolescenza e così quando la Child Guarantee è stata approvata c’era già un gruppo di lavoro istituito presso il Ministero del Lavoro e Politiche Sociali denominato "Politiche e interventi sociali in favore di minorenni in attuazione della Child Guarantee" che ha lavorato in armonia con l'Osservatorio Nazionale Infanzia e Adolescenza: questo ci ha avvantaggiato perché quando ci è stato chiesto di presentare il piano nazionale per l’attuazione della Child Guarantee in meno di un anno, noi siamo stati i primi a farlo, con Francia e Svezia. Prima dell’estate erano attese le osservazioni da parte dell’Unione Europea e non ci è stata richiesta alcuna modifica.

Il Piano italiano è disponibile in inglese sul sito dell’Unione Europea, ma non ha ancora una gran visibilità in Italia. Cosa possiamo dire dei suoi contenuti?

Lo renderemo pubblico nei prossimi giorni. È un piano robusto. Abbiamo creato quattro sottogruppi di lavoro, coinvolgendo complessivamente oltre 150 stakeholder per definire il piano lungo quattro assi: istruzione, sanità, politiche sociali e per la famiglia, governance. L’impianto della Child Guarantee dice che bisogna intervenire per contrastare lo svantaggio e le disuguaglianze sociali in questi ambiti, a partire dai soggetti più svantaggiati ma dice anche che bisogna prevenire il formarsi delle disuguaglianze: quindi chiede un'azione riparativa ma anche una preventiva. Parlare di azione preventiva porta subito al tema dell’universalità. Abbiamo fatto una discussione molto importante su questo e abbiamo concluso che sono necessari i Livelli essenziali delle prestazioni sociali per lo 0-18: non c’è stato nessuno degli stakeholder che non abbia sottolineato l'importanza di questo passo. La presa in carico dei primi mille giorni, per esempio, può diventare un livello essenziale importante, insieme a Pippi, perché sappiamo che uno dei punti in cui le disuguaglianze si formano è proprio quando le neomamme vengono lasciate sole.

Prevenzione o intervento riparativo? Abbiamo fatto una discussione molto importante su questo e abbiamo concluso che ormai sono necessari i Livelli essenziali delle prestazioni sociali per lo 0-18: non c’è stato nessuno degli stakeholder che non abbia sottolineato l'importanza di questo passo. La presa in carico dei primi mille giorni, per esempio, può diventare un livello essenziale importante. L’altro tema sono i nidi.


Il Pnrr punta molto sui nidi. La Child Guarantee?

Anche qui i nidi e i servizi educativi per la prima infanzia sono centrali, ricordando però che per investire sui nidi in modo adeguato bisogna definire la natura dei nidi: sono nati negli anni ‘60 soprattutto come ausilio alle donne lavoratrici e poi pian piano riconosciuti come servizio educativo nel 2017. Il nido ha molteplici funzioni, risponde a diritti diversi – compreso quello di favorire il lavoro femminile e la conciliazione famiglia/lavoro – ma il primo diritto è quello del bambino ad avere una attenzione educativa fin dalla prima infanzia. Gli studi infatti ci dicono che quello è l’investimento che più di tutti riduce le diseguaglianze: se vogliamo spezzare il ciclo della povertà dobbiamo intervenire su nidi. I nidi però devono avere anche una funzione di sostegno alla genitorialità, devono essere concepiti anche come “casa dei genitori", perché oggi i genitori non hanno quella rete familiare e sociale che ti insegna cosa significa essere genitore. Il Piano quindi prevede di arrivare al 2030 con i nidi riconosciuti come primo step del sistema educativo: non qualcosa di obbligatorio ma un diritto universale, per cui chiunque voglia avere accesso al nido deve poterlo avere. Questo significa avere più posti – tramite gestione pubblica e privata – e contemporaneamente avere costi sostenibili per le famiglie, fino alla gratuità. Ci arriveremo con step intermedi, agganciati all’Isee. Se vogliamo risolvere il tema dell'accessibilità per nidi e scuola dell’infanzia dobbiamo arrivare alla gratuità: si parte con determinate fasce Isee, ma si deve arrivare là. Lo stesso la scuola dell’infanzia, che deve essere gratuita, mensa compresa. C’è l’accordo di tutti su questo.

Nel Piano è previsto l'accesso gratuito alla mensa scolastica per tutte le bambine e i bambini con Isee inferiore a 9.500 euro già a partire dall’as 2022/23, quello che sta iniziando in questi giorni. Perché non se ne sa nulla? Parte davvero quest’anno?

Mi auguro di sì e non ho motivi per dubitarne, anche perché il ministero dell'Istruzione ha già fatto un fortissimo investimento in tal senso. La mensa è già stata ritenuta servizio pubblico, la nostra richiesta è ritenerla un livello essenziale delle prestazioni, la proposta che avanziamo è questa. Anche qui c’è accordo, sono scelte lungamente maturate. D'altronde la Child Guarantee su questo è esplicita: chiede che «ogni bambino abbia un pasto sano gratuito al giorno a scuola». Quindi è chiaro che si farà, estendendo anche il tempo pieno. La gratuità di nidi e scuole dell’infanzia da un lato e delle mense scolastiche dall’altro sono due priorità per prevenire lo svantaggio sociale. Forse sono anche i due punti che raccontano meglio l’incrocio tra intervento preventivo e riparativo. Se facessimo uno 0-6 universale e gratuito, un Lep per i primi mille giorni e la mensa scolastica gratuita per tutti fino alla fine della secondaria di I grado… avremmo già azioni molto importanti, che toccano la vita di milioni di famiglie.

La Child Guarantee su questo è esplicita: chiede che «ogni bambino abbia un pasto sano gratuito al giorno a scuola». Quindi è chiaro che si farà, estendendo anche il tempo pieno. La gratuità di nidi e scuole dell’infanzia da un lato e delle mense scolastiche dall’altro sono due priorità per prevenire lo svantaggio sociale. Forse sono anche i due punti che raccontano meglio l’incrocio tra intervento preventivo e riparativo.

Abbiamo parlato dei primi mille giorni, dei servizi educativi per la prima infanzia, delle mense scolastiche e del tempo pieno. Quali altre azioni salienti sono previste?

Un grande capitolo è quello del benessere psicologico dei bambini e degli adolescenti: nelle prossime settimane verrà istituito presso il ministero della Salute un tavolo sulla salute mentale negli adolescenti, che ad oggi non esiste mentre tutti sappiamo che è una vera urgenza dal momento che il disagio tra gli adolescenti raggiunge il 30%. È una delle cose che i ragazzi – che abbiamo coinvolto nell’elaborazione del Piano, tramite lo ​​Youth Advisory Board (YAB), hanno fatto un lavoro straordinario – hanno chiesto con maggior forza, sottolineando però che “non vogliamo essere curati ma aiutati”. È un’attenzione che la Child Guarantee non aveva, che caratterizza il piano italiano, e che è stata molto apprezzata in Europa. Un’altra novità è che nelle Case della Comunità ci sarà spazio per i giovani, con una riorganizzazione dei consultori, che dovranno implementare la parte di azioni e servizi rivolte agli adolescenti e ai giovani. Sempre per gli adolescenti nei PON del ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali sono già stati inseriti 60 milioni di euro per dei nuovi centri di aggregazione, che siano in collegamento con le scuole, anche per incidere su abbandono scolastico e Neet con politiche nuove. Anche questa attenzione all’adolescenza è un proprium dell’Italia. C’è in arrivo un decreto per indire un tavolo di lavoro per stendere le Linee guida per le politiche sugli adolescenti, che come paese non abbiamo: c’è solo la regione Emilia Romagna che ha una legge ad hoc dedicata agli adolescenti, che funziona molto bene. Un altro tema specifico dell’Italia e nuovo rispetto alle politiche già esistenti – parto dalle cose nuove, poi è naturale che abbiamo rafforzato anche politiche già in atto, per esempio quella in favore dei care leavers – è l'investimento sul post adozione: abbiamo messo come novità che la Child Guarantee deve occuparsi di politiche post affidamento e post adozione e scrivere delle Linee Guida che non ci sono.

Nelle prossime settimane verrà istituito presso il ministero della Salute un tavolo sulla salute mentale negli adolescenti, che ad oggi non esiste mentre tutti sappiamo che è una vera urgenza dal momento che il disagio tra gli adolescenti raggiunge il 30%. È una delle cose che i ragazzi ci chiedono con forza. E abbiamo messo 60 milioni per realizzare nuovi centri di aggregazione per gli adolescenti

Alcuni di questi temi li ritroviamo anche nei programmi per le elezioni del 25 settembre, ma poco spiegati. Tant'è che suonano come promesse troppo costose per essere credibili. Perché non si dice apertamente che sono decisioni già prese e che ci sono anche già le risorse – quasi un miliardo – per realizzarle?

Però sappiamo anche che la campagna elettorale si gioca nelle ultime due settimane, quindi mi aspetto che qualcosa cambi d’ora in avanti. Finora effettivamente la linea delle politiche sociali non è emersa nel dibattito. Il punto è che la Child Guarantee esprime una visione del welfare diversa dal passato. Noi finora abbiamo distribuito le risorse del welfare in primo luogo tramite deduzioni e poco con distribuzione diretta. Dentro la distribuzione diretta, poi, abbiamo prediletto il cash a scapito dei servizi. Abbiamo bisogno di fare l'opposto: più distribuzione diretta come l’assegno unico e lì dentro la parte del leone la devono fare i servizi. Il formarsi delle diseguaglianze di argina così. Con la Child Guarantee stiamo parlando di servizi. Lo Stato deve assumersi questa responsabilità, garantire i servizi e dare delle Linee guida per i livelli essenziali che essi devono fornire. Poi è chiaro che la gestione deve essere pubblica e privata, tutto lo Stato non può fare e non sarebbe nemmeno giusto.

Il cambio di governo inciderà sull’attuazione del Piano?

Mi auguro fortemente di no. Il Piano è approvato, con i suoi obiettivi, i suoi step e con quasi un miliardo di risorse già inserite nei Pon, che sono risorse europee e non si toccano. Peraltro, lo ripeto, tutti i passaggi sono stati fatti con una grandissima concordia: abbiamo speso molto tempo nella discussione perché il Piano fosse davvero comune e condiviso. Sarebbe veramente grave se il Piano non potesse attuarsi.

C’è già una cabina di regia o bisognerà attendere il nuovo Governo?

La cabina di regia è già formata. I quattro ministeri coinvolti hanno indicato i nomi, così come l’Anci e la Conferenza Stato Regioni. Manca solo la firma dei due ministri e poi ci sarà l’insediamento. La cabina di regia è fondamentale nella fase di redazione della legge di bilancio, non potevamo aspettare.

Photo by Jessica Wilson on Unsplash

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