Cultura

Caritas, in dieci anni raddoppiati i volontari

Nell'anno della pandemia «i volontari laici che hanno prestato servizio presso i servizi promossi e/o gestiti dalle Caritas sono stati oltre 93mila; a loro si aggiungono circa 1.300 volontari religiosi e 833 giovani in servizio civile. Nel corso di un decennio il numero è praticamente raddoppiato (nel 2010 erano circa 46mila)». Dialogo con don Francesco Soddu, direttore della Caritas italiana in occasione dei 50 anni dell'ente

di Redazione

Quando papa Paolo VI il 2 luglio 1971, giorno di nascita della Caritas italiana, indicò gli orizzonti dell’ente che sorgeva sulle ceneri della Poa (Pontificia opera di assistenza) parlò di mete pedagogiche e pastorali, non assistenziali. Insomma il volontariato come strumento di promozione umana e non stampella del welfare. Da quell’estate sono passati 50 anni. A dirigere la Caritas Italiana dal gennaio 2012 è il sardo don Francesco Soddu. Lo abbiamo intervistato e raccolto la sua adesione alla campagna per il riconoscimento del volontariato come patrimonio dell'umanità.

Una delle missioni della Caritas è la promozione del volontariato. Come è cambiato il profilo del volontariato della Caritas in questi 50 anni? E in particolare quale è stato l'impatto della pandemia su questo mondo?
Nel rapporto “Dentro il Welfare che cambia. 50 anni di Caritas, al servizio dei poveri e della Chiesa", che è in uscita, un capitolo riguarda proprio la promozione del volontariato e interventi di welfare. È una lettura dettagliata, grazie a tre rilevazioni ecclesiali nazionali: nel 1999, nel 2009 e nel 2020. Nel 2020, anno della pandemia, la rete Caritas ha supportato oltre 1,9 milioni di persone, molte delle quali “nuovi poveri”, persone che si sono rivolti al circuito Caritas per la prima volta. Ma si è estesa anche la rete del volontariato. I volontari laici che hanno prestato servizio presso i servizi promossi e/o gestiti dalle Caritas sono stati oltre 93mila; a loro si aggiungono circa 1.300 volontari religiosi e 833 giovani in servizio civile. Nel corso di un decennio il numero è praticamente raddoppiato (nel 2010 erano circa 46mila). Risulta stabile e molto elevata, inoltre, l’incidenza di servizi in cui opera il personale volontario, pari al 91,4% del totale (nel 1999 la percentuale era del 96,4%). La quota di strutture che opera solo grazie al volontariato si attesta al 68,2%. Alla luce di ciò non si può non riconoscere anche la potente azione educativa e animativa svolta dai servizi Caritas nelle comunità, in linea con quella che viene definita la “pedagogia dei fatti”.

Quali sono le specificità del "volontariato cattolico"? Ha senso oggi ragionare in termini di volontariato cattolico vs volontariato laico?
L’attività gratuita e volontaria è connaturale alla missione della Chiesa e il volontariato cattolico si distingue per motivazioni, finalità e stile. In particolare Caritas Italiana in 50 anni ha riservato costante attenzione alle molteplici espressioni del volontariato, a partire dal 1° Convegno nazionale nel 1975 “Volontariato e promozione umana”. È chiaro che il contesto culturale chiede alla comunità cristiana di interrogarsi su come attualizzare il messaggio evangelico, scontando delle derive come ad esempio la supplenza delle istituzioni pubbliche o l’assistenzialismo. È anche vero che in questo contesto sono nate forme diverse di associazioni che rispondono non solo alla logica del dono, ma a quella della professionalità e della stabilità con vero rapporto di lavoro. Ciò premesso va detto che le specificità non sono contrapposizioni, ma elementi di ricchezza. Per un cristiano, che ha fatto propri i valori del Concilio Vaticano II, la ricerca di ciò che unisce è il valore supremo e da lì si costruisce la città dell’uomo.

Quali sono i settori del volontariato che oggi attraggono maggiormente i giovani? è difficile coinvolgerli?
Sul piano generale si è indebolita una idea “militante” dell’azione volontaria, con una tendenza a forme di coinvolgimento più episodico. Questo rende necessaria una revisione degli spazi offerti ai volontari, vecchi o giovani che siano, da parte delle organizzazioni. Se si ascoltano le aspettative delle persone e non solo le esigenze delle organizzazioni, il coinvolgimento è sempre possibile, anche in ambito internazionale. Certo, in particolare il rapporto dei giovani con il volontariato appare più opportunistico e intermittente. Ma anche frenato dalla “burocrazia” dei servizi. Le Caritas dovrebbero rinnovare le proposte ai giovani, adeguandole ai tempi e scommettere di più sulla formazione. Va in questo senso il Protocollo d’Intesa triennale tra Caritas Italiana e Ministero dell’Istruzione “Educare alla pace, alla mondialità, al dialogo, alla legalità e alla corresponsabilità attraverso la valorizzazione del volontariato e della solidarietà sociale”.

Il volontariato è essere cittadini consapevoli: una simile scelta è già di per sé politica, nella logica dell’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà, previsti dalla nostra Costituzione

Ritiene che il volontariato debba avere un ruolo "politico" in termini di proposizione e di costruzione di policy o è meglio che dalla politica si tenga lontano per evitare di "compromettere" i suoi valori?
Il volontariato è essere cittadini consapevoli: una simile scelta è già di per sé politica, nella logica dell’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà, previsti dalla nostra Costituzione. È una scelta che è già “compromessa” nello spazio della costruzione del bene comune. I partiti aggregano un gruppo intorno a un programma da realizzare, cercano consenso, cioè voti, per avere il potere per realizzare il programma; il volontariato per la sua azione politica, tende ad aggregare più forze possibili, che possono essere di appartenenza politica e ideologica diverse, intorno a un problema per stimolare l'istituzione a risolverlo, a tutela dei più deboli. Non ha bisogno né di consenso né di potere, ma di idee forti, di proposte realizzabili, di unità per un'efficace azione.

Papa Francesco esorta al fare attenzione agli scandali della “doppia vita”, ossia a quelle contraddizioni che scaturiscono da una bontà esclusivamente di facciata e dall’intendere il volontariato come un’occasione di business. Come evitare questo rischio?
“Fa’ strada ai poveri senza farti strada” ricordava don Lorenzo Milani. Purtroppo quello del fare business sulla pelle dei poveri è un rischio sempre presente. Così come quello del carrierismo, del protagonismo, del presenzialismo, ma anche dell’attivismo sterile. Come evitarli? Tornando alla carità evangelica, autentica e disinteressata, recuperando il valore della gratuità, anche rispetto alla propria immagine, rispetto alla propria posizione sociale, rispetto alla propria posizione ecclesiale.

Come sta si sta preparando la Caritas ad entrare nella seconda metà di secolo che vi aspetta: quali iniziativa avere in agenda?
Il cammino futuro si inquadra nelle indicazioni che Papa Francesco ha dato nel suo discorso alla Chiesa italiana di 5 anni fa a Firenze, riproponendo con forza: «l’inclusione sociale dei poveri, che hanno un posto privilegiato nel popolo di Dio, e la capacità di incontro e di dialogo per favorire l’amicizia sociale…, cercando il bene comune». Il Papa ha indicato anche uno strumento per attuare oggi il Concilio in questo vero e proprio cambio di epoca: il sinodo della Chiesa italiana. Caritas, in fedeltà al suo mandato e alle sue origini, è chiamata a dare il suo contributo nell'approfondimento di questo “cammino sinodale”, per decodificare “i segni dei tempi”, capire quanto il Signore ci sta comunicando, e avviare processi generativi per il futuro.

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