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Mozambico, suor Maria De Coppi vittima di un orrore quotidiano

Suor Maria De Coppi, comboniana, 83 anni, è stata uccisa durante un attacco terroristico nel nord del Paese. «Da quando nel 2017 è iniziato il conflitto», racconta Miriam Ruscio, Regional Programs Coordinator di Fondazione Avsi, «la situazione si è aggravata divenendo sempre più instabile e incerta, dallo scorso giugno gli attentati a scuole, presidi medici, comunità e interi villaggi sono sempre più frequenti. Ad oggi sono 950mila gli sfollati interni costretti a fuggire dalle loro case»

di Anna Spena

Suor Maria De Coppi, missionaria comboniana, è stata uccisa in un attacco terroristico nel nord del Mozambico. De Coppi, 83 anni, viveva nel Paese da 59 anni, aveva acquisito la cittadinanza mozambicana e prestato servizio in varie missioni della provincia di Nampula. La scorsa notte a Chipene, distretto di Memba, sarebbero state incendiate una scuola elementare e diverse abitazioni, una chiesa cattolica e uccisi alcuni residenti, tra cui la missionaria italiana.
Secondo la Bbc l’attacco è stato rivendicato dall’Isis, l’organizzazione jihadista avrebbe pubblicato la rivendicazione su alcuni suoi account sull’app di messaggistica Telegram a nome della Provincia dello Stato Islamico nell’Africa Centrale.

«Lavoriamo in Mozambico dal 2010», dice Miriam Ruscio, Regional Programs Coordinator di Fondazione Avsi, «da quando nel 2017 è iniziata un’insurrezione armata guidata da gruppi armati non governativi il nord del Paese è piombato nel caos». Quattro le province più colpite: Cabo Delgado (2.3 milioni di abitanti), Nampula (750mila abitanti), Zambesi (5 milioni di abitanti) e Niassa (1.8 milioni di abitanti).

«I gruppi armati non governativi», continua, «attaccano i civili, bruciano scuole, presidi medici, interi villaggi. I gruppi attaccano i villaggi e poi li abbandonano, l’obiettivo è creare un clima di terrore e instabilità. La popolazione è costretta ad abbandonare le proprie case, e il numero degli sfollati interni è salito a 950mila. Le ragioni del conflitto sono complesse, quello che è certo è che il nord del Paese è un’area ricchissima di giacimenti minerari».

«Avsi», si legge in un post pubblicato su Facebook dalla Fondazione, esprime il suo cordoglio per la morte di Suor Maria De Coppi e la sua vicinanza alla comunità di #comboniane di #Chipene alla quale apparteneva. La sua testimonianza di dedizione totale resta un modello per noi. La violenza non fermerà i nostri progetti in Mozambico. Il sacrificio di chi ha lavorato una vita intera accanto agli ultimi ci spinge a continuare con ancor più determinazione nel nostro impegno per lo sviluppo di tutti».

E infatti lavorare in Mozambico diventa sempre più complesso: «Il numero dei gruppi armati attivi è sconosciuto, l’ipotesi più probabile è che sia un unico gruppo che si sposta di volta in volta. Ormai viviamo in uno stato di allerta continuo. E i bisogni della popolazione, sfollata e non, continuano a crescere».

La fondazione lavora in tutto il Paese, ma l’80% dei progetti sono concentrati al Nord. Sono 40 le iniziative attive nel paese è 158 lo staff, soprattutto locale, impiegato. «I progetti», spiega Ruscio, «sono vari con un approccio multisettoriale: educazione, acqua e igiene, protezione dell’infanzia, distribuzione di beni di prima necessità come cibo. Forniamo anche costruzioni di emergenza, case provvisorie, nei campi profughi e identifichiamo i casi più vulnerabili per garantire un appoggio psicosociale».

Credit Foto: Mozambico,Alberto Maretti per Fondazione AVSI

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