Formazione
Scuola, ogni anno 100mila abbandoni: basta far finta di niente
All'avvio del nuovo anno scolastico, VITA dedica la copertina alla dispersione scolastica, che ha numeri clamorosi e troppo spesso silenziati. Un'inchiesta di denuncia, che racconta però anche i tanti docenti che si sono messi "in uscita", per andare a riprendere uno per uno questi ragazzi o per non perderli. Perché una cosa è certa: questa sfida, la scuola, la vince solo se si apre. Scaricabile online da Vita.it e in distribuzione dal fine settimana
Ogni anno in Italia 100mila ragazzi abbandonano la scuola. Un dato clamoroso, che però ha smesso di fare clamore. Mentre la scuola ricomincia, Vita accende un faro su questi ragazzi: quelli che a scuola quest’anno non ci torneranno e quelli che ci andranno sapendo già che non sarà un'avventura appassionante ma una sofferenza: «per me a scuola è come andare dal dentista», dice per esempio Gioia, che fa la quarta secondaria di secondo grado a Portici. “Riportiamoli in classe” è il titolo che abbiamo voluto per questo nuovo numero, scaricabile da oggi dallo store di Vita.it e in distribuzione da venerdì: perché vogliamo sì denunciare un grande malessere ma soprattutto vogliamo metterci in uscita, con la postura attiva di chi questi ragazzi vuole incontrarli e andare a prenderli, uno per uno. Ci sono tanti professori e maestri che già lo fanno, con storie potenti e commoventi. E ci sono tante organizzazioni sui territori che si sono già messe accanto alla scuola, al servizio dei ragazzi, per realizzare una scuola differente. Un dinamismo vitale, che si respira fin dalla bellissima illustrazione di copertina di Gio Pastori.
Nel primo capitolo, l’inchiesta curata da Sara De Carli, ricostruisce i “tasselli” della dispersione scolastica. Perché il dato di per sé impressionante dei 100mila abbandoni annui è purtroppo soltanto un pezzo del puzzle. Ci sono poi i ragazzi che a scuola sono iscritti, ma non ci vanno mai: secondo i dati inediti del Ministero dell’Istruzione, a giugno 2022 ben il 3,1% degli studenti delle scuole secondarie di secondo grado non è stato ammesso agli scrutini perché ha fatto talmente tante assenze che il loro anno scolastico non era valido. Poi ci sono quelli che arrivano alla fine del percorso scolastico, tredici anni sui banchi, con competenze equivalenti a quelle della terza media: sono i ragazzi che l’Invalsi definisce in “dispersione implicita” e sono il 9,7% degli studenti di quinta. A valle, i giovani fra i 18 e i 24 anni che hanno lasciato la scuola prima del diploma, accontentandosi della terza media, in Italia sono il 13,1%: circa 543mila persone. L’etichetta ufficiale della “dispersione scolastica” conta solo loro, a bocce ferme, lasciando nel buio gli altri dati e tutto il processo.
Quali sono le cause? Quali le strade per cambiare rotta? Come deve cambiare la scuola? Per rispondere a queste ed altre domande abbiamo coinvolto i professori Federico Batini (Università degli Studi di Perugia), Elisabetta Nigris (Università Bicocca di Milano) e Pierpaolo Triani (Università Cattolica di Piacenza); il presidente di Invalsi Roberto Ricci; docenti come Beppe Bagni, presidente del Cidi e dirigenti come Maurizio Parodi; operatori sul campo come Paolo Larghi (cooperativa sociale La Strada), Franco Taverna (Fondazione Exodus), Francesco Mollace (Forum del Terzo settore della Calabria), osservatori acuti come Marco Rossi Doria, presidente dell’impresa sociale Con i Bambini e Ludovico Albert (fino a marzo presidente della Fondazione per la Scuola, che ci ha raccontato com'è cambiato in trent'anni il progetto "Provaci ancora,Sam!"). Ma soprattutto abbiamo chiesto ai ragazzi cos’è che non va nella scuola, al punto da abbandonarla (o da essere tentati di farlo): hanno risposto Christian (14 anni), Giorgio (14 anni) e Luigi (15 anni).
E la politica, come si è attivata? La novità di questi mesi è che il Pnrr stanzia 1,5 miliardi per il contrasto della dispersione scolastica e il superamento dei divari territoriali: un’occasione da non sprecare per dare risposte strutturali. Il ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, ripercorre l’impegno di questi anni per una scuola «più affettuosa, che dice un’idea di comunità fondata sulla solidarietà e sul rispetto dei diritti, che non lascia indietro nessuno»: dal Piano Scuola Estate al Pnrr. A fine luglio infatti 500 milioni di euro sono già stati distribuiti dal Ministero alle scuole, secondo criteri che non hanno convinto granché gli esperti che lo stesso Ministero aveva chiamato e che avevano indicato come strada maestra per vincere la dispersione scolastica quella delle comunità educanti. Giampaolo Cerri fa il punto sulla distribuzione delle risorse e sull’ingaggio dei territori in questa partita, con le voci dei dirigenti (Antonio Giannelli, presidente di Anp), del Terzo settore (con Vanessa Pallucchi, portavoce del Forum del Terzo settore) e delle imprese (con Alberto Brugnoli, vicepresidente di Confindustria). In vista del 25 settembre, infine, abbiamo analizzato le proposte sulla scuola dei principali partiti o coalizioni.
Il secondo capitolo racconta gli school makers. La scuola non può essere lasciata sola a giocare la partita per prevenire la dispersione scolastica e per riportare a scuola quelli che la scuola ha perso. Non è solo che servono professionalità differenti per agire su leve differenti, è proprio che è anti-storico e inefficiente pensare di consegnare in via esclusiva alla scuola, ai suoi spazi e ai suoi tempi la responsabilità di un servizio pubblico così prezioso. Le innovazioni e le intuizioni sperimentate sui territori nella sinergia tra scuola e soggetti sociali hanno dimostrato di essere in grado di riportare in carreggiata tanti ragazzi, trovando la strada giusta per ciascuno.
Un grande affresco di cinquanta esperienze, articolate su otto leve strategiche: le scuole della seconda opportunità, sport e arti, la personalizzazione dei percorsi e il ruolo dei tutor, un nuovo orientamento, i patti territoriali, la motivazione e la partecipazione dei ragazzi, il lavoro con la famiglia, l’attenzione alle fragilità. Tre ragazzi, anche qui, ci confidano cosa li ha convinti a tornare a scuola: sono Chiarastella (20 anni), Mikael (17 anni) e Ernest (17 anni). Chiarastella farà la maestra «e non avrò mai gli occhi spenti, io», promette.
Nel terzo capitolo la parola passa agli insegnanti. Cinque “maestri in uscita” si raccontano, tra le difficoltà quotidiane, le incomprensioni dei colleghi, gli insuccessi, mettono in luce il perché ogni mattina scelgono di stare in classe in un modo diverso, qual è il segreto per “conquistare” i ragazzi più distanti, cos’è che li muove. Sono Paolo Limonta (Milano), Giuseppe Bucca (Milazzo), Angela Germana Fabbrica (Orte), Anna Cafiero (Napoli), Marta Sansonetti (Nemi), Fabio Rocco (Padova) e Riccardo Gay (Saluzzo). Perché la scuola da sola non può vincere la battaglia contro la dispersione scolastica, ma nessuno può farlo senza la scuola, nessuno può farlo senza di loro, senza gli insegnanti.
Guardare ai grandi maestri del presente e del passato, può aiutarci: “Maestre e maestri d’Italia” è la nuova serie di podcast firmata da Alessandro Banfi per Vita.it, realizzata da Chora Media con il sostegno di Fondazione Cariplo che ci aiuterà a riscoprire don Milani e Maria Montessori ma anche maestri innovatori di oggi come Rachele Furfaro e Alex Corlazzoli. Alessandro Banfi firma un gustoso assaggio di una serie che sarà online dal 5 ottobre, per otto settimane.
#riportiamoliinclasse
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