Cultura

La notte folgorante di Chuck Weiss

Recensione del nuovo cd di Chuck Weiss, prodotto dopo 18 anni di silenzio

di Walter Gatti

Los Angeles è Hollywood, è Sunset Boulevard, è Beverly Hills e Venice Beach. Ma L.A. sono anche le decine di bar fumosi e sporchi da cui sono emersi i racconti e i romanzi di Charles Bukovsky, le ballate di Tom Waits, i gialli di James Ellroy. Tra bettole dall?insegna equivoca e locali di striptease si era perso per quasi vent?anni Chuck Weiss, prima batterista blues, poi compagno di sbronze e di canzoni proprio del già citato Tom Waits e della sua compagna, Rickie Lee Jones. Ora, dopo ben 18 anni di silenzio, Weiss è tornato: prima con un disco uscito nel 1999, Extremely cool, poi con il nuovo cd, Old souls and wolf tickets (Ryko), un gioiello di sonorità jazz-blues in un oceano di swing oscuro ed erotizzante. Difficile paragonarlo, mister Weiss, se non ricordando che il suo animo è di blues nero e di ballata romantica, e che la sua musica è ispirata nel cantare storie di looser e di dreamers. Certo risulta un po? strano inoltrarsi in un disco di un musicista cinquantenne come fosse un esordiente qualsiasi, ma fare la sua conoscenza riserva le stesse sorprese, gli stessi squarci poetici e gli stessi brividi che solitamente offrono quei grandi scrittori che giungono a pubblicare il capolavoro solo in tarda età. La sua è una visione della notte unica, meditabonda e peccaminosamente attraente. Doti che iscrivono Chuck alla famiglia dei notturni imperdibili, come Waits, Nick Cave, Leonard Cohen, Van Morrison e il giovane Jeff Buckley.


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