Non profit

La nostra inviata a Capo Passero

Una lettrice ci scrive dalla Sicilia raccontandoci la commovente storia di un barbone adottato da una famiglia

di Riccardo Bonacina

Cari amici di Vita, sono un?assistente sociale e soprattutto vostra assidua lettrice. Settimana dopo settimana vado in edicola a prendere la copia che il mio edicolante mi mette da parte. Vi mando questa email da Portopalo di Capo Passero (in provincia di Siracusa), il paese più a sud della Sicilia. Lo scorso 19 gennaio sul quotidiano La Sicilia è stato pubblicato un articolo che racconta la storia di Giulio Venturoli, nostro compaesano. Ho subito pensato che era una storia da raccontare a voi, perciò ve la invio così come l?ha raccontata il vostro collega Sergio Taccone. Grazie per la vostra presenza nel panorama editoriale italiano: siete unici e continuerò a seguirvi con grande attenzione. Saluti. Natalina Marina Portopalo Cara Natalina, in effetti, la storia che ci invi è proprio una bella storia e siamo orgogliosi del fatto che hai subito pensato a Vita come giornale ?giusto? per raccontarla. Spesso i nostri lettori sono i nostri primi alleati e inviati nel territorio. La storia di Giulio Venturoli è la storia di un ?barbone? in una grande città del nord ?adottato? da Carmen di Portopalo. Carmen lo aveva conosciuto quasi per caso durante una vista ad amici di Torino. «Furono loro a raccontarmi la sua storia», racconta Carmen a Taccone, «una vita contrassegnata dalla povertà assoluta. Giulio aveva bisogno di tutto. Non aveva conosciuto neppure i genitori». L?esistenza del Giulio clochard finì quando Carmen lo invitò a Portopalo nell?estremo lembo della Sicilia dove gestiva un ristorante. Giulio rinacque, divenne un membro della casa a tutti gli effetti sino alla sua scomparsa una settimana fa. Solo allora Carmen ha resa pubblica la sua storia. Perché? La risposta di Natalina e del collega Taccone ci pare adeguata: «Visto i tempi che viviamo così esposti all?indifferenza e all?egoismo, semplicemente è una storia che meritava di essere raccontata». Vero, è la storia di un gesto semplice, l?invito a venire a casa nostra. Ne siamo ancora capaci?


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