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Sbarchi, la realtà e la propaganda

A dispetto dell'emergenza sbarchi strillata in campagna elettorale, il numero degli arrivi in Italia al 31 agosto è di 57.168 migranti, nello stesso periodo in tempi di pre-pandemia erano il doppio. Nel 2016 furono 115.068, nel 2017 erano 99.135. Dopo memorandum Italia-Libia e lo scenario, indipendentemente dal colore dei governi, è cambiato. Tra morti e dispersi in mare, uomini, donne e bambini rispediti nei lager e pescatori minacciati con le armi dal "fuoco amico"

di Alessandro Puglia

Il tema dell’immigrazione è tornato prepotentemente nella campagna politica dei due leader del centrodestra in vista delle elezioni del 25 settembre. Se la leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, continua a invocare il “blocco navale”, per il leader della Lega, Matteo Salvini, basterebbe invece rispolverare i suoi decreti sicurezza che erano stati già bocciati nel 2019 e nel 2021 dalla Corte di giustizia dell’Unione Europea.

L’emergenza sbarchi tanto richiamata in questa campagna elettorale da Salvini e Meloni non corrisponde però ai numeri degli arrivi degli ultimi anni. Secondo il cruscotto statistico giornaliero del ministero dell’Interno al 31 agosto 2022 sono 57.168 i migranti sbarcati in Italia, ma se andiamo a confrontare il numero di arrivi nello stesso periodo con gli anni pre-pandemia vediamo, ad esempio, che nel 2017 erano 99.135, nel 2016 115.068, quasi più del doppio del numero degli arrivi attuali.

In piena pandemia, al 31 agosto 2020, il numero degli arrivi era dimezzato, ma principalmente per ragioni sanitarie: 19.340, mentre negli anni in cui ministro dell’Interno era Matteo Salvini il numero degli sbarchi aveva toccato i minimi storici, al 31 agosto del 2019 erano 5089; 20.077 nel 2018. Numeri inferiori rispetto a quelli attuali, ma a che prezzo?

A febbraio del 2017, sotto il governo Gentiloni, l’allora capo del Viminale, Marco Minniti aveva battezzato la firma del memorandum tra Italia e Libia. Il suo successore, Matteo Salvini, ne prese atto continuando “a fare quanto di buono era stato già fatto”, come lui stesso dichiarava. E così tra addestramenti militari, navi donate dall’Italia e una zona di ricerca e soccorso creata ad hoc, la guardia costiera libica ha acquisito pian piano il suo ruolo da protagonista nel Mediterraneo centrale.

Al 31 agosto di quest’anno – secondo i dati forniti dall’osservatorio dell’Organizzazione mondiale per le migrazioni presente in Libia – sono già 14.157 i migranti intercettati e rispediti in quello che il diritto internazionale ha definito più volte “luogo non sicuro”, nei centri di detenzione dove i migranti dopo essere stati “catturati” in mare fanno ritorno. È qui, in quelli che Papa Francesco ha definito “lager libici” che i migranti vengono sottoposti a trattamenti inumani e alle più orribili torture come ormai ampiamente documentato dai media e dalle organizzazioni non governative. Ma i numeri dei migranti intercettati in mare e riportati nei luoghi di partenza non balzano spesso agli occhi delle cronache. Solo l’anno scorso, nel 2021 (con il governo Conte), il numero dei migranti rispediti in Libia è stato di 32.425, mai così tanti dalla firma del memorandum Italia-Libia.

Inoltre, capita ormai di frequente, che da qualche motovedetta della guardia costiera libica o appartenente a qualche milizia vicina al generale Haftar partano raffiche di mitra contro i pescherecci siciliani, come accaduto l’anno scorso all’Aliseo di Mazara del Vallo o a giugno di quest’anno alle due imbarcazioni di Aci Trezza, Salvatore Mercurio e Umberto I. Eppure, secondo quanto dichiarato dalla leader di Fratelli d’Italia un eventuale “blocco navale” non sarebbe per lei un atto di guerra perché “in accordo con le autorità libiche”.

Nel buco nero del Mediterraneo si contano già quest’anno 1200 tra morti e dispersi come riportato dall’Alto commissariato delle Nazioni Unite. Ma i migranti morti in mare, quelli rispediti in Libia o gli spari nei confronti dei pescatori italiani non vengono mai citati in nessun comizio elettorale.

Nella foto di apertura, migranti raccolti in mare e sbarcati a Roccella Jonica, in Calabria, dove opera la Croce Rossa Italiana.

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