Welfare

Botswana: 50mila boscimani a rischio genocidio

Il governo taglia l'acqua alla riserva del Kalahari dove vivono gli ultimi discendenti del popoli di cacciatori. Coltivatori bantù e bianchi vogliono le lor terre ma soprattutto i diamanti e l'urani

di Giampaolo Cerri

È iniziata la caccia ai Boscimani. L’allarme arriva dall’ong Survival International di Londra che denuncia la decisione del governo del Botswana di tagliare l’acqua alla riserve boscimane del Kalahari. Una decisione che rischierebbe di far sparire definitivamente questo popolo di cacciatori che occupa questa terra da 20mila anni e che da 15 è nel mirino del governo. “Il piano del governo per annientare i boscimani”, titolava infatti ieri il quotidiano The Reporter. La decisione di sospendere ogni servizio di assistenza alla riserva, acqua e cure sanitarie comprese, sembra davvero preludere a una soluzione finale contro l’antica tribù. Survival International è in contatto quotidiano con “First People of the Kalahari”, l’associazione boscimana che lotta per la difesa dei diritti di questa etnia. La decisione di bloccare l’approvvigionamento idrico giunge dopo un’escalation militare per cacciare i Boscimani dalla riserva creata per loro dagli inglesi negli anni 60, per proteggerli dagli agricoltori bianchi ma anche bantù interessati alle loro terre. Negli anni 90 la svolta: il governo vuole recuperare i territori del Kalahari e comincia a perseguitare i leader boscimani, espellendoli o imprigionandoli. Si tratta di 50mila persone che fanno parte dei 100mila sopravissuti alla drammatica stagione della colonizzazione bianca. La riserva del Kalahari d’altra parte è ricca di diamanti, uranio ed è meta turistica ambita.«Quello che si sta perpetuando in Botswana», dice il direttore di Survival, Stephen Corry, «è un crimine contro l’umanità» Mercoledì 13, nelle più importanti a Londra e a Parigi, esuli boscimani e ong manifesteranno contro la persecuzione.


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