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A Villa Polara, nella Val di Noto, per aprire il cuore al fratello migrante

Da Villa Polara alla Casa Don Puglisi per donne italiane e straniere che qui trovano il dolce della vita, un po’ come il cioccolato di Modica che qui viene prodotto nel laboratorio intitolato al prete siciliano ucciso dalla mafia. Il viaggio all’interno dei percorsi “mediterranei” della Fondazione di Comunità Val Di Noto per scoprire l’altro e un mondo fatto di relazioni

di Alessandro Puglia

In una villa dove all’ingresso si estende un lungo viale circondato da fiori e chiome di carrubi in lontananza, nel cuore della campagna di Modica, perla del barocco siciliano, delle poesie che raccontano il dramma del Mediterraneo e le atrocità delle prigioni in Libia accolgono il visitatore, non un semplice turista, ma un pellegrino alla ricerca dei luoghi dell’anima. Quei versi appartengono a Tesfalidet Tesfom, conosciuto come Segen, il ragazzo eritreo che pesava appena venti chili morto all’ospedale di Modica il giorno dopo il suo sbarco a Pozzallo il 12 marzo 2018. Quei testi pubblicati per la prima volta da Vita sono stampati in due grandi teli all’ingresso di Villa Polara, donata nel 1984 dalla signora Amalia Polara alle Monache Benedettine e oggi luogo di accoglienza per il turista che vuole vivere più che un’esperienza, un tempo, quello del turismo conviviale che la Fondazione di Comunità Val di Noto porta avanti nel suo territorio: da Modica, passando per Noto fino a Siracusa.

Ad accogliere il visitatore sono anche le eccellenze culinarie realizzate attraverso i percorsi che la Fondazione Val Di Noto porta avanti da anni, in questo caso si tratta delle paste di mandorla e del cioccolato modicano della Casa Don Puglisi, situata in un palazzo del tardo barocco dove trovano accoglienza donne, italiane e straniere, con i loro bambini, qui impegnate nel prendersi cura di una casa comune e inserite in un contesto lavorativo proprio all’interno del laboratorio dolciario che porta il nome del prete siciliano ucciso dalla mafia.

Al momento Casa Don Puglisi ospita 14 donne e 14 bambini e una parte di loro è stata già accompagnata in mini appartamenti dove vengono seguite quotidianamente con i loro bimbi dagli operatori della Casa in virtù di un patto educativo. Accanto alla casa che accoglie ci sono i due laboratori, quello dolciario che a Modica esiste da 20 anni e la focacceria. «Il cioccolato è per noi un po’ la metafora della vita, con la pasta amara e lo zucchero, segno che anche per queste nostre mamme c’è una via che conduce alla speranza e alla ripartenza», spiega Maurilio Assenza, vice presidente della Fondazione di Comunità Val Di Noto e direttore di Casa Don Puglisi. È qui nel laboratorio dolciario che il turista potrà fare l’esperienza del cioccolato, assistendo ad ogni singola fase della lavorazione di quel dolce così antico che apparteneva alla civiltà Azteca e per cui Modica è conosciuta in tutto il mondo. Accanto ai laboratori ci sono poi gli store dove è possibile acquistare i prodotti realizzati proprio dalle mamme di Casa Don Puglisi. A Modica nel negozio “Solidarietà che nutre” e a Noto.

Sostare a Villa Polara significa rallentare la vita, intrecciare relazioni ed esperienze. È proprio Maurilio ad accompagnarci nell’area dell’ex foro boario dove si trova il cantiere educativo Crisci Ranni. Qui la Fondazione Val Di Noto è impegnata nell’accompagnamento scolastico di tanti ragazzini italiani e immigrati che sono stati seguiti anche durante la pandemia Covid-19 a distanza. Il cantiere educativo si fa erede del rito radicato nella tradizione “Crisci ranni”. Un momento unico che si svolge in piazza Matteotti il primo Sabato dopo Pasqua. Qui i genitori alzano letteralmente verso il cielo i loro bimbi al grido di “Crisci ranni”, che significa “Cresci grande”. Viene spontaneo ripetere questo gesto in casa: “È questa la forza del rito, non appena viene raccontato viene voglia di farlo. Crisci ranni è quell’imperativo di far conoscere ai nostri figli una vita bella” aggiunge Assenza.

Il nostro percorso nella Val Di Noto continua tra i muri a secco caratteristici della zona, sono pietre bianche levigate dal tempo, di quel bianco che caratterizza l’operosità dei siciliani, poggiate una sull’altra. Indicano percorsi di un tempo, strade come quelle percorse da tanti emigrati siciliani e raffigurate magistralmente in un film come Kaos dei Fratelli Taviani.

Attraversiamo la provincia di Ragusa per arrivare a Pachino, nel Siracusano. Qui, ma anche ad Ispica incontriamo gli operatori del progetto “Presidio” per tutelare i braccianti nell’agricoltura. Qui la Caritas, dà infatti assistenza legale a chi decide di denunciare condizioni di sfruttamento e di caporalato per poi offrire supporto lavorativo e abitativo, oltre alla scuola di italiano.

Rientrando a Villa Polara, tra Pozzallo e Modica, lo stesso percorso fatto da Segen in quel solo giorno che l’avrebbe dovuto accogliere, passiamo per la spiaggia di Sampieri. Qui in questa sabbia sottilissima il 30 settembre del 2013 morirono 13 migranti. Le immagini dei loro corpi allineati precedevano il grande naufragio del 3 ottobre a Lampedusa. «Quel giorno la gente di Scicli fece il possibile, sia per dare immediato soccorso, sia dopo realizzando dei drappi belli per avvolgere i loro corpi. Ricordo una donna che diceva: sono figli di Mamma».

Ecco perché Villa Polara è uno sguardo a quel pensiero sul Mediterraneo che in questa parte di terra coniuga l’essenza di questa terra stessa. Luogo di arrivo, ma anche di ripartenza. «Abbiamo una comunità missionaria intergregazionale con rappresentati delle 14 congregazioni italiane che conoscono bene l’Africa e si sanno dunque rapportare al migrante che è visto come un amico, un portatore di sogni», conclude Maurilio Assenza.

«Perché non chiedi notizie di me? Non siamo forse fratelli?», si chiedeva Segen in quelle poesie che continuano ad essere il testamento del nostro tempo, oggi collocate all’ingresso in questa villa spersa nel paesaggio siciliano diventata luogo delle relazioni.

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