Welfare

Ruanda: prete accusato di genocidio si presenta alla Corte

Don Athanase Seromba Sumba Bura spiega la sua decisione di presentarsi spontaneamente al tribunale penale internazionale per il Rwanda

di Redazione

“Dopo essere venuto a conoscenza dell’atto di accusa che pesava su di me, sono voluto andare personalmente ad Arusha per rispondere a tutte le accuse portate contro di me”. Con queste parole don Athanase Seromba Sumba Bura spiega la sua decisione di presentarsi spontaneamente al tribunale penale internazionale per il Rwanda. Lo fa in una lettera inviata all’arcivescovo di Firenze, Ennio Antonelli. Nella lettera, il sacerdote racconta lo stato d’animo con cui è arrivato a questa sofferta decisione: “Dopo la tragedia che ha scosso il mio paese, dopo la perdita dei miei, parenti, fratelli e sorelle, amici e conoscenti, la mia presenza presso di voi mi faceva credere di aver trovato un piccolo momento per cercare di dimenticare tutto quello che mi è successo. Sfortunatamente eccomi sul banco degli accusati come traditore, organizzatore ed esecutore di un piano genocida che ha sconvolto il mio paese. Ho gridato in lungo e in largo per giustificare la mia innocenza, ma il mio grido non é stato ascoltato; perché davanti alla politica e alla giustizia umana non è sufficiente gridare ma bisogna provare la propria innocenza davanti ad un’istituzione politico-umana”. La decisione, spiega don Athanase, è maturata già alcuni mesi fa, quando furono avviati i primi contatti sia con il procuratore internazionale Carla Del Ponte che direttamente con il cancelliere del tribunale di Arusha.


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