Economia

Giovannini: Pnrr occasione unica, la sostenibilità genera cambiamento

Dialogo col ministro delle Infrastrutture e della mobilità sostenibile che nei mesi scorso ha lanciato una commissione «volta a identificare e studiare nuovi strumenti finanziari per la realizzazione di infrastrutture, mobilità e abitare sostenibile oltre che valutare impatto economico, sociale e ambientale dei progetti avviati dal Ministero». Sul numero del magazine in distribuzione interviste anche al ceo di Intesa Sanpaolo Carlo Messina, alla prorettrice della Cattolica Antonella Sciarrone Alibrandi, al presidente della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali Stefano Zamagni, al sindaco di Bergamo Giorgio Gori e all'economista e cofondatore di Next, Leonardo Becchetti

di Redazione

Già portavoce dell’Alleanza per lo sviluppo sostenibile (Asvis), dalla plancia del ministero delle Infrastrutture e della mobilità sostenibile (così come è stato ribattezzato dal governo Draghi il vecchio Mit), Enrico Giovannini lo scorso aprile ha presieduto una commissione ad hoc per «identificare e studiare nuovi strumenti finanziari per la realizzazione di infrastrutture, mobilità e abitare sostenibile oltre che valutare impatto economico, sociale e ambientale dei progetti avviati dal ministero in ottemperanza a quanto stabilito dall’Agenda 2030 e dagli obiettivi Onu sullo Sviluppo Sostenibile».


Recentemente sir Ronald Cohen, presidente del Global Steering Group ha proposto al governo italiano di legare gli strumenti tipici dell’impact investing ai finanziamenti del Next Generation Eu e della programmazione europea 21- 27. È una strada praticabile?
L’attenzione agli impatti degli investimenti pubblici è senza dubbio cruciale. E lo è ancora di più nell’attuale congiuntura pandemica. Il Next Generation Eu rappresenta una forte discontinuità rispetto al passato perché innova la programmazione dell’Ue introducendo, per la prima volta in maniera strutturata, una forma di indebitamento comune tra Stati membri per il finanziamento degli interventi di ripresa e resilienza. Ciò è stato possibile grazie all’introduzione di rigide condizionalità per l’uso delle risorse messe a disposizione, come dimostrano le priorità in termini di lotta ai cambiamenti climatici, d’inclusione sociale e di rivoluzione digitale. Proprio le condizionalità rappresentano un cambio di paradigma sostanziale nella fase di programmazione degli in- vestimenti pubblici per i quali ci sarà sempre più attenzione agli impatti generati. Un esempio concreto di questo nuovo “metodo” è il principio del Do Not Significant Harm per gli investimenti da includere nei Pnrr nazionali che serve a escludere interventi con impatti negativi significativi sull’ambiente o a minimizzarne gli effetti con azioni di mitigazione. Al tempo stesso, per accedere alle risorse europee, i Pnrr devono raggiungere una serie di obiettivi con una scadenza definita per ogni singolo investimento o riforma. Il Ngeu renderà sempre più evidente la connessione tra gli investimenti realizzati e i potenziali impatti generati. In questo schema, i meccanismi “pay for results” offrono un’opportunità ulteriore per favorire un utilizzo più efficiente delle risorse pubbliche attraverso il coinvolgimento degli attori privati e del Terzo settore anche al fine di massimizzare gli impatti.

Lei in passato si è espresso convintamente per un nuovo modello di economia che sapesse coniugare performance economiche con effetti positivi in termini ambientali e sociali. Questi principi come saranno applicate nella sua attività di ministro?
La ricerca di un modello di sviluppo più inclusivo, resiliente e sostenibile è una sfida che chiama in causa diversi attori: i cittadini, le imprese, il sistema finanziario e le istituzioni. Il decisore, in particolare, è chiamato a programmare gli investimenti pubblici guardando alle dimensioni economiche, sociali e ambientali e gestendo, al tempo stesso, la presenza di eventuali trade-off. La selezione degli investimenti in ambito infrastrutturale prevede, infatti, un’analisi rigorosa lungo tutta la filiera, dalla fase di progettazione a quella di utilizzo dell’opera. È fondamentale, quindi, saper distinguere gli impatti in termini di output da quelli di natura trasformativa (outcome). I primi sono più connessi alla fase di realizzazione, mentre i secondi hanno effetti nel medio-lungo periodo, nella fase di utilizzo dell’infrastruttura. Entrambi gli aspetti sono importanti. Pensiamo ad esempio agli investimenti previsti per il Pnrr. Gli interventi sulla rete ferroviaria o nel trasporto rapido di massa potranno generare un aumento delle emissioni di gas climalteranti nella fase della realizzazione. Ma, nel medio-lungo periodo, le stesse infrastrutture avranno effetti positivi in termini di promozione di servizi di trasporto a più basse emissioni. In altri ambiti, la realizzazione di alcune opere necessita un impiego intenso di materia prima e una produzione significativa di rifiuti. L’attenzione sulla selezione dei materiali o sulla gestione del riuso del materiale di risulta sarà determinante per contenere tali impatti nel medio-lungo periodo. Infine, un altro esempio è quello che riguarda il tema…


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