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Cooperazione, il rapporto Aics 2021 racconta ma non “comunica”

È online il rapporto 2021 dell’AICS, Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo, cento pagine fitte di informazioni, illustrazioni e fotografie. «Tante iniziative che l’Italia ha realizzato nel 2021 attraverso l’Agenzia e il suo personale», scrive Nino Sergi, Presidente emerito di INTERSOS e policy advisor di LINK 2007, «ma manca un trasparente quadro degli interventi attuati». E le immagini? «Sarebbe stato bello vedere all’opera i tanti soggetti della cooperazione italiana, le persone dell’AICS in prima fila nei paesi più lontani, i tanti partner - persone, istituzioni, comunità - che rappresentano la vera ricchezza di ogni iniziativa di sviluppo»

di Nino Sergi

È online il rapporto 2021 dell’AICS, Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo. Si tratta di cento pagine fitte di informazioni, illustrazioni e fotografie che, come afferma il Direttore Luca Maestripieri nella sua introduzione, intendono dare “la misura dello stato della cooperazione allo sviluppo, dei risultati raggiunti, delle idee, delle strade che si prospettano, anche alla luce degli eventi che hanno segnato gli ultimi due anni, la pandemia e il conflitto in Ucraina”. Anni di crisi. Ma “crisi vuol dire anche cambiamento, vuol dire comprendere più a fondo il valore della democrazia, della tutela dell’ambiente, della ricerca della promozione umana”, aggiunge giustamente Emilio Ciarlo, responsabile rapporti istituzionali e comunicazione, che chiude poi con un “siamo creatori di sviluppo nella cooperazione italiana e continuiamo il nostro lavoro, con una organizzazione più forte, più efficiente e più giovane”. Tommaso, un interessato e curioso lettore, ha letto il rapporto e mi ha riferito le sue impressioni. Mi piace condividerle su VITA, dato che sono sostanzialmente anche le mie.

Ridefinire il concetto di trasparenza nella comunicazione

L’annual report 2021 dell’AICS si apre con la seguente tabella a tutta pagina, intitolata “La nostra carta d’identità”, seguita dall’organigramma dell’Agenzia:


Tommaso si aspettava di trovare una tabella sintetica della relazione illustrativa del bilancio dell’AICS. Relazione che, come per ogni tipo di bilancio (ci tiene a sottolineare), dovrebbe essere dettagliata e chiara, con la spiegazione delle entrate e uscite per capitoli, settori e paesi, magari messe a confronto con la tabella preventiva “Quadro programmazione interventi a dono 2021” approvata dal Comitato Congiunto per il 2021. Rimane quindi un po’ confuso e prende la calcolatrice, con la quale inizia a decifrare la tabella che ha di fronte.

Il totale complessivo delle sei prime cifre è 1.916 milioni. Evidentemente non può essere. Quindi riprova sommando solo le prime tre voci, che raggiungono un totale di 1.316 milioni. No, non ci siamo. Allora pensa che forse le iniziative di emergenza sono già comprese nelle voci precedenti che, tra totale erogato e investimenti per nuove iniziative, fanno complessivamente 1.153 milioni. Niente, non funziona. Rimane quindi nel dubbio, date le sue limitate conoscenze contabili, se la cifra del bilancio AICS per le uscite del 2021 sia pari a 555 milioni oppure a 598 milioni.

Fa un nuovo tentativo sommando le cifre di spesa per settori di intervento. Sono riportati per marker e categorie Ocse-Dac, un po’ in inglese e un po’ in italiano. Education: 25 milioni – Health: 36,2 milioni – Gender: 40,2 milioni – Sicurezza alimentare: 46 milioni – Buon governo e società civile: 42,9 milioni – Disabilità: 18,8 milioni – Azioni per il clima e l’ambiente: 29,8 milioni: Totale: 257,7 milioni, meno della metà di ciascuna delle due cifre ipotizzate. Anche questa strada non gli chiarisce nulla.

A Tommaso era stato riferito che ai soggetti della cooperazione pubblica italiana, ed in particolare ai soggetti senza finalità di lucro, quando utilizzano parte di quegli stessi fondi pubblici per progetti di sviluppo con soggetti partner nei paesi più poveri o in difficoltà, è richiesta – oltre alla moltitudine di documenti sia nella fase preventiva che in quella di rendicontazione – la pubblicazione del bilancio d’esercizio, con la relazione illustrativa che deve rispondere ai massimi criteri di completezza e trasparenza certificati da revisori esterni “iscritti da almeno tre anni all’albo dei dottori commercialisti ed esperti contabili e/o risultare revisore attivo nel registro dei revisori legali”, e anche la pubblicazione del bilancio sociale. Si aspettava quindi di ritrovare questa chiarezza, almeno per l’essenziale, nel rapporto annuale dell’Agenzia che avrebbe maggiore senso se accompagnasse e illustrasse il bilancio dello stesso esercizio che è limitato alle crude cifre complessive. “Sono rimasto deluso” mi confida.

Il rapporto, il messaggio e l'effetto comunicativo

Tommaso sfoglia quindi le 100 pagine del rapporto, soffermandosi su molte di esse. Rimane impressionato per le tante iniziative che l’Italia ha realizzato nel 2021 attraverso l’Agenzia e il suo personale, le sue sedi nei paesi in sviluppo, i soggetti pubblici e privati che hanno partecipato alla loro realizzazione spesso con risultati di alta qualità, le direttive e le linee di indirizzo politico e di stimolo del Maeci con l’attiva collaborazione della Dgcs, la Direzione generale per la cooperazione allo sviluppo, il rapporto con le istituzioni europee e multilaterali, i partenariati costruiti e approfonditi in ogni continente. “Bravi”, gli viene spontaneo.

Pensava però, dato il suo desiderio di chiarezza anche per potersi fare un’opinione propria, ad un rapporto almeno in parte ripartito per settori di attività e paese, in modo da avere un trasparente quadro degli interventi attuati, mentre invece trova molti di essi inseriti nella schematica suddivisione dei grandi ambiti di azione dell’Agenda 2030 – pace, persone, pianeta, prosperità, partnership – quali esempi significativi per ciascuno di tali ambiti, di cui sono ampiamente illustrate le strategie e gli indirizzi operativi internazionali. Una bella e interessante lettura. Ma ne esce – mi dice – senza potere avere quella visione delle attività dalla cooperazione italiana, non confusa ma suddivisa per settori, paesi di intervento e soggetti attuatori, bilaterali e multilaterali (“compresi i multi-bilaterali”, aggiunge), sia nella attività di sviluppo che in quelle umanitarie e di emergenza.

Tra i soggetti della cooperazione si sarebbe aspettato poi di trovare un capitolo sulla cooperazione territoriale realizzata dalle regioni e dagli enti locali italiani con le rispettive istituzioni e comunità nelle regioni partner. Ha trovato un accenno agli enti territoriali solo in riferimento alle attività di educazione alla cittadinanza globale. “Un po’ poco”, si lascia sfuggire, “data la sussidiarietà costituzionale anche in questa materia”. Si ricordava inoltre di avere visto tempo fa nel sito dell’Aics il lancio di un’iniziativa di rilievo denominata Progetto SvilupPA, finanziata con i Fondi europei dell’Agenzia della Coesione Territoriale dal 2020, per rafforzare i rapporti tra l’Agenzia e gli stakeholder del sistema della cooperazione e creare un dialogo strutturato coinvolgente in particolare le organizzazioni della società civile ed il mondo del profit, sia in Italia che nei paesi partner. Avrebbe molto desiderato trovarne qualche cenno nel rapporto annuale, perché da sempre crede all’importanza del fare sistema nella cooperazione internazionale e poi perché la riuscita di tale progetto confermerebbe che l’organizzazione è divenuta più forte e più efficiente.

Guardando le fotografie, Tommaso ha avuto l’impressione che la maggioranza di esse non servissero a comunicare gli interventi che venivano illustrati nel testo, con le persone e le comunità coinvolte. “Sono certamente belle ma perlopiù adatte a qualsiasi magazine di temi esotici; il rapporto annuale però non è un magazine”. Avrebbe voluto vedere all’opera i tanti soggetti della cooperazione italiana, le persone dell’AICS in prima fila nei paesi più lontani (non solo il Direttore e il Responsabile della comunicazione), i tanti partner – persone, istituzioni, comunità – che rappresentano la vera ricchezza di ogni iniziativa di sviluppo, i relativi luoghi, nelle città e nei villaggi più lontani, in particolare quelli dove difficilmente si arriva nelle visite istituzionali.

Pensava, mi sembra con ragione, che le immagini sono narrazione efficace, molto efficace, insieme alle parole. Insomma un’occasione persa, ad avviso di Tommaso che auspica una diversa tipologia comunicativa per il rapporto annuale 2022. Facendosi serio, mi confida una sua riflessione; e fa riflettere molto anche me: “troppo spesso, anche su temi fondamentali e appassionanti come questi della cooperazione allo sviluppo, dei diritti umani, della pace si comunica senza in realtà comunicare”.

*Nino Sergi, Presidente emerito di INTERSOS e policy advisor di LINK 2007

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