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Porto Alegre: sedici i punti del documento finale

Molti i riferimenti all'attualità. Al punto quattro la posizione sulla strage di New York e la guerra al terrorismo. Il documento integrale

di Paul Ricard

Il documento finale non manca di riferimenti all’attualità, come il collasso della multinazionale statunitense dell’energia Enron, che ”é un esempio della bancarotta dell’economia da casinò e della corruzione di uomini d’affari e politici”. Articolata la critica alla politica Usa: il governo degli Stati Uniti -si legge- ha abbandonato con arroganza i negoziati di Kyoto sul riscaldamento globale del pianeta, il trattato sui missili antibalistici, la convenzione sulla biodiversità, la conferenza dell’Onu sul razzismo e il confronto per ridurre la fornitura di armi leggere, dimostrando ancora una volta che l’unilateralismo Usa fa saltare i tentativi di trovare soluzioni multilaterali ai problemi globali”.
Nel mirino, naturalmente, il modello economico neoliberista, che ”distrugge i diritti, le condizioni e i livelli di vita e i popoli. Usando ogni mezzo per proteggere i loro dividendi, le multinazionali licenziano, riducono i salari e chiudono le fabbriche: i governi rispondono con le privatizzazioni, i tagli alle spese sociali e la riduzione dei diritti dei lavoratori. La recessione dimostra che le promesse neoliberiste di crescita e di prosperità sono una bugia”. Non manca la condanna del Plan Colombia e degli embarghi contro Cuba e contro l’Iraq, né un riferimento alla crisi in Argentina, dove ”con la forza dei ‘cacerolazos’ il popolo ha potuto assicurarsi la soddisfazione dei principali bisogni di base”. Il movimento chiede anche ”il diritto alla liberta’ di movimento, all’integrità fisica e a uno statuto legale per i lavoratori e le lavoratrici migranti” La posizione italiana sulla guerra al terrorismo alla fine ha messo d’accordo tutti: condanna degli attentati dell’11 settembre al World Trade Center e al Pentagono, condanna della guerra in Afghanistan. Il documento finale dei movimenti sociali del Forum di Porto Alegre, composto da 16 punti, e’ frutto di un lungo lavoro di mediazione tra movimenti che vengono da cinque continenti e, quindi, portano idee e visioni della realta’ assai diverse. Il punto 4 é cruciale: sugli attentati dell’11 settembre, infatti, nel movimento le posizioni sono tutt’altro che unanimi. Quelli del Sud del mondo, abituati assai più degli occidentali ai massacri di civili, faticano a capire perché la strage di New York e del Pentagono debba essere considerata più grave di quelle che accadono altrove. La posizione italiana, che é la stessa gridata in piazza fin dall’intervento in Afghanistan, é stata considerata una mediazione accettabile da tutti: ”l’11 settembre -si legge- ha segnato una svolta drammatica. Dopo gli attacchi terroristici, che condanniamo assolutamente, cosi’ come condanniamo tutti gli altri attacchi sui civili in altre parti del mondo, il governo degli Stati Uniti e i suoi alleati hanno lanciato una massiccia operazione militare. In nome della ‘guerra al terrorismo’ vengono attaccati in tutto il mondo i diritti civili e politici”. ”Con la guerra contro l’Afghanistan -si legge ancora- in cui sono stati usati anche metodi terroristici, e con le nuove che si preparano, ci troviamo di fronte ad una guerra globale permanente, scatenata dagli Usa e dai loro alleati per stabilire il loro dominio”. Per il movimento, la guerra ”rivela l’altra faccia del neoliberismo, la più brutale e inaccettabile: l’Islam viene demonizzato, mentre il razzismo e la xenofobia vengono diffusi deliberatamente. I mass media prendono già attivamente parte a questa campagna bellicista che divide il mondo tra bene e male. L’opposizione a questa guerra- conclude il documento- é uno degli elementi costitutivi dei nostri movimenti”.

Ecco il documento

Resistenza al neoliberismo, al militarismo, alla guerra: per la pace le la giustizia sociale

1) Di fronte al continuo deterioramento nelle condizioni di vita dei popoli, noi, movimenti sociali del mondo intero, ci siamo incontrati in decine di migliaia nel Secondo Forum sociale mondiale di Porto Alegre. Siamo qui a dispetto dei tentativi di spezzare la nostra solidarietà. Ci incontriamo di nuovo per continuare le nostre lotte contro il neoliberismo e la guerra, per confermare gli accordi dello scorso Forum e riaffermare che un altro mondo è possibile.

2) Siamo diversi donne e uomini, adulti e giovani, popoli indigeni, contadini e urbani, lavoratori e disoccupati, senza casa, anziani, studenti, persone di ogni credo, colore, orientamento sessuale. L’espressione di questa diversità è la nostra forza e la base della nostra unità. Siamo un movimento di solidarietà global, unito nella nostra determinazione di lottare contro la concentrazione della ricchezza, la proliferazione della povertà e delle ineguaglianze e la distruzione della nostra terra. Stiamo costruendo alternative, utilizzando modi creativi per promuoverle. Stiamo costruendo una ampia alleanza a partire
dalle nostre lotte e dalla resistenza a un sistema che è fondato sul patriarcato, il razzismo e la violenza, che privilegia gli interessi del capitale sui bisogni e le aspirazioni dei popoli.

3) Questo sistema produce il dramma quotidiano di donne e bambini e anziani che muoiono di fame, dell’assenza di cure sanitarie e di malattie che potrebbero essere prevenibili. Intere famiglie sono obbligate a lasciare le loro case a causa delle guerre, dell’impatto del “megasviluppo”, della mancanza di terra e in presenza di disastri ambientali, disoccupazione, attacchi ai servizi pubblici e distruzione della solidarietà sociale. Al Sud come al Nord forti lotte e resistenze stanno nascendo per far valere la dignità della vita.

4) L’11 settembre ha segnato una svolta drammatica. Dopo gli attacchi terroristici, che condanniamo assolutamente, così come condanniamo tutti gli altri attacchi sui civili in altre parti del mondo, il governo degli Stati Uniti e i suoi alleati hanno lanciato una massiccia operazione militare. In nome della “guerra al terrorismo” vengono attaccati in tutto il mondo i diritti civili e politici. Con la guerra contro l’Afghanistan, in cui sono stati usati anche metodi terroristici e con le nuove che si preparano, ci troviamo di fronte a una guerra globale permanente, per estendere scatenata dal governo degli Usa e dai suoi alleati per stabilire il loro dominio. Questa guerra rivela l’altra faccia del neoliberismo, la più brutale e inaccettabile.

L’Islam viene demonizzato, mentre il razzismo e la xenofobia vengono deliberatamente diffusi. La stessa informazione e i mass media prendono attivamente parte a questa campagna bellicista che divide il mondo tra il “bene” e il “male”. L’opposizione a questa guerra è uno degli elementi costitutivi dei nostri movimenti.

5) La situazione di guerra ha ulteriormente destabilizzato il Medioriente, fornendo il pretesto per un’ulteriore repressione del popolo palestinese. Di fronte all’occupazione brutale di Israele, un compito urgente del nostro movimento è quello di mobilitare la solidarietà per il popolo palestinese e la sua lotta all’autodeterminazione. Questo è vitale per la sicurezza collettiva di tutti i popoli della regione.

6) Allo stesso tempo, anche nuovi eventi confermano l’urgenza delle nostre lotte. In Argentina la crisi finanziaria causata dal fallimento degli aggiustamenti strutturali del Fondo monetario internazionale e il debito crescente hanno fatto precipitare la crisi sociale e politica. Questa crisi ha prodotto proteste spontanee delle classi lavoratrici e della classe media, una repressione che ha causato morti, cambiamenti nel governo e nuove alleanze tra gruppi sociali diversi. Con la forza dei “cacerolasos” il popolo ha potuto assicurarsi la soddisfazione dei principali bisogni di base.

7) Il collasso della multinazionale Enron è un esempio della bancarotta dell’economia “del casinò” e della corruzione degli uomini d’affari e dei politici. I lavoratori sono rimasti senza impiego e senza pensioni. Nei paesi in via di sviluppo questa multinazionale impegnata in attività fraudolenti e i suoi progetti hanno cacciato la popolazione dalle loro terre aumentando smisuratamente i prezzi dell’elettricità e dell’acqua.

8) Il governo degli Stati Uniti nel suo sforzo di proteggere gli interessi delle grandi imprese, ha abbandonato con arroganza i negoziati di Kyoto sul riscaldamento globale, il trattato sui missili antibalistici, la convenzione sulla biodiversità, la conferenza dell’Onu sul razzismo e l’intolleranza e il confronto per ridurre la fornitura di armi leggere, dimostrando ancora una volta che l’unilateralismo degli Stati Uniti fa saltare i tentativi di trovare soluzioni multilaterali ai problemi globali.

9) A Genova il G8 ha completamente fallito nella sua pretesa di governo globale. Di fronte a una massiccia mobilitazione e resistenza, hanno risposto con la violenza e la repressione, denunciando come criminali coloro che avevano osato protestare. Ma non sono riusciti a intimidire il nostro movimento.

10) Tutto ciò avviene nel contesto di una recessione globale. Il modello economico neoliberista distrugge i diritti, le condizioni e i livelli di vita dei popoli. Usando ogni mezzo per proteggere i loro dividendi, le mulitinazionali licenziano, riducono i salari e chiudono fabbriche, spremendo fino all’ultimo i lavoratori. I governi di fronte a questa crisi economica rispondono con la privatizzazione, il taglio delle spese sociali e una riduzione permanente dei diritti di lavoratori e lavoratrici. Questa recessione dimostra il fatto che le promesse neoliberiste di crescita e prosperità sono una bugia.

11) Il movimento globale per la giustizia sociale e la solidarietà si trova di fronte a enormi sfide: la sua lotta per la pace e la sicurezza collettiva impone di misurarsi con la povertá, le discriminazioni, il dominio e la creazione di una società sostenibile alternativa. I movimenti sociali condannano con forza la violenza e il militarismo quali strumenti di risoluzione dei conflitti; la promozione di guerre di bassa intensitá e le operazioni militari del Plan Colombia come parte dell’iniziativa regionale andina, il piano Puebla Panama, il commercio di armi e la crescita delle spese militari, gli embarghi economici contro i popoli e nazioni, in particolare contro Cuba e Iraq, e la crescente repressione nei confronti di sindacalisti e attivisti. Noi sosteniamo le lotte dei sindacati e dei lavoratori del settore informale, come uno strumento essenziale per il miglioramento delle condizioni di lavoro e di vita, l’effettivo diritto di organizzarsi, il diritto di sciopero, il diritto alla contrattazione collettiva a diversi livelli e per conquistare l’uguaglianza salariale e delle condizioni di lavoro tra donne e uomini. Rifiutiamo la schiavitú e lo sfruttamento dei bambini. Sosteniamo le lotte dei lavoratori e dei sindacati contro la flessibilità, l’esternalizzazione del lavoro e i licenziamenti e chiediamo nuovi diritti internazionali per i lavoratori e le lavoratrici delle multinazionali e delle loro fornitrici, in particolare il diritto alla libertà sindacale e alla contrattazione collettiva.

12) Le politiche neoliberiste creano ulteriore miseria e insicurezza. Esse hanno aumento in maniera impressionante il traffico e lo sfruttamento sessuale di donne e bambini che condanniamo con forza. Povertá e insicurezza portano anche alle migrazioni e a milioni di esseri umani è negata la dignitá, la libertá, i diritti. Perció noi chiedimamo il diritto alla libert[b4]adi movimento, il diritto all’integritá fisica e a uno statuto legale per tutti e tutte i lavoratori e le lavoratrici migranti. Sosteniamo i diritti dei popoli indigeni e l’applicazione dell’articolo 169 Oil nel quadro delle leggi nazionali.

13) Il debito estero dei paesi del Sud è stato già pagato più volte. Il debito, illeggittimo, ingiusto e fraudolento, funziona come uno strumento di dominio, toglie ai popoli i loro fondamentali diritti umani con il solo scopo di aumentare l’usura internazionale. Chiediamo la cancellazione incondizionata del debito e la riparazione dei debiti storici, sociali ed ecologici. I paesi che chiedono il rimborso del debito hanno intrapreso lo sfruttamento delle risorse naturali e intellettuali del Sud.

14) Acqua, terra, cibo, foreste, semi, la cultura e le identità dei popoli sono beni comuni dell’umanità per le generazioni presenti e future. E’ essenziale conservare la biodiversità. I popoli hanno il diritto a un cibo sano e stabile, libero da organismi geneticamente modificati. La sovranità alimentare a livello nazionale, regionale e locale è un diritto umano fondamentale; in questo senso costituiscono richieste fondamentali la riforma agraria e l’accesso dei contadini alla terra.

15) Il vertice di Doha ha confermato l’illeggitimitá del Wto. La presunta “agenda per lo sviluppo” adottata in realtá difende solo gli interessi delle multinazionali. Con il lancio di un nuovo round il Wto si sta avvicinando al suo obiettivo di trasformare ogni cosa in merce. Per noi, cibo, servizi pubblici, agricoltura, salute, istruzione e i geni non sono in vendita. Inoltre rifiutiamo il brevetto di qualsiasi forma vivente. L’agenda del Wto viene estesa a livello continentale attraverso gli accordi di libero commercio e investimenti. Organizzando proteste come le grandi dimostrazioni contro l’Alca, i popoli hanno rifiutato questi accordi che rappresentano una ricolonizzazione e la distruzione di valori fondamentali, sociali, economici, culturali e ambientali.

16) Noi vogliamo rafforzare il nostro movimento attraverso azioni e mobilitazioni comuni per la giustizia sociale, per il rispetto dei diritti e delle libertà; per la qualitá della vita, l’uguaglianza, la dignitá e la pace.

Lottiamo:
– Per la democrazia: i popoli hanno il diritto di conoscere e criticare le decisioni dei loro governi, specialmente quando riguardano istituzioni internazionali. I governi devono essere responsabili di fronte ai loro popoli. Mentre sosteniamo la diffusione della democrazia elettorale in tutto il mondo, sottolineiamo la necessitá di una democratizzazione degli stati e delle società e la lotta
contro la dittatura;

– Per l’abolizione del debito estero e la sua riparazione;
– Contro le attivitá speculative: chiediamo l’introduzione di tasse specifiche, come la Tobin tax, e l’abolizione dei paradisi fiscali;

– Per il diritto all’informazione;
– Contro la guerra e il militarismo, contro le basi e gli interventi militari stranieri, e la sistematica escalation di violenza. Noi scegliamo di privilegiare il negoziato e la soluzione non violenta dei conflitti;

– Per una Unione europea democratica e sociale, basata sui bisogni di lavoratori, lavoratrici, popoli europei, sulla necessitá della collaborazione e della solidarietá con i popoli dell’est e del sud;

– Per i diritti dei giovani, il loro accesso a una istruzione pubblica, gratuita e socialmente autonoma e l’abolizione del servizio militare obbligatorio.

Per gli anni a venire organizzeremo collettivamente mobilitazioni come:

Anno 2002:
– 8 marzo: giornata internazionale delle donne

– 17 aprile: giornata internazionale delle lotte contadine

– 1 maggio: giornata dei lavoratori e delle lavoratrici

– 12 ottobre: il grido degli esclusi

– 16 ottobre: giornata dell’alimentazione

Altre mobilitazioni globali avranno luogo:

– 15-16 marzo a Barcellona, Vertice Ue

– 18-22 marzo Monterrey (Mexico), conferenza Onu su finanziamento allo sviluppo

– 17-18 maggio, Madrid, vertice latinoamerica, Caribi, Europa

– 31 maggio, giornata internazionale di azione contro il militarismo e per la pace

– 12 giugno, Roma (Italia), vertice mondiale dell’alimentazione

– 22-23 giugno, Siviglia, vertice Ue

– Luglio, Toronto e Calgary (Canada) vertice G8

– 22 luglio, Stati Uniti, campagna contro la CocaCola

– Settembre, Johannesburg (Sudafrica), Rio+10

– Ottobre, Quito (Equador), Forum sociale continentale “Una nuova integrazione è possibile” e forum sociali continentali e regionali in altri continenti

– Novembre: Cuba, Secondo incontro emisferico contro l’Alca

– Dicembre, Copenaghen, Danimarca, vertice Ue

Anno 2003:

Aprile, Buenos Aires Argentina vertice ALCA

Giugno, Tessalonica Vertice UE

WTO, FMI e Banca Mondiale si incontreranno da qualche parte, qualche giorno. E saremo li!

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