Welfare

Portare la musica nel carcere, per aiutare i detenuti a (ri)conoscersi

Da trent’anni Franco Mussida, ex chitarrista della Pfm e presidente del CPM, porta i suoi laboratori nelle carceri, «lasciando che la musica si “infiltri” nelle persone e agisca come un balsamo interiore che quieta le sorgenti dell’aggressività e porti consolazione e speranza». Dopo due anni di pandemia i progetti sono ricominciati nel Carcere di San Vittore di Milano (nel raggio dei tossicodipendenti) e nella comunità di San Patrignano

di Sabina Pignataro

Portare la Musica in luoghi estremi, facendo in modo che le noti si “infiltrino” nelle persone e agiscano come un balsamo interiore che quieta le sorgenti dell’aggressività e porti consolazione e speranza». Dopo due anni di pandemia, Franco Mussida, l’ex chitarrista della Pfm e presidente del CPM, Music Institute di Milano, ha varcato di nuovo i nove grandi cancelloni di ferro che nel Carcere di San Vittore di Milano separano l’ingresso dagli spazi della Nave, il raggio dei tossicodipendenti, ed è tornato nella comunità di San Patrignano. I suoi progetti musicali, che puntano ad aiutare le persone a confrontarsi con le loro pulsioni, con la loro vita emotiva, hanno trovato larga condivisione dal Ministero della Giustizia nel quadro delle iniziative che si stanno sviluppando negli istituti di pena per alzare gli standard qualitativi del regime detentivo.

Mussida, cosa sono i laboratori di “ascolto emotivo consapevole” che propone a San Vittore e a San Patriniano?

I laboratori sono luoghi in cui si apprezzano gli effetti della Musica su sé stessi. Si apprezzano come puro suono, senza le parole. Niente canzoni, ma composizioni strumentali. Metto in pratica ciò che scrivo ne: “Il Pianeta della Musica” Salani, 2019. Si impara a scomporre il flusso musicale di brani di ogni genere, stile ed epoca: dalla Classica al Jazz fino alla Musica popolare. Si sperimentano climi emotivi, si apprende come confrontarsi con le pulsioni che emergono dal dialogo che sorge tra l’oggettività del suono e la soggettività di chi lo ascolta.

Quali sono gli obiettivi?

L’intento è lasciare che la musica si “infiltri” nelle persone, agisca come un balsamo interiore che quieta le sorgenti dell’aggressività attraverso positivi attivatori sonori che portando consolazione favoriscono il riannodarsi di nuovi fili di speranza nel rapporto con l’elemento sociale. L’auspicio è quello di far venire alla superficie i sentimenti, evocare solo la musica, linguaggio universale senza parole, ha capacità di destare. Mettere in luce la sorgente prima della vita emotiva individuale. Accorgersi delle proprie intime tendenze caratteriali. Accettarle e percepire il senso di intima comunione che ci lega agli altri. Comprendere che la gioia non ha nazione, così come non lo ha il dolore interiore, la nostalgia, la dubbiosità, la propensione rabbiosa, la voglia di serenità e di calma. Non ultimi offrire un tempo di calma ritemprante e far comprendere che la Musica è per sua natura, un naturale stabilizzatore dell’umore.

L’intento è lasciare che la musica si “infiltri” nelle persone, agisca come un balsamo interiore che quieta le sorgenti dell’aggressività attraverso positivi attivatori sonori che portando consolazione favoriscono il riannodarsi di nuovi fili di speranza nel rapporto con l’elemento sociale.

Franco Mussida

Per lei la a Musica è come “una lente di ingrandimento, un telescopio al contrario capace di rendere lucidamente percepibili le nostre disposizioni spirituali”. Ci può spiegare?

Le pulsioni emotive non sono risposte casuali, sono risposte precise ad altrettante precise sollecitazioni sonore esterne, sono parte costitutiva del processo Musica-Persona. La Musica è un’esperienza di relazione come lo è il dialogo tra noi e noi stessi, tra l’Io e il Tu, tra noi e gli altri, la natura, il cosmo. In trent’anni abbiamo lavorato assieme a migliaia di uomini e donne. Questa pratica di ascolto permette di accostarsi alle disposizioni spirituali individuali, specie quelle legate all’energia emotiva, apre alla visione del sorgere dei sentimenti. Utilizzata così la Musica diventa uno strumento formativo di natura umanistica, un popolare, potente mezzo di autocoscienza e di educazione emotiva.

Chi incontra oggi nei suoi laboratori?

Nei laboratori oggi attivi a San vittore e San Patrignano, incontro, Amal, Elena, Pedro, Aziz, Eduardo, Fredrick, Kerol, Yichen, Dimitri, Arun, Adilson, Incontro Giuseppe, Antonio, Ugo…. Persone comuni che per trovare o ritrovare sé stesse in quei luoghi, devono guardarsi allo specchio con sincerità. Fare appello a positive energie solari, capaci di resettare il passato, compiere un piccolo grande prodigio: accettarsi e consolarsi. Non c’è vera redenzione della pena se non si arriva a compatire. La compassione non ha una natura intellettuale, ha radici profonde: coinvolge il Cuore. La Musica è in grado di arrivare a quelle radici. E’ il più efficace tra i codici non verbali per la comunicazione affettiva. Un codice universale che parla tutte le lingue del mondo senza bisogno di parole. Il ruolo del suono è questo, lo si voglia o no! La Musica è stata immaginata per questo, non per alimentare il mercato delle emozioni attraverso un iper produzione di forme e suoni sempre nuovi e diversi, affidate ad ascoltatori evoluti più che a musicisti. Pare che ci siamo scordati del suo vero ruolo e scopo, come mai sia stata immaginata millenni fa. Nonostante questo, lei, la Musica è sempre qui, a nostra disposizione per provare a renderci migliori. Chiedetelo ad Amal, Elena, Pedro, Aziz, Eduardo, Fredrick, Kerol…

La più recente iniziativa è CO2 “Controllare l’odio” l’installazione di speciali audioteche di sola musica strumentale divisa per stati d’animo, offerte a 12 carceri italiane, compreso il carcere minorile Beccaria di Milano. Come funziona?

In passato lo abbiamo portato anche nella sezione femminile della Casa Circondariale di Rebibbia e nella Casa Circondariale di Santa Maria Maggiore di Venezia. Il progetto mira ad offrire momenti di raccoglimento, pause di libertà in carcere, utilizzando il “non luogo” della musica, che ha anche la finalità di ricomporre il rapporto con gli altri, attraverso la creazione di gruppi di ascolto.
Nell’audioteca si trovano catalogati circa 3000 brani (solo Musica strumentale) suddivisi per stati d’animo. Sono offerti all’ascolto attraverso un percorso a tappe che parte dalla visione sullo schermo di un Ipad, di nove famiglie emotive stilizzate con disegni tipo emoticon legate a: fermezza, calma, entusiasmo, nostalgia, malinconia. La visione invita a sceglierne uno che possa rispecchiare il “sentire” del momento; o altri, appaganti, in grado di produrre un distacco da quello del momento, magari angoscioso.
Scelto il clima, appare una lista di brani con titolo e informazioni, tra cui il genere musicale. Selezionato e ascoltato un brano, il software, tradotto in 10 lingue, fa domande di gradimento a cui si risponde. Si innesca così un rapporto approfondito, non solo con la Musica, ma, con ciò che provocano le domande, con un approccio a noi stessi, al nostro sentire.

Nella foto di apertura, Franco Mussida

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