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Le reti rafforzano processi di accountability , trasparenza e coesione associativa

«In questa prospettiva è fondamentale l’apporto delle federazioni e dei soggetti di secondo livello», sottolinea Silvia Stilli, portavoce AOI, «sono i naturali facilitatori di scambio e dialogo nella strada della coprogettazione o di processi volti ad un’aggregazione permanente tra enti soci»

di Silvia Stilli

Un anno fa, allo scoppio dichiarato della pandemia legata al Covid-19, ci ripetevamo negli scambi social o parlandoci dai balconi che ce l’avremmo fatta insieme nel nome della solidarietà. Quella forza di resilienza non ha prodotto il radicale “cambiamento rigenerante” auspicato.


E non ha neppure ampiamente diffuso la consapevolezza che “non ci si può salvare da soli”. Ma qualcosa di importante è sicuramente avvenuto nella tessitura di reti e relazioni vere tra chi aveva voglia di uscire da una dimensione parziale di impegno civico: il senso genuino del welfare di comunità è andato oltre il perimetro strettamente locale, regionale, nazionale connettendosi al pensiero globale.

La Cura, come valore di rinascita e ridefinizione di priorità nella costruzione del futuro del Pianeta, ha attivato percorsi virtuosi. Medici, educatrici ed educatori, cooperanti internazionali in rientro in Italia durante il Coivid-19 hanno messo a disposizione delle proprie comunità tempo ed energie, valorizzando le competenze acquisite laddove la vita quotidiana è normalmente caratterizzata da emergenze sanitarie, disgregazione sociale e privazioni.

È stata un’esperienza importante, che ha dato vita ad un nuovo legame interno al Terzo Settore, quello tra le organizzazioni che operano In Italia e le altre solitamente attive nella cooperazione internazionale. In verità, da anni questa divisione settoriale e di collocazione geografica non è più tale: sono molte le “ong” che oggi si occupano in Italia di programmi di asilo, accoglienza e inclusione per persone rifugiate o migranti e minori non accompagnati.

Ed è proprio l’operare tra l’emergenza nazionale e quella globale che a mio parere rappresenta la forza del nostro mondo non governativo, che lo rafforza nelle risposte ai particolarismi e sovranismi dell’oggi. Si dice spesso che le caratteristiche delle organizzazioni del Terzo Settore italiano è l’essere numerose e tendenti al “localismo”, fattori che le renderebbero fragili.

L’esperienza degli ultimi 15 anni di vita dell’AOI ha segnato la volontà di tante associazioni aderenti, differenti per storia e constituency, di definire i termini di una rappresentanza unitaria che non ne cancellasse le diversità, al contrario le valorizzasse in un dialogo costante alla ricerca di obiettivi e strategie comuni.

Percorso non facile, che ha visto defezioni e ricomposizioni, oggi indirizzato a costruire una Rete di Enti di Terzo Settore per ottimizzare servizi, ma al tempo stesso per rafforzare processi di accountability , trasparenza e coesione associativa, promuovendo esperienze collaborative e scelte di partenariati strategici tra le realtà associate. Fondamentale in questa prospettiva nella nuova Rete AOI è l’apporto delle federazioni e dei soggetti di secondo livello: sono i naturali facilitatori di scambio e dialogo nella strada della coprogettazione o di processi volti ad un’aggregazione permanente tra enti soci, che non siano però "fusioni a freddo".


*Silvia Stilli, portavoce dell'Associazione delle Ong Italiane

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