Formazione
Porto Alegre: Klein, dobbiamo essere impazienti
La Klein, applauditissima, ha anche criticato la presenza di parlamentari socialdemocratici al Forum sociale mondiale
di Paul Ricard
”Non dobbiamo essere pazienti, ma impazienti. La nostra pazienza e’ finita”. Naomi Klein, la giornalista canadese autrice del libro ‘No logo’, uno dei primi a raccontare la storia del movimento contro il neoliberismo, ha entusiasmato la platea riunita stamani nella palestra della polizia militare di Porto Alegre. La Klein, applauditissima, ha anche criticato la presenza di parlamentari socialdemocratici al Forum sociale mondiale: ”c’e’ gente -ha detto- della Banca mondiale e del’Unione europea che vuole trasformare la nostra riunione in una come le loro, dove si discute, ci si mette d’accordo e non cambia mai niente. Noi -ha detto- vogliamo un mondo dove la gente rida in faccia al potere”. Quanto al presidente George W. Bush, che ha sostenuto la necessita’ di aumentare il tasso di democrazia nel mondo, la Klein ha replicato sarcastica che ”abbiamo gia’ vista la sua democrazia all’opera, a Guantanamo”, dove sono rinchiusi i prigionieri fatti durante la guerra in Asia centrale e che gli Stati Uniti si rifiutano di considerare prigionieri di guerra e di applicare nei loro confronti la convenzione di Ginevra. Per la Klein, ”l’alternativa ai due fondamentalismi, quello islamico e quello neoliberista non e’ la societa’ civile, e’ la disobbedienza civile”. Secondo la giovane giornalista, il movimento e’ piu’ vivo che mai:”dopo l’11 settembre -ricorda- alcuni commentatori di destra si sono affrettati a dire che il movimento era morto. Guardateci adesso: qui siamo decine di migliaia di persone, e in Argentina ancora di piu”’. Applaudito anche il discorso di Suwit Watnoo, dalla Thailandia, in rappresentanza del Forum sulla poverta’ di quel paese: ”ci avevano promesso -ha detto tra gli applausi- che nel mercato libero le persone avrebbero avuto piu’ lavoro: non hanno mantenuto la promessa, la gente ne ha di meno. Il neoliberismo prometteva liberta’ per tutti, la la liberta’ dei poveri e’ diversa da quella dei ricchi”. Il thailandese ha poi sottolineato la necessita’ che il movimento riduca la diversita’ delle strategie da seguire nella lotta: ”la diversita’ non e’ una strategia per il movimento -ha detto- perche’ se esistono troppe strategie diverse non avremo potere”. Il movimento, secondo l’attivista thailandese, deve focalizzare le prossime proteste ”contro il militarismo coloniale e contro il fondo monetario internazionale”.
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