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David Puente: care non profit, alzate la voce contro le bufale nel sociale
Sul suo blog, “Il cacciatore di bufale”, David Puente smaschera le fake news. Nel magazine di luglio-agosto di Vita spiega come mai alcuni temi cari al mondo del sociale, come l’immigrazione, le discriminazione razziali o religiose e la disabilità siano spesso vittime di una cattiva informazione. Alle associazioni e ong consiglia: «Di fronte alle fake news non state mai zitti. Ogni buco lasciato nella vostra comunicazione può essere riempita da altri»
«Cerco di non arrabbiarmi mai. Certe volte ci riesco, altre meno». Eppure di bufale David Puente ne vede, ne studia, ne analizza e smaschera parecchie, da anni. Puente infatti è un giornalista specializzato in fact-checking nella redazione di Open (di cui è vicedirettore) ed è un debunker, cioè uno smascheratore di bufale appunto. «Ho iniziato da studente universitario, facendo le segnalazioni alla polizia postale quando mi capitava di incappare in alcune truffe o menzogne sul web. Lo consideravo una sorta di servizio sociale: volevo mettere gli altri in allerta, affinché non fossero tratti in inganno e volevo fare un servizio alla comunità». Negli anni poi si è specializzato e ha aperto il blog “Il cacciatore di bufale” su cui smaschera le nefandezze della falsa informazione virale.
Puente come si spiega il proliferare di tante bufale?
Chiariamolo subito, non è colpa di internet. I social e il web hanno solo accresciuto il modo di fare informazione e disinformazione.
Alcuni temi cari al mondo del sociale, come l’immigrazione, le discriminazione razziali o religiose e la disabilità sono spesso vittime di una cattiva informazione. Come mai?
I bufalari sono molto attenti nel cercare di capire cosa ci piace, cosa ci fa paura e cosa alimenta odio. Si nutrono in modo particolare della paura per tutto ciò che è culturalmente considerato diverso o è poco noto.
Può farci un esempio concreto?
Dal 2014 al 2017 è stato molto attivo un gruppo su facebook che millantava di denunciare tutti i crimini commessi dagli immigrati. Funzionava così: il titolare del gruppo frequentava, impiegando un sacco di tempo, le community come “Sei di Milano se…”, “Sei di Palermo se…” e ingaggiava gli odiatori più attivi, proponendogli di far parte del proprio gruppo. Su facebook, questi “odiatori selezionati” avevano come incarico quello di condividere delle foto fuori contesto accompagnandoli da testi falsi. Ad esempio era diventata virale la foto di un ragazzo del sud Africa seguita da questa didascalia: “ecco come i neri prendono d’assalto le ville dei bresciani”. Tutto inventato, ovviamente.
Qual era l’obiettivo?
Spesso, ma non sempre, dietro i bufalari ci sono persone che condividono la stessa matrice razzista, antisemita e di estrema destra. Sono mossi dal desiderio di fare propaganda politica ed ideologica. Spesso anche dalla voglia di fare soldi.
Ci può spiegare?
Teniamo a mente due esempi: coloro che mentono associando l’insorgenza dello spetto autistico ai vaccini e coloro che propongono di curare il cancro con il bicarbonato. Entrambi fanno leva sulla disperazione dei famigliari o delle persone la cui vita è stata segnala da questi disturbi o malattie e propongono loro delle soluzioni: la panacea, la bacchetta magica, la posizione miracolosa. Nel frattempo, riempiono i propri siti di banner pubblicitari: così, più persone atterranno sulla loro homepage o sui social, più loro guadagnano.
Cosa possono fare le associazioni, le ong, gli enti del terzo settore che invece conoscono verità diverse?
Mi sento di dare un solo consiglio: non state mai zitti. Se vedete, ad esempio, che circola un’immagine falsa che parla di un attacco in una zona dove voi prestate soccorso umanitario, fate intervenire i vostri collaboratori. Portate sempre la vostra testimonianza, ancora meglio se avete del personale in loco. Se vi occupate di xenofobia e di razzismo condividete i dati che smentiscono alcune bufale. Se vi occupate di ricerca in ambito sociale e medico, spiegate i risultati dei vostri lavori.
Basta questo?
Non basta affatto. Non estirpa il problema, ma evita che menzogne, illazioni, falsità prolifichino indisturbate. Ma soprattutto, se non si risponde, se non dite “questo non è vero, le cose stanno così e cosà”, gli altri, anche quelli che hanno una sensibilità più vicina alla vostra o che simpatizzano per una causa sociale, inizieranno a vacillare pensando “se non smentiscono allora sarà vero”. Ogni buco lasciato nella vostra comunicazione può essere riempita – male- da altri.
Se non si risponde, se non dite “questo non è vero, le cose stanno così e cosà”, gli altri, anche quelli che hanno una sensibilità più vicina alla vostra o che simpatizzano per una causa sociale, inizieranno a vacillare pensando “se non smentiscono allora sarà vero”. Ogni buco lasciato nella vostra comunicazione può essere riempita – male- da altri.
David Puente
Non stare zitti ed esporsi, talvolta è rischioso …
Sì, ne sono consapevole. Per questo motivo occorre verificare due, tre e più volte le proprie fonti e le proprie parole: soppesarle, misurarle, per non dare adito agli hater di attaccarci.
Lei come fa?
Leggo e rileggo. Non mi faccio travolgere dalla fretta. Con il tempo, poi, ho imparato a gestire la mia rabbia davanti alle ingiustizie e a lavorare sulle mie emozioni. All’inizio della guerra ho guardato tante immagini dal fronte: pur tenendo a mente che quei drammi erano accaduti per cause che io non posso controllare, certe volte è scivolata qualche lacrima. Come quando ho guardato decine e decine di immagini di bambini che si diceva fossero stati uccisi da Israele quando invece erano corpi di piccolini vittime di un terremoto in Turchia. Se le emozioni sono troppo forti devo essere capace di prendermi una pausa. A marzo su Open abbiamo raccontato la vera storia della bambina ucraina con fucile e lecca lecca: non è una combattente. L’autore, il padre della bambina, spiega che la foto è una messinscena e che è stata scattata il 22 febbraio 2022, due giorni prima dell’invasione di Vladimir Putin in Ucraina.
Può farci qualche esempio recente del suo lavoro?
Secondo quanto sostenuto da diversi canali Telegram italiani l’Australia avrebbe autorizzato la vaccinazione forzata della popolazione attraverso le fantomatiche scie chimiche. Su Open abbiamo dimostrato che si tratta della solita teoria del complotto che lega i “sciachimicari” con le aree No Vax. O ancora: il 15 aprile 2022 Roberto Saviano ha pubblicato un tweet con la foto di un bambino mutilato nel letto di un ospedale. Nella sua pubblicazione, Saviano fa riferimento all’attuale invasione russa in Ucraina: la foto però è stata scattata nel dicembre 2015 presso l’ospedale pediatrico di Montreal.
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