Famiglia

Vaccinare gli adolescenti? Le risposte a 14 dubbi

L'Aifa ha autorizzato la somministrazione del vaccino Pfizer anche nella fascia 12-15 anni: si tratta di 2,3 milioni di adolescenti. Qual è davvero il rapporto rischi/benefici, dal momento che i ragazzi raramente si ammalano in forma grave di Covid? Abbiamo rivolto al prof. Villani tutte le domande che i genitori si stanno facendo in queste ore

di Sara De Carli

Anche per i dodicenni da oggi è possibile prenotare il vaccino: a pochissimi giorni dall’autorizzazione prima dell’Ema (28 maggio) e poi dell’Aifa (31 maggio), la macchina è già operativa. La Lombardia è stata la prima a partire, aprendo le prenotazioni alle ore 23 del 2 giugno. Gli adolescenti riceveranno il vaccino Comirnaty (BioNTech/Pfizer), con le medesime modalità previste per gli adulti. In Italia i 12-15enni (nati negli anni 2006/09) sono poco meno di 2,3 milioni. «Secondo la Commissione Tecnico Scientifica i dati disponibili dimostrano l’efficacia e la sicurezza del vaccino anche per i soggetti compresi in questa fascia di età», ha scritto l’Aifa dando notizia dell’approvazione dell’estensione di indicazione di utilizzo. “Ma tu lo vaccini tuo figlio?” è la domanda che in questi giorni tutti i genitori, incontrandosi o in chat, si fanno. Alberto Villani che è il responsabile del Dipartimento di Emergenza, accettazione e pediatria generale dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù e ha da poco lasciato l’incarico di presidente della Società italiana di pediatria. A lui abbiamo rivolto tutte le domande che molti genitori in queste ore si stanno facendo.

1. Vaccinare gli adolescenti, sì o no?
Certamente sì, è una opportunità straordinaria che viene offerta loro.

2. Perché vaccinare, se questa fascia d’età è poco colpita dal Covid in forme gravi?
Credo sia giusto fare delle precisazioni. Nell’età evolutiva certamente il Covid ha forme meno gravi e la letalità è molto bassa: dei 125mila decessi avvenuti in Italia, al momento contiamo 30 morti tra soggetti in età evolutiva e prevalentemente in soggetti con fragilità pregresse. Ma è anche vero che proprio in età evolutiva si è manifestata la sindrome infiammatoria multisistemica (MIS-C), molto grave, che richiede terapie intensive: terapie che se queste terapie non fossero qualificate o fatte in tempo porterebbero il soggetto alla morte. In aggiunta, vediamo che in Brasile o in India bambini e ragazzi morti per Covid sono centinaia e migliaia, in Brasile sono più di mille i casi documentati ma si stima siano 3mila e anche negli Stati Uniti hanno 101 morti. In età evolutiva è un dato di fatto che il Covid si manifesti in forme meno impegnative e che si muore meno, ma il Covid comunque non è passeggiata di salute, è importante che ci sia anche per i ragazzi l’opportunità di essere protetti.

3. Quanti sono in Italia i decessi per MIS-C?
Solo uno, in un soggetto che presentava fragilità, ma i ricoveri in terapia intensiva decine e decine. Gli altri sono decessi per Sars-Cov-2 di per sé.

4. Trenta morti in età pediatrica per Covid su 125mila decessi, 1 per MIS-C. Quindi eventi molto rari. Perché un adolescente dovrebbe assumersi il rischio di un vaccino?
Veniamo da 300 morti al giorno, non capisco perché ci dovrebbero essere esitazioni… In Gran Bretagna sono a zero morti grazie alla vaccinazione estesa. Qualsiasi farmaco di uso comune presenta effetti collaterali in maniera molto più significativa del vaccino. Là dove viene valutato che il vaccino è sicuro e si ritiene di suggerire la vaccinazione, questa è innanzitutto un’opportunità che va sfruttata. L’alternativa è una sola, accettare che il proprio figlio possa finire in rianimazione. Abbiamo già dimenticato che un anno fa il vaccino era il grande sogno? È un’opportunità privilegiata, ripeto, e anche un segno di rispetto per un’età – l’età evolutiva – per cui solitamente ci troviamo al contrario a lamentare una scarsa attenzione. Significa rispetto del loro diritto alla salute, come individui.

5. Il beneficio per la collettività è evidente, ma a livello individuale per l’adolescente non c’è un maggior rischio rispetto al beneficio che egli ne trae?
Non si arriva ad approvare un vaccino senza importanti studi. Se un vaccino è certificato per l’età evolutiva, significa che sono stati fatti tutti i passaggi previsti, che sono di estrema tutela. Vuol dire che il vaccino è sicuro. Poi se uno vuol mettere in discussione tutto questo… purtroppo abbiamo a che fare con un grande problema di educazione sanitaria. Se ci si pone queste domande non si ha l’abc della prevenzione: molte scelte si fanno per evitare le catastrofi, per non avere migliaia di morti, per “pensarci per tempo”… La prevenzione è questo, evitare che le cose accadano. È un investimento. Questo non esclude che l’evento straordinario possa accadere.

6. Ci possono essere effetti rari del vaccino riscontrabili solo su grandi numeri, che lo studio condotto su circa 3mila adolescenti non ha oggettivamente potuto rilevare?
È possibile, quando passiamo da uno studio a numeri enormi è normale che questo possa accadere. C’è la possibilità di eventi straordinari, che debbono essere considerati. L’evento straordinario esiste, se si è alla ricerca di una garanzia al 100% questa non c’è. Ma non ce l’ha il vaccino come non ce l’ha un farmaco di uso comune: la garanzia al 100% non esiste in nulla.

7. Avrà letto che Andrea Crisanti sostiene che per gli adolescenti «gli effetti correlati al Covid sono talmente rari, che non giustificano il beneficio del vaccino, rispetto al rischio» e che «c'è pressione per l'immunità di gregge, ma se si vaccinassero tutti gli adulti sarebbe la cosa migliore da fare».
Ci sono due ambiti, le evidenze scientifiche e le decisioni che spettano al governo e alla politica. Le evidenze scientifiche dicono l’opportunità di vaccinare tutta la popolazione, a fronte di una malattia per cui non c’è altra arma dal momento non c’è una cura: si tentano dei farmaci, che però non sono curativi. C’è un vaccino che evita tutto questo. Se la politica ha deciso di adottare le evidenze scientifica, io sono solo felice. Se lasciamo un serbatoio di 8/10 milioni di persone scoperte – tanti sono i minori in Italia – il virus continuerà a circolare, con nuove varianti e riesponendo al rischio anche chi si è vaccinato, dato che la vaccinazione non ha una durata eterna. È un completo non senso fare una vaccinazione che non riguarda tutti.

8. Perché la dose di vaccino non sarà tarata in base all’età?
Ci sono vaccini che hanno la stessa formulazione nell’adulto e nel bambino e altri che vengono dosati in maniera diversa, alcuni vengono somministrati in dose maggiore nel bambino… È normale, non è per nulla un motivo di stranezza. Siamo di fronte a un virus nuovo che nessuno conosce, credo che nel tempo il vaccino verrà modulato. Per la polio ad esempio è stato usato a lungo quello in gocce per bocca, Sabin, che proprio per la facilità di somministrazione è stato fondamentale debellare la malattia: poi nel tempo si è passati al Salk, iniettivo. Nella storia dei vaccini esiste l’adattamento: al momento viene somministrata la stessa posologia, poi si vedrà. Di certo con il vaccino si ha la protezione dal Covid, si evitano la morte e la terapia intensiva, questo è ciò che conta.

9. E chi ha già fatto il Covid?
Come per gli adulti, tre mesi dopo la malattia si può ricevere il vaccino. Questo perché se c’è stata una forma importante di malattia, bisogna fare in modo che le condizioni tornino ottimali per poter rispondere alla vaccinazione.

10. Gli adolescenti spesso sono asintomatici: occorre accertarsi che non ci sia una positività in corso, prima di fare il vaccino?
No, se anche avesse la malattia in atto in forma asintomatica il vaccino non fa niente altro che potenziare la risposta immunitaria.

11. Vaccinare i nostri figli non serve solo a proteggere loro, ma la comunità. Però a fronte di questi 2,3 milioni di ragazzi oggi invitati a vaccinarsi, abbiamo 3,8 milioni di over60 non vaccinati, che hanno oggettivamente un rischio individuale estremamente più elevato e che impattano infinitamente di più sulla sanità. Non sarebbe opportuno cominciare ad aggredire con più decisione questo nodo?
Ci sono difficoltà oggettive, persone che vivono in realtà in cui non è facile raggiungere il centro vaccinale, altre che hanno difficoltà con la prenotazione digitale… Raggiungerli è un lavoro importantissimo che va fatto e che so si sta facendo, ricordando anche che purtroppo bisogna fare i conti con la regionalizzazione. Però on ha senso mettere in competizione o in conflitto queste due cose, occorre lavorare su tutti i fronti.

12. Lei vede opportuno o possibile che a settembre ci sia un obbligo di vaccino per andare a scuola?
L’obbligo è sempre una sconfitta, quando ci si arriva significa che qualcosa non ha funzionato come doveva. In questi mesi occorre lavorare molto sull’informazione, perché lì c’è il grosso problema di dare voce a informazioni non scientifiche, non corrette, che fanno un grossissimo danno. Serve puntare su una comunicazione rigorosa, che risponda ai dubbi e chiarisca le perplessità.

13. Se arrivasse l’autorizzazione anche per bambini più piccoli, ci sarebbero dei distinguo?
Qualora venisse autorizzato il vaccino anche sotto i 12 anni, sarebbe bene procedere anche in quelle fasce d’età perché sarebbe un’eccellente opportunità.

14. Stanti le risorse-vaccini disponibili, che per quanto in aumento sono sempre limitate, non sarebbe meglio e più sicuro anche per noi vaccinare prima gli anziani e adulti in tutti i paesi del mondo?
Quello dell’equità è un discorso splendido, ma abbiamo visto tutti cosa è successo con l’Aids o con altre malattie: nel mondo muoiono ancora centinaia di migliaia di bambini per il morbillo, ci sono paesi in cui le cure sanitarie non sono adeguate e altri in cui si muore di fame. È dolorosissimo ma è qualcosa con dobbiamo confrontarci. L’equità è da perseguire ma anche qui facendo i conti con la realtà: un maggior impegno nel favorire la vaccinazione nel mondo – e non solo nei paesi più poveri – è necessario, ma questo non ha un nesso diretto con la situazione che abbiamo nel nostro paese.

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