Economia

Quando è la comunità a fare impresa, il Dl debutta al Senato

Proprio nell'approssimarsi dell'anniversario dei 30 anni dell'Economia di comunione il DL 1650 Disposizioni in materia di imprese sociali di comunità è stato incardinato, in prima Commissione al Senato, mercoledì scorso 26 maggio. L’impresa sociale di comunità è un nuovo modo di organizzare la produzione in forma continuativa e professionale di beni e servizi di interesse di una determinata comunità, fondato sulla partecipazione diretta degli abitanti

di Steni Di Piazza

L’Italia, in armonia con l’Europa, è protagonista di un profondo e innovativo percorso che ha come obiettivo quello di coniugare etica ed economia. La Terra, nostra casa comune e i suoi abitanti continuamente rimandano alla fotografia di uno scenario di sofferenza, malattia, crisi, povertà e nuove fragilità.

Il richiamo è quello ad una società giusta e di diritti, che metta al centro le esigenze di ciascuna persona e individui nuovi processi economici.

Il capitalismo spinto soltanto verso la massimizzazione dei profitti e la conseguente ricchezza di pochi ha dimostrato di essere inadeguato a principi essenziali, quali inclusione sociale e sviluppo umano integrale. L’economia sociale ha in Europa, al contrario, teorizzato visioni e paradigmi virtuosi che, dove sperimentati, hanno agito nell’esclusivo interesse dei luoghi e delle persone che li abitano.

L’Italia ha, inoltre, assecondato la sua naturale vocazione al benessere di ciascuna persona nella formulazione dell’impianto normativo sul Terzo settore, riconoscendo assoluta centralità a questo nobile comparto.

Nel segno di queste trasformazioni si colloca la proposta di legge che abbiamo costruito insieme al senatore Fenu ed ad altri numerosi colleghi senatori, per dare riconoscimento ad una nuova forma di impresa: quella di comunità.

Il DL 1650 Disposizioni in materia di imprese sociali di comunità è stato incardinato, in prima Commissione al Senato, mercoledi scorso 26 maggio.

L’impresa sociale di comunità è un nuovo modo di organizzare la produzione in forma continuativa e professionale di beni e servizi di interesse di una determinata comunità, fondato sulla partecipazione diretta degli abitanti di un determinato luogo che si fanno carico della costituzione, della definizione degli obiettivi, delle strategie e del finanziamento e ne garantiscono la gestione. L’impresa di comunità si sviluppa a partire dalla capacità degli attori locali di valorizzare le risorse interne alla comunità e di attrarne di nuove.

L’azione normativa che si intende introdurre deriva dal testo sulle imprese sociali D.Lgs. 112/2017). Mi soffermo su quelli che ritengo essere gli elementi di maggior pregio rispetto alle politiche sociali che uno Stato attento deve adottare per la cura dei bisogni essenziali e fondamentali dei propri cittadini.

Il primo obiettivo è ricomprendere tutte le attività in cui sono impegnate o potrebbero impegnarsi le imprese di comunità. Per evitare di dover elencare nel dettaglio le attività da realizzare (tenendo conto che queste possono cambiare nel corso del tempo), si propone di introdurre, come già previsto per le imprese che inseriscono particolari categorie di soggetti (lavoratori molto svantaggiati, persone svantaggiate o con disabilità persone beneficiarie di protezione internazionale, art. 2, comma 4, D.Lgs 112/2017) il principio secondo cui le imprese (sociali) di comunità possono realizzare “qualsiasi tipo di attività” purché nell’interesse generale della comunità.

Un altro elemento di ampliamento per una visione di bene comune riguarda il patrimonio, nella previsione che, in caso di liquidazione o di cambiamento della natura dell’impresa di comunità, i beni immobiliari rimangano di proprietà o almeno nella disponibilità della comunità.

Altro aspetto potrebbe riguardare la possibilità per le imprese di comunità di coinvolgere persone a titolo volontario. Ampliare questa modalità, superando i limiti previsti per le cooperative sociali e le imprese sociali. Così finanziatori e beneficiari potranno decidere di donare tempo e impegno per il territorio e la comunità oltre il concetto di utile e di retribuzione, per quello virtuoso di bene comune.

L’impresa di comunità non è semplicemente un nuovo concetto all’interno di una teoria economica. Essa racchiude in sé la cultura del dare, della reciprocità, della gratuità e del dono – come ci ha insegnato Chiara Lubich quando ha lanciato trenta anni fa il progetto Economia di Comunione – solo attraverso le quali si può giungere all’affermazione e alla tutela dei diritti universali per ciascun individuo. Sono sicuro che tutto questo appartiene a quell’idea di Welfare Society cui protendo lo sguardo e a cui spero di indirizzare, sempre di più, il mio operare, affinché si consolidino valori transgenerazionali e si ridia futuro alla Terra e ai suoi abitanti.

*Segretario Commissione Finanze e Tesoro – Senato

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