Economia

Iris Network: la tenuta delle imprese sociali alla crisi, tra innovazione e reti collaborative

L'istituto di ricerca presenta l'atteso IV Rapporto che fotografa le imprese sociali alle prese con la pandemia. Il presidente di Fondazione Cariplo, che ne firma la prefazione, sottolinea come «emerge come, dopo una primissima fase di smarrimento, le imprese sociali abbiano reagito alla crisiin modo creativo e dinamico, riorganizzando la propria offerta, facendo rete insieme ad altri soggetti e progettando nuovi servizi»

di Lorenzo Maria Alvaro

«Le imprese sociali, gli enti di terzo settore, le organizzazioni non profit e tutti i corpi intermedi in generale costituiscono un patrimonio indispensabile per le nostre comunità: non solo hanno la capacità di erogare servizi che sanno rispondere in modo capillare e puntuale alle diverse esigenze del territorio, perché lo vivono e lo conoscono, ma sono in grado di generare comunità, attraverso la valorizzazione di spazi, luoghi e legami che avvicinano le persone tra loro e creano tessuto connettivo vitale per lo sviluppo della comunità stessa».


Così Giovanni Fosti, presidente di Fondazione Cariplo introduce il IV Rapporto di Iris Network, presentato oggi. Un report che analizza i fattori principali che hanno determinato la risposta degli enti di terzo settore, e in particolare delle imprese sociali, durante la pandemia e mostra quali possono essere gli elementi di forza su cui puntare per il futuro.

«Sebbene sia difficile individuare grandezze precise, il Rapporto stima che le organizzazioni toccate dalla crisi siano state circa due terzi del totale, in modo analogo a quanto avvenuto per il settore privato», sottoloinea Fosti, «Dallo studio emerge come, dopo una primissima fase di smarrimento, le imprese sociali abbiano reagito alla crisi pandemica in modo creativo e dinamico, riorganizzando la propria offerta, facendo rete insieme ad altri soggetti e progettando nuovi servizi (il 93% di esse ha adottato un atteggiamento proattivo)».

Vari fattori hanno determinato la capacità di tenuta degli enti di terzo settore: «in primis la solidità organizzativa ed i valori, ma anche la propensione connettiva e le competenze. Organizzazioni ben patrimonializzate, fortemente radicate sul territorio, che hanno mantenuto un dialogo con gli stakeholder di riferimento e che hanno saputo utilizzare gli strumenti digitali, hanno affrontato meglio la crisi. Ciò che però ha fa o una grande differenza sono i valori, come emerge dalle interviste condotte tra i direttori degli enti coinvolti, ossia l’orientamento di tutta l’organizzazione a mettere al centro la persona e i suoi bisogni anche quando ciò avrebbe comportato la necessità di ripensare completamente le consuete modalità di lavoro (flessibilità, rinuncia a ferie, doppi turni, etc)», sottolinea il presidente di Fondazione Cariplo.

Un altro elemento molto importante che lo studio mette in evidenza, sottolinea Fosti «è la propensione delle organizzazioni a connettersi e lavorare insieme. Emerge infatti che chi ha adottato atteggiamenti e strategie competitive ha riscontrato molti più problemi di chi invece ha deciso di stare in reti collaborative. Questa capacità connettiva e di ricomposizione delle risorse evita che le energie si disperdano in iniziative frammentate, che singolarmente faticano a raggiungere lo scopo».

Per Fosti un altro aspetto determinante è infine «quello delle competenze necessarie per innovare: emerge infatti che chi ha potuto far affidamento su risorse umane “giovani” e con competenze tecnologiche è stato in grado di muoversi in modo più efficace, veloce e innovativo. La capacità di queste organizzazioni di portare valore alle proprie comunità deriva quindi da un assetto organizzativo robusto su cui si innestano valori e competenze personali, di operatori e volontari, che hanno lo scopo di contribuire all’interesse generale».

Nonostante questa volontà di reagire però il Rapporto evidenzia quanto ingenti siano state le perdite per il terzo settore. «Come emerge anche dallo studio che Fondazione Cariplo ha condotto in collaborazione con ISTAT, dove per la sola Lombardia si stima una perdita complessiva nel 2020 di circa un miliardo di euro. In questa difficile fase che sta attraversando il Paese si evidenziano due leve importanti per preservare questi soggetti così decisivi per la tenuta sociale delle nostre comunità: intervenire in modo mirato a supporto degli enti aggregando risorse e generare conoscenza grazie all’analisi dei dati sul tema», chiarisce Fosti.

«Per Fondazione Cariplo è fondamentale sostenere la produzione di conoscenza sullo “stato di salute” delle organizzazioni di terzo settore», conclude Fosti, «In questa direttrice si inserisce la collaborazione pluriennale con Iris Network – che sposiamo sempre con largo favore – per la realizzazione del Rapporto sull’impresa sociale, oltre quella avuta negli scorsi mesi con ISTAT. Ci troviamo oggi all’interno di una trasformazione epocale, che la pandemia ha accelerato: crisi demografica (invecchiamento e denatalità), cambiamento dei paradigmi familiari e lavorativi, trasformazione digitale, cambiamento climatico. In questo contesto aumentano le disuguaglianze e i divari tra le persone nelle comunità e la coesione sociale è a rischio. Il ruolo di tenuta delle organizzazioni non profit è oggi ancora più importante».


Photo by Melyna Valle on Unsplash

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