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Da no slot a pro slot? Il Piemonte tenta il colpo di mano sulla normativa contro l’azzardo

In un momento critico per il Paese, senza passare dalle commissioni e senza consultarsi con le associazioni e il territorio, la maggioranza che governa la Regione Piemonte tenta il blitz: martedì prossimo manderà direttamente in aula un progetto di legge che, se approvato, cancellerà l'obbligo di distanziare sale slot e macchinette da scuole, ospedali, case di riposo, centri di aggregazione

di Marco Dotti

Dopo circa un mese, il Piemonte torna zona arancione. Nemmeno il tempo di dare la notizia che il Consiglio Regionale (accadrà martedì) viene chiamato a rimettere in discussione la legge no slot entrata in vigore nel 2016 e che da due anni – questo è il vero e forse il solo nodo critico della questione – prevede anche il cosiddetto «distanziometro».

La legge n.9/2016 dispone infatti che vi sia una distanza minima di 300 metri, che diventa di 500 nei comuni con più di 5mila residenti, degli esercizi commerciali che hanno al proprio interno dispositivi di gioco d’azzardo rispetto a scuole, ospedali, residenze per anziani, sportelli bancomat, istituti di credito, luoghi di culto e di aggregazione, ma anche da compro oro. Lasciando ai comuni la facoltà di individuare altri luoghi sensibili, in accordo con lo spirito della legge che, in un impianto di salvaguardia della salute pubblica, è volta «a tutelare le fasce più deboli e maggiormente vulnerabili della popolazione, nonché a contenere l'impatto delle attività connesse all'esercizio del “gioco lecito” sulla sicurezza urbana, sulla viabilità, sull'inquinamento acustico e sulla quiete pubblica».


A differenza della normativa no slot della Lombardia, quella Piemontese si applica anche alle licenze precedenti alla sua entrata in vigore, quindi alla totalità del parco macchinette presenti sul territorio. Inoltre, la legge conferisce ai comuni l’autorizzazione «a disciplinare una riduzione degli orari di apertura non inferiore a 3 ore giornaliere».

Proprio la distanza minima dai luoghi sensibili prevista per l’installazione di macchinette mangiasoldi (slot machine e videolottery) ha dato alla legge piemontese un’efficacia unica, attestata anche da un recente monitoraggio: dal 2016, anno di entrata in vigore della normativa, al 2019, quando è stato introdotto anche il distanziometro, la diminuzione di consumo d’azzardo è stata di 572 milioni di euro, in termini percentuali -11%. Anche a livello comunale, dove sono presenti provvedimenti di contrasto all’azzardo, è stata riscontrata corrispondenza diretta tra riduzione dei volumi di spesa in azzardo e ordinanze dei sindaci.

Una legge che, strano a dirsi, funziona (leggi qui). Legge che funziona non si tocca? Tutt’altro. Da tempo, mischiati a chi protesta con ragione, ci sono anche coloro che, pur in presenza di una moratoria nazionale per quanto riguarda la rivendita di azzardo – bloccata, tranne che per lotto e gratta e vinci, dall’aprile scorso – puntano a cancellare radicalmente la legge piemontese.

Senza passare dalle commissioni, come prevedono regole e prassi, e senza consultarsi con il territorio e le associazioni, la maggioranza di centrodestra che guida la Regione punta a far votare una nuova legge, portandola direttamente in aula martedì 14 aprile.

Il nuovo progetto di legge, spiegano Domenico Rossi e Diego Sarno, rispettivamente vice-presidente Commissione Sanità e Politiche Sociali e portavoce del PD commissione legalità, anziché «passare prima in commissione con la fase delle audizioni esterne», risponde «alle pressioni delle lobby e richiama in aula il testo a partire da mercoledì prossimo cancellando così una promessa, fatta dal Presidente del Consiglio Regionale Allasia, alle associazioni e realtà del territorio che dovevano essere ascoltare in commissione durante le audizioni».

La paura del confronto, secondo gli esponenti dell’opposizione – che, con tutto il mondo dell’associazionismo si dichiara pronto a contrastare un provvedimento palesemente contraddittorio rispetto alle esigenze di salute pubblica – nascerebbe proprio dalla constatazione che la normativa in vigore ha portato effetti benefici, in primo luogo «nella contrazione del gioco fisico, alla diminuzione delle somme giocate e dei soldi persi dai piemontesi, alla riduzione dei casi presi in carico dai servizi per le dipendenze». Viene contestata, numeri alla mano, anche l'ipotesi di un decremento occupazionale legato all'apllicazione della normativa no slot.

Il nuovo progetto di legge, dalle associazioni ribattezzato pro-slot, porta la firma di Claudio Leone della Lega che, come dichiarava in un’intervista alla rivista di settore GiocoNews, non ha mai fatto mistero delle sue intenzioni: «finché sarò in consiglio regionale per me sarà una battaglia, finché la proposta arriverà in Aula e verrà cancellata la legge 9/2016». La "battaglia” del centrodestra piemontese prevede, mando a dirlo, l’azzeramento del distanziometro.

Perché tanta fretta? Perché proprio ora? Attenzione alla tempistica: l’applicazione del distanziometro per le sale i locali nati prima del 2019 – che hanno quindi avuto due anni di tempo per adeguarsi alla normativa – diverrà definitiva il 21 maggio prossimo.

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