Politica

Se si ferma l’ambulanza

Misericordie, Pubbliche assistenze, Croce Rossa, che assicurano la gran parte del trasporto sanitario in Italia messe in crisi dai crescenti aumenti di energia e carburanti, mentre i rimborsi regionali sono indicizzati al rallentatore. Il presidente delle Misericordie, Domenico Giani, lancia l'allarme e si chiede: "Dovremmo riconsegnare le chiavi di sedi e mezzi? E chi penserà ai fragili". Nell'area fiorentina, azione congiunta con l'Anpas

di Giampaolo Cerri

Siamo ai volontari che portano all’ambulanza alla pompa di benzina e poi mettono mano al portafoglio, pagando di tasca propria. Domenico Giani, presidente delle Misericordie d’Italia dopo aver ricoperto molti ruoli istituzionali in Italia e in Vaticano (dove è stato capo della Gendarmeria), s’è lasciato andare ieri su Avvenire a un lungo e articolato sfogo sulla situazione, drammatica, in cui versano i trasporti sanitari nel nostro Paese.

Per effetto del combinato disposto di aumenti di energia e di carburanti, le Misericordie fanno fatica a pagare le bollette delle loro sedi – spesso anche luoghi di aggregazione e di socialità diffusa – e i rifornimenti per i mezzi che, ogni giorno, assicurano a migliaia e migliaia di persone la possibilità di raggiungere un luogo di cura.

Non che le Misericordie fossero rimaste inerti dinnanzi agli aumenti, dapprima ventilati e poi comparsi, massicciamente in bolletta. E quando ai rincari correlati in qualche misura alla transizione ecologica si sono aggiunti quelli determinati dalla crisi ucraina, avevano preso carta e penna, come si diceva un tempo, e scritto al Governo ma soprattutto alle Regioni, vale a dire gli enti che rimborsano il servizio di trasporto sanitario ormai su basi largamente insufficienti, rivalutato dal 2015 su base Istat e con adeguamenti praticamente impercettibili. Non solo, come ha spiegato Giani ad Avvenire, i due anni della pandemia, avendo bloccato molti servizi, come l’accompagnamento degli anziani ai luoghi di accoglienza socio-sanitaria diurna, i bilanci s’erano clamorosamente alleggeriti, ovviamente dovendo comunque provvedere al pagamento degli stipendi dei dipendenti, molti autisti e molti soccorritori, quelli che garantiscono i servizi di emergenza h 24.

Oggi però l’adeguamento Istat fa sorridere e, nell’attesa il prezzo della benzina vola. “La benzina agricola”, esemplifica Giani, “costa 0,98 centesimi al litro mentre noi la paghiamo 2,21”.

Nei giorni scorsi, proprio a Firenze, la città dove la Confederazione nazionale ha sede e dove le Misericordie sono nate nel Medioevo, essendo la più antica realtà di volontariato nel mondo, s’erano fatte sentire quelle dell’Area fiorentina, ma non da sole, in una nota congiunta con le Pubbliche assistenze dello stesso territorio: Andrea Ceccherini, presidente delle prime e Patrizio Ugolini, coordinatore delle seconde, avevano lanciato un appello congiunto, in vista di un tavolo di confronto, martedì 19, presso la Regione Toscana, con un altro Giani, Eugenio il governatore, o comunque coi suoi assessori.

“Non possiamo far fronte in eterno a queste spese. Il rischio", aveav detto Ceccherini, "è di non avere più le capacità di sostenere i servizi che ogni giorno vengono offerti, sia quelli ordinari che quelli di emergenza. Davanti a questi costi dovremo necessariamente ridurre le nostre attività sul territorio". E Ugolini gli aveva fatto eco: “Come Pubbliche assistenze", aveva aggiunt, "manifestiamo il disagio dovuto ai rincari e non arginato da un adeguamento dei rimborsi da parte delle istituzioni, con la conseguente forte difficoltà a sostenere i servizi e l’incertezza sulla presenza dei professionisti, che mette a rischio la continuità della attività. Auspico che il tavolo del 19 luglio porti delle soluzioni con certezze condivise con il mondo del volontariato”.



Piccola notarella a margine: le Pubbliche assistenze, che sono il coté laico delle misericordie cattoliche, sono nate a fine 800, dalle società di mutuo soccorso e altre forme di aggregazione sociale e politica cresciute col movimento operaio e socialista. Per anni, nel secondo 900, le une e le altre non si erano piaciute, talvolta avevano finito per farsi una strisciante concorrenza in territori, come la Toscana, dove erano numericamente molto presenti le une e le altre. Diverse sensibilità definitivamente sparite col secolo che ha visto morire le ideologie politiche.

Che però le une e le altre, oggi, sentano il bisogno di lanciare appelli congiunti, in una battaglia a cui ovviamente non si sottrae la Croce Rossa Italiana, l’altro grande player del volontariato di soccorso, la dice lunga sulla gravità della situazione.

Speriamo che non si debba giungere a scene in cui, con un incidente per strada, l’ambulanza non arrivi perché in garage, col serbatoio vuoto.

Non fanta-volontariato, visto che proprio Giani e alla sua intervista-sfogo di ieri, il provveditore, come si sarebbe detto un tempo, s’era chiesto se si sarebbe dovuti arrivare alla consegna simbolica delle chiavi di sedi e mezzi. “Mi chiedo”, aveva concluso, “se questo silenzio assordante delle istituzioni non verrà rotto, chi penserà ai fragili?”.

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