Famiglia
Albero della Vita lancia un progetto di supporto psicologico per minori e famiglie
La Fondazione ha sviluppato a Napoli, Palermo e Milano, all’interno del progetto contro la povertà “Varcare la soglia”, un’iniziativa di supporto psicologico per i minori e le famiglie. L’obiettivo è quello di dare a genitori e bambini la possibilità di rielaborare il difficilemomento vissuto a causa dell’isolamento sociale dovuto alla pandemia da Covid-19. Sono oltre 200 le famiglie che hanno iniziato il percorso
di Anna Spena
Varcare la Soglia è un Programma Nazionale della Fondazione l’Albero della Vita che da 7 anni prova a contrastare la povertà in Italia nelle periferie di Milano, Genova, Perugia, Catanzaro, Napoli, Palermo. Dal 2014 ad oggi il progetto ha seguito 4136 persone in difficoltà. Più di mille famiglie e 2200 minori. Varcare la soglia dà un sostegno materiale, che consente alle famiglie di ottenere mensilmente sia beni alimentari sia, in caso di necessità, anche pannolini, prodotti igienici e materiale scolastico, per provvedere ai propri bisogni e un sostegno socio-educativo, che attraverso colloqui individuali e home visiting offre alle famiglie un percorso di orientamento e tutoraggio da parte di figure educative professionali. Questo percorso ha lo scopo di supportarle nel processo di riacquisizione delle proprie competenze e del successivo empowerment e di conseguenza affrontare in modo più efficace il proprio stato di difficoltà. Con la pandemia la situazione è degenerata: «Per questo motivo», spiega Giuseppe Di Rienzo, responsabile dei progetti in Italia de L’Albero della Vita, «ai servizi proposti abbiamo aggiunto quello del sostegno psicologico a minori e famiglie che vivono in condizioni di vulnerabilità che, ad oggi, è attivo nelle sedi di Milano, Palermo e Napoli. L’obiettivo è quello di dare a genitori e bambini la possibilità di rielaborare il difficile momento vissuto a causa dell’isolamento sociale dovuto alla pandemia da Covid-19».
A Milano le famiglie che ricevono supporto psicologico sono 50, sia italiane che straniere, e vivono principalmente nel quartiere Baggio. Nello Zen a Palermo le famiglie italiane aiutate sono circa 100 mentre a Napoli sono 60, sempre in maggioranza italiane, nel quartiere di Ponticelli. «Il progetto», continua Di Rienzo, «è realizzato con alcuni psicologi che collaborano con L’Albero della Vita. Gli incontri possono essere di gruppo o individuali, e hanno l’obiettivo di migliorare il benessere psicologico dei bambini e delle loro famiglie in povertà assoluta. Questo obiettivo viene perseguito attraverso incontri di sostegno psicologico individuali con i genitori e attività laboratoriali che aiutino bambini e ragazzi a elaborare emotivamente questo periodo storico».
Lo psicologo prende in carico l’intero nucleo familiare e, al momento, per garantire lo svolgimento in sicurezza, la maggior parte dei laboratori sono tenuti da remoto. Durante gli incontri e i laboratori bambini e genitori rielaborano emotivamente i propri vissuti attraverso il disegno e la narrazione. Le tematiche affrontate riguardano il senso di isolamento, l’incertezza sul futuro, l’insicurezza per la crescita dei figli, la gestione dei bambini in casa.
«I componenti della famiglia», aggiunge Di Rienzo, «fanno un percorso di fuoriuscita dall’isolamento. Dopo il primo lockdown abbiamo notato che alcune situazioni erano peggiorate per una serie di motivi: dalla perdita di routine allo stress crescente, dalla paura di ammalarsi alle incertezze sul lavoro. Per i bambini è stato particolarmente difficile: spesso non possono uscire di casa, la scuola va ad intermittenza. Se sei un bambino di periferia poi spesso sei tagliato fuori dalla didattica a distanza, magari non hai gli strumenti o una connessione poco stabile e spesso i genitori non sono in grado di seguirti in questo percorso. Se sei un bambino che vive in periferia spesso vivi in una casa davvero molto piccola e l’isolamento, la convivenza forzata e l’instabilità socio-economica, possono comportare per le donne e i loro figli e figlie il rischio di una maggior esposizione alla violenza domestica e assistita».
L’idea del progetto sul sostegno psicologico vuole lavorare su tre livelli: «Aiutare il bambino nella comprensione di ciò che sta accadendo, sia a livello razionale che emotivo; supportare i genitori nella relazione con i figli che spesso si sentono frustati perché non in grado di aiutare i figli nel
percorso scolastico per mancanza di competenze digitali e/o per un basso livello d’istruzione. E lavorare sulla paura del contagio dato che in questo anno abbiamo notato come tanti bimbi e adolescenti abbiano più volte palesato paura di uscire di casa e di relazionarsi con gli altri».
Le sedute con gli psicologi vengono calendarizzate in base alle esigenze della singola famiglia e della singola persona, e gli incontri, individuali o laboratoriali di gruppo, possono essere settimanali o bisettimanali.
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