Cultura
Politiche abitative, l’Osservatorio: la casa non può essere un lusso
Il nuovo organismo riunisce Forum Disuguaglianze e Diversità, Caritas, Legambiente, Unione Inquilini, Sunia, Uniat, Cgil, Cisl, Uil, Sicet, Forum Terzo Settore Lazio, Rete Numeri Pari, Libera, Vas-Verdi Ambiente e Società, oltre a numerosi atenei italiani
Salvatore è uno degli utenti ben conosciuti dalla Caritas, alla quale si rivolge ormai da 15 anni. Viveva e dormiva per la strada, sino a poco tempo fa. Oggi ha finalmente trovato un tetto, grazie ai fondi statali e alle risorse della stessa Caritas. È riuscito a ricostruire un minimo di rapporti con i suoi familiari. Maria, invece, ha un reddito bassissimo. Riceve il reddito di cittadinanza ma, con l’aumento delle bollette e una disabilità parziale, non riesce più a far fronte alle spese quotidiane e nemmeno a pagare il canone di affitto Erp (edilizia residenziale pubblica). Neppure l’aiuto della Caritas è riuscita ad evitarle lo sfratto. Poi ci sono i casi di Mohammed e Antonio, entrambi padri lavoratori con tre figli a carico, che arrivano a malapena alla fine del mese. Avrebbero i requisiti per avere una casa Erp ma sono in graduatoria da dieci anni, ormai hanno perso fiducia sull’assegnazione. Infine, Miriam e Francesca sono due madri che si sono rivolte alla Caritas perché non ce la facevano più, in quanto il solo affitto oscilla tra gli 800 e i 1.000 euro. I mariti lavorano ma il reddito non è sufficiente. E se andassero ad abitare fuori città, i costi dei trasporti compenserebbero quelli dell’attuale casa.
Sono soltanto alcuni degli esempi emersi oggi a Roma nel corso della presentazione dell’Osservatorio nazionale sulle politiche abitative e di rigenerazione urbana, che si è tenuta alla sede del Cnel. “Un impegno non più rinviabile” era il titolo dell’evento organizzato dai numerosi promotori: Forum Disuguaglianze e Diversità, Caritas, Legambiente, Unione Inquilini, Sunia, Uniat, Cgil, Cisl, Uil, Sicet, Forum Terzo Settore Lazio, Rete Numeri Pari, Libera, Vas-Verdi Ambiente e Società, Università La Sapienza, Politecnico di Milano, Politecnico di Bari, Iuav, Università di Catania, Università di Trieste.
Gli esempi citati sono una goccia nell’oceano, rispetto alle centinaia di migliaia di casi che si registrano in Italia (dati in continuo aumento). La punta di un iceberg che ha spinto gli organizzatori dell’Osservatorio a fare il punto della situazione, porre quesiti e soprattutto proporre soluzioni. Purtroppo è saltato l’intervento conclusivo di Enrico Giovannini, ministro delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibili, che è stato trattenuto al tavolo delle trattative con i tassisti. Ora dal governo si attendono risposte concrete, prima che la situazione degeneri. All’esecutivo guidato da Mario Draghi arriverà un primo documento di proposte su un problema sociale enorme, destinato a esplodere in assenza di risposte di sistema. Perché, come hanno sottolineato alcuni relatori, nel frattempo «si è creato un mercato speculativo, persino con infiltrazioni della malavita organizzata, quando basterebbero interventi economici non elevati per aiutare le famiglie in difficoltà perché non hanno redditi adeguati: nella sola Roma ci sono 17mila persone senza fissa dimora. Con il Pnrr, migliaia di immobili oggi sfitti saranno rigenerati e resi disponibili».
Il documento, frutto del lavoro di un gruppo di sindacalisti, associazioni, operatori del settore, studiosi e ricercatori, analisti di politiche della casa che promuovono e compongono l’Osservatorio, vuole riconoscere il valore del “pubblico” e la centralità del suo ruolo nella costruzione e attuazione delle politiche dell’abitare, sia che si tratti di intervenire rafforzando e migliorando l’offerta, in tutte le sue articolazioni, sia che si intervenga a sostegno della domanda, sia infine che si tratti di aggiornare e migliorare la normativa e la regolazione.
Un lavoro collettivo che ha coinvolto da gennaio a giugno 2022 un gruppo di esperti, spinti dalla necessità di affrontare con urgenza, sistematicità e pragmatismo la questione dell’abitare, mettendo in comune saperi, competenze, punti di vista ed esperienze.
Tiziano Treu, presidente Cnel, ha precisato: «Abbiamo fatto una lunga ricerca sulle povertà, che riguarda tante persone e soprattutto i giovani. Il problema casa viene investito in pieno, e pure la transizione ecologica investe un ruolo importante. C’è la necessità di affrontare la questione in modo multidimensionale. È una missione nazionale che ha diversi versanti. Dopo anni in cui il ruolo del pubblico è stato ampiamente svalutato, è giunto il momento di rivedere certe posizioni. Occorre un piano di investimenti, certamente, ma va accompagnato da adeguate politiche abitative di ampio respiro e uno sguardo medio-lungo. C’è poi un problema enorme di governance, con una drammatica frammentazione delle politiche. La stessa cosa la stiamo vivendo con la sanità. Ecco perché occorre una regia nazionale, che non esclude una coprogettazione».
Fabrizio Barca, coordinatore del Forum Disuguaglianze e Diversità, ha precisato che «non si tratta di tornare indietro. Tuttavia, siamo di fronte a un clamoroso fallimento pubblico di proporzioni catastrofiche. Il confronto con Francia e Germania appare impietoso per la bassa qualità della nostra edilizia residenziale pubblica. E, ormai, non solo su quel versante». Gianluigi Chiaro, della Caritas Italiana, ha sottolineato: «Parliamo di persone, non solo di strumenti, seppure essi siano indispensabili. È così difficile capire che il costo sociale di uno sfratto o di un decadimento è superiore di molto rispetto al sostegno dei soggetti persone fragili?».
Non si tratta più solo delle fasce della popolazione tradizionalmente riconosciute come destinatarie di un’abitazione di edilizia residenziale pubblica: ad esse si aggiungono, infatti, nuove e diversificate situazioni di disagio grave, temporaneo o stabile, che colpiscono persone sempre più in difficoltà nel sostenere i costi dell’abitare o nell’accedere ad un’abitazione economicamente accessibile e dignitosa. A fronte di questi problemi, l’offerta pubblica di abitazioni e le politiche correlate risultano del tutto inadeguate.
Nel documento si chiede il rilancio dell’edilizia residenziale pubblica con un programma pluriennale che possa sanare una carenza che le stime più accreditate indicano in 500mila alloggi. Questo obiettivo può e deve essere raggiunto senza ulteriore consumo di suolo, partendo dal recupero e dal riuso del patrimonio edilizio esistente e dismesso, privato e pubblico, aggredendo così anche uno tra i primi fattori di degrado nelle nostre città. I dati Istat parlano di 1-2 milioni di edifici abbandonati su 40 milioni. Sono state indicate quattro leve da utilizzare: riadattare, riqualificandole, le abitazioni Erp alle nuove dimensioni dei nuclei familiari; recuperare il patrimonio pubblico dismesso e inutilizzato; recuperare il patrimonio privato inutilizzato attraverso la leva della fiscalità, rendendo oneroso, al pari di molti Paesi europei, il mantenimento di case vuote e sfitte; infine, diffondere e rendere più sistematico l’autorecupero.
Il convegno è stato introdotto da Sabina De Luca, del Forum Disuguaglianze e Diversità. Si sono alternati numerosi relatori: Carlo Cellamare, Università La Sapienza; Francesca Cognetti, Politecnico di Milano; Silvia Paoluzzi, Unione Inquilini; Luigi Veltro, Uil; Fabrizio Esposito, Sicet Cisl; Mimmo Fontana, Legambiente; Laura Fregolent, Università Iuav di Venezia; Elena Marchigiani, Università di Trieste; Nunzia De Capite, Caritas Italiana. In chiusura, la tavola rotonda coordinata da Giorgio Santilli, giornalista del Sole 24 Ore, ha visto la partecipazione tra gli altri di Emily Marion Clancy, vicesindaco di Bologna, Francesca Danese del Forum nazionale Terzo settore, e Laura Mariani (Cgil) in rappresentanza dei sindacati confederali.
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