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Roccella Jonica, la Lampedusa che l’Italia ignora
Dall’inizio dell’anno sono oltre 4.000 i migranti arrivati nel porto calabrese o nelle spiagge vicine. Ad arrivare dalla Turchia sono barche a vela pilotate da scafisti ucraini o provenienti dall’area dell’ex Urss. In viaggio tante famiglie provenienti da Siria, Afghanistan, Iran e ultimamente anche Bangladesh e Palestina. L’estate scorsa gli sbarchi sono arrivati a una media di quattro al giorno. E come a Lampedusa l’assenza delle navi quarantena non permette più immediati trasferimenti
Quando questo inverno la piccola siriana rinominata “Splendore” dalla sua giovane mamma e dagli operatori della Croce Rossa è arrivata al porto di Roccella Jonica è stato possibile organizzarsi in tempo per il suo arrivo dalla cabina di pilotaggio di una motovedetta della guardia costiera italiana. Perché qui in questo luogo di frontiera quando si sa di un imminente sbarco le associazioni del territorio e le neomamme preparano tutto ciò che può servire per i piccoli arrivati. Dal mare. Da imbarcazioni a vela provenienti dalla Turchia o seppur in quantità inferiore da barconi partiti dalla Libia o persino dall’Egitto.
Qui, nel porto che si affaccia sulla fascia jonica della Calabria dall’inizio dell’estate gli sbarchi di migranti non si sono mai fermati. “Per adesso ne abbiamo in media due al giorno, ma ci prepariamo a numeri che probabilmente saranno superiori a quelli dell’anno scorso”, spiega Concetta Gioffrè, presidente del Comitato territoriale Riviera dei Gelsomini di Croce Rossa italiana.
L’anno scorso gli arrivi dei migranti avevano superato quota 5.100 per un totale di 53 sbarchi, quest’anno dal primo gennaio ne sono già arrivati oltre 4400 considerando oltre Roccella le vicine spiagge di Bruzzano, Siderno, Camini e Caulania.
Un numero quello degli arrivi sulla Locride che di anno in anno cresce rapidamente e che ha avuto un’impennata tra il 2020 e il 2021. Chi arriva a Roccella Jonica lo fa principalmente dalla rotta della Turchia con imbarcazioni a vela di fabbricazione tedesca o francese. Un viaggio che può arrivare a costare dai 10 mila ai 20 mila dollari a persona e che era stato individuato negli anni dal Gicic (Gruppo di contrasto all’immigrazione clandestina) della Procura di Siracusa, guidato dal commissario Carlo Parini.
Come avvenuto in Sicilia negli anni, tra Siracusa e Portopalo di Capo Passero, a guidare queste imbarcazioni spesso rubate dai trafficanti sono in prevalenza scafisti ucraini o provenienti dall’area dell’ex Urss, abili navigatori che stando alle dichiarazioni dei migranti sbarcati a terra “non fanno mai mancare nulla alle persone a bordo, dall’acqua al cibo”. Perché in questo tipo di tratta non ci sono persone ammassate nelle stive, non si muore asfissiati e il viaggio è in genere ben organizzato.
La “middle class” che viaggia dalla Turchia fino a Roccella Jonica è costituta in gran parte da famiglie provenienti da Siria, Afghanistan, Iran, Bangladesh, ultimamente anche dalla Palestina.
“In uno degli ultimi sbarchi di luglio abbiamo accolto due bimbi palestinesi rispettivamente di uno e tre mesi, quest’ultimo era l’ottavo dei suoi fratelli, una famiglia numerosa”, racconta Gioffrè dal 2008 in prima linea a Roccella Jonica per prestare accoglienza ai migranti.
Oggi al porto è allestita una tensostruttura di circa 250 metri quadri che può contenere dalle 120 alle 130 persone. A gestirla sono proprio i volontari di Croce Rossa che ad ogni migrante arrivato donano un kit contenente beni di prima necessità, ma i numeri però aumentano e anche qui è capitato l’anno scorso che centinaia di persone hanno dormito all’addiaccio.
“In questi anni di pandemia il trasferimento sulle navi quarantena permetteva una prima facile collocazione per i migranti che altrimenti sarebbero stati costretti a rimanere nella tensostruttura per più giorni”, spiega la presidente del Comitato di Cri. Anche a Roccella Jonica si presenta dunque la stessa problematica che si è manifestata con insistenza a Lampedusa davanti all’hotspot dell’isola stracolmo che è arrivato nei giorni scorsi a contenere oltre 2000 persone e per cui per garantire i trasferimenti a terra è stato necessario l’intervento della Marina Militare.
“Ci troviamo a gestire un hotspot che non è un hotspot”, continua Gioffrè che con il suo team e la collaborazione dei poliziotti della Questura di Siderno garantisce correndo tra uno sbarco e l’altro una dignitosissima accoglienza ai migranti che arrivano.
Da qualche giorno anche Medici Senza Frontiere ha avviato un intervento a Roccella Jonica per contribuire a fornire assistenza medica e psicologia alle tante famiglie in arrivo: “In questi primi giorni abbiamo visto arrivare, dopo viaggi lunghi giorni e spesso a bordo di imbarcazioni fatiscenti, famiglie, minori soli, donne incinte. Siamo qui per supportare la città di Roccella Jonica e in generale tutto il territorio della Prefettura di Reggio Calabria, che dall'inizio dell'anno è stata chiamata a gestire uno sbarco in media ogni 3 giorni”, afferma Giovanni Perna, capo progetto di MSF a Roccella Jonica.
Dopo Lampedusa, il porto di Roccella Jonica è il secondo oggi in ordine di arrivo di migranti. E come accade nell’isola delle Pelagie ad arrivare non sono migranti salvati da navi delle ong.
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