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Migranti, scoppia l’hotspot di Lampedusa

In assenza delle seppur criticate navi quarantena i trasferimenti dall’isola alla terraferma procedono a rilento e gli sbarchi procedano senza sosta. “Fino a 18 in un giorno”, spiega Marta Bernardini, coordinatrice di Mediterranean Hope. In 315 a bordo della GeoBarents. Oltre 10 mila i migranti riportati in Libia

di Alessandro Puglia

Riprendono senza sosta gli sbarchi in Sicilia e la macchina dell’accoglienza vacilla con numeri che all’interno dell’hotspot di Lampedusa non si erano mai visti negli ultimi anni. Nella struttura di Contrada Imbriacola ci sono al momento oltre 2000 persone davanti a una capienza limite di 450-500 persone. Un panorama prevedibile che il mondo della società civile aveva tracciato da tempo in assenza di politiche europee sul soccorso in mare.

La più grande isola delle Pelagie torna ad essere così il riflesso di quelle carenze strutturali e di programmazione che riguardano la macchina dell’accoglienza legata agli sbarchi. “I numeri degli arrivi sono in linea a quelli dell’anno scorso, non è un’emergenza, Lampedusa non può continuare ad essere il centro di tutti i flussi migratori”, spiega a VITA Marta Bernardini, coordinatrice di Mediterranean Hope, il programma rifugiati e migranti della Federazione delle chiese evangeliche in Italia.


Davanti agli oltre 2000 arrivi dal primo luglio Mediteranean Hope ha calcolato nelle giornate del quattro e del cinque luglio una media di 17-18 arrivi al giorno: “Si tratta di sbarchi autonomi o di barconi che vengono accompagnati in porto da motovedette della guardia costiera o della guardia di finanza. I luoghi di partenza sono sempre Libia o Tunisia. E cresce sempre di più il numero dei minori non accompagnati”.

A lanciare l’allarme sull’isola sono anche i due ex sindaci che hanno contribuito a rendere il fenomeno migratorio un valore fondamentale dell’identità lampedusana: “Sono 2100 le persone ammassate nel centro di accoglienza a Lampedusa. Anche donne (quatto sono gravide), bambini, malati e bisognosi di cure dormono per terra, dove pure mangiano tra i rifiuti. I posti letto sono meno di 200. Potrebbero essere foto della Libia. Ma non, è l’Italia”, scrive sui social Giusi Nicolini mostrando le foto delle condizioni dell’hotspot di Contrada Imbriacola.

“Il sistema di accoglienza sull’isola si è fermato. E nessuno alza più la voce e richiede misure per il rispetto dei diritti umani e per tutelare la comunità locale. Tutto questo accade mentre il presidente Draghi rilascia dichiarazioni preoccupanti mettendo in discussione il principio di accoglienza umanitaria in Italia”, aggiunge Totò Martello, capogruppo del Pd al consiglio comunale di Lampedusa e Linosa.

Fino a poco tempo fa davanti alle coste di Lampedusa stazionavano le navi quarantena messe in campo dal Governo in tempi di pandemia. “A Lampedusa avevano un ruolo funzionale, oggi le navi di linea o i mezzi della guardia costiera non riescono a trasportare sulla terraferma più di 500 persone ogni due, tre giorni. E arrivati a Porto Empedocle spesso i migranti scappano” spiega Martello a VITA. Nel Mediterraneo centrale proseguono senza sosta i soccorsi da parte delle poche navi della società civile che stanno operando in zona di ricerca e soccorso. Nella sola giornata di ieri il team della nave GeoBarents di Medici Senza Frontiere ha condotto sei salvataggi in 12 ore. A bordo ci sono 315 persone di cui 73 minori e sono sempre più necessarie evacuazioni mediche d’urgenza.

Medici Senza Frontiere aveva documentato la settimana scorsa un naufragio in cui sono risultate disperse 22 persone. Secondo l’Organizzazione internazionale per le migrazioni dall’inizio dell’anno sono almeno 750 le persone che sono annegate in mare nel Mediterraneo centrale nel tentativo di raggiungere l’Europa. E continua a crescere, nel silenzio più generale, il numero delle persone che vengono riportate in Libia. Oltre 10 mila dall’inizio dell’anno.

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