Volontariato
Salute e volontariato: l’ascolto è la prima cura
Ieri il terzo appuntamento degli Stati generali del volontariato bergamasco dedicato alla salute. Le riflessioni di due medici impegnati per anni sul terreno, Pietro Bartolo, medico a Lampedusa per trent'anni sul fronte dei migranti e ora europarlamentare e Claudia Lodesani, infettivologa per anni sul fronte di emergenze come Ebola e ora presidente di Medici Senza Frontiere Italia
di Redazione
La salute è un concetto complesso: parlare di salute significa non concentrarsi esclusivamente sulle problematiche del corpo, sulla assenza/presenza di malattia, ma considerare la persona nel suo complesso e il suo ben-essere. Tutelare la salute significa mettere in condizione ogni individuo di realizzare se stesso e le proprie ambizioni. In questo scenario, è necessario riaffermare un’etica della condivisione per aiutare i singoli dentro le comunità a riconfermare i propri diritti, alimentare una visione per cui il benessere personale non è separabile dal benessere collettivo. Alla luce dell’emergenza Covid-19, oggi più che mai il volontariato deve tornare ad occuparsi di salute: con la sua capacità di mettere al centro la persona e di prendersene cura, di costruire opportunità per le fasce più deboli, di promuovere coesione sociale dentro le comunità.
E chiedere che la salute sia un diritto esigibile da tutti e in ogni parte del mondo. Su questo specifico punto ci aiuteranno nella riflessione due testimoni d’eccezione, Pietro Bartolo (nella foto) medico a Lampedusa impegnato sul fronte dell’accoglienza dei migranti dal 1992 al 2019 e poi europarlamentare, e Claudia Lodesani, medico infettivologo, presidente di Medici senza frontiere Italia impegnata per anni sul campo delle diverse emergenze da Ebola allo tsunami sino ai migrati. Ad aiutare il giornalista Riccardo Bonacina ad animare la serata, due volontarie, Ilaria Chinchella dell'Associazione Propolis e Lucia De Ponti, della LILT Bergamo.
A Pietro Bartolo impegnato sul fronte della salute dei migranti per quasi trent’anni a Lampedusa e dal 2019 al Parlamento europeo, ha spiegato come come salute non sia solo assenza di malattia ma promozione della dignità umana. “L'ascolto è la cura. Sicuramente una cura che il volontariato può dare, anche senza competenze mediche”, ha ricordato il medico da Bruxelles invitando i volontari a non demordere nella sua fondamentale funzione di advocacy affinchè la salute sia un diritto di tutti e ovunque.
Diritto alla salute che Claudia Lodesani anche lei impegnata per tanti anni sul terreno delle emergenze sanitarie in ogni parte del mondo a ribadito con forza come l'urgenza e le urgenze che la pandemia ha evidenziato dimostrano, dalla necessità di una salute pubblica alla necessità che i percorsi di salute siano sempre partecipati dalle comunità.
Riflessioni che hanno indotto il presidente del Centro Servizi Volontariato di Bergamo, Oscar Bianchi, a trarre due conclusioni, “Mi sembra di vedere due compiti per il volontariato: a) de-sanitarizzarsi, uscire dalle istituzioni sanitarie per entrare sempre più nei territori occuparndosii delle persone (e non dei malati), b) presidiare processi di cura (non integrare servizi), costruire reti di protezione attraverso la partecipazione di tutti i cittadini”.
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