Cultura

Bobba: roba passata

Politica. Nasce un "nuovo centro cattolico". Intervista a Luigi Bobba

di Redazione

Parlare di ?nuovo centro cattolico? con Luigi Bobba, che di mestiere fa il presidente delle Acli, è un po’ come parlare delle Torri Gemelle a un marziano. Vita: Il nuovo centro, quindi non la incuriosisce… Luigi Bobba: Guardi, io sono felice che gli italiani abbiano votato per una maggioranza parlamentare solida. Così il governo governa. Rimane un punto, però, ineludibile: l?incomunicabilità consolidata tra società civile e politica, un circuito vitale e non virtuale che era forte e radicato, nella Prima Repubblica, e che s?è interrotto molto tempo fa. Non rimpiango nulla, dico solo che i due partiti storici, Dc e Pci, sapevano parlare e farsi ascoltare dalla società. Fin troppo, purtroppo. Comunque, l?unità politica dei cattolici è morta e sepolta: chi cerca di riportarla in vita compie un?operazione nostalgica, prepolitica. Nell?uno come nell?altro Polo, i cattolici non hanno saputo trasformare il patrimonio che avevano alle spalle in progetto. Chi affonda le proprie radici culturali e politiche nella dottrina sociale della Chiesa dovrebbe sapersi occupare di welfare, famiglia, pace e traghettare la tradizione cattolica nel futuro del Paese. Non mi sempre che ciò stia avvenendo. Vita: Tutti colpevoli di damnatio memoriae, allora? I cattolici conservatori come i cattolici progressisti? Bobba: I cattolici del Polo sono dei nostalgici, come le dicevo, che guardano solo al passato; i cattolici dell’Ulivo, e in specialmodo i popolari, sono colpevoli di presunzione: hanno creduto troppo a lungo di essere i migliori eredi di una storia irripetibile, quella della Dc. è positivo che delle microformazioni politiche vogliano riunirsi. Vita: Galli della Loggia e Panebianco vi accusano di voler riesumare Marx… Bobba: Poveretti. Se solo studiassero un po?, scoprirebbero che noi cattolici sociali abbiamo come fari la Quadrigesimo anno e la Sollecitudo rei socialis, che sono due encicliche scritte alla fine e all?inizio dello stesso secolo. Quello appena passato. Genova da un lato e l’11 settembre dall’altro hanno cambiato tutto: sono state poste delle domande possenti. La globalizzazione, i nuovi diritti e le nuove povertà, il lavoro. Ma nei Palazzi se ne accorgono, ogni tanto?


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