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Emergenza italiana. Più auto che uomini
Quattro automobili per ogni neonato, più di unauto a testa e un trend di vendite sempre in crescita. Sono queste le cifre che spiegano l'inquinamento delle nostre città.
C?è in Italia qualcosa che sembra resistere alle mutazioni del quadro politico mondiale, alla congiuntura incipiente, ai trend negativi: è l?automobile. Nel mese di dicembre 2001, le nuove autovetture immatricolate sono state 131.900, il 7,03% in più rispetto all?anno precedente. In tutto il 2000, sono state 2.359.674 le nuove macchine che si sono riversate sulle nostre strade.«Quattro per ogni neonato», ricorda Legambiente. Se infatti l?Italia viaggia sull?incremento demografico zero, solo 543.900 bambini nati lo scorso anno, mamma industria automobilistica è sempre incinta. La madre delle quattroruote ?tiene? ormai oltre 35 milioni di figli e figlie, delle quali riempe le strade e le piazze di questo Paese. Ogni italiano ne possiede quasi due.
L?anno orribile
Qualcosa sta cambiando, però. Contro questo pensiero unico dell?autovettura, contro questo partito trasversale delle quattroruote, potrebbe levarsi un antitetico movimento anti macchina.
A portargli iscritti e militanti, il collasso del sistema viario e ambientale. Il 2001 è passato in archivio come annus horribilis della motorizzazione privata: blocchi apocalittici delle autostrade a ogni esodo, paralisi kafkiane di migliaia di autoveicoli alla prima spruzzata di neve, inquinamento dell?aria a livelli record.
è stata proprio l?ennesima, rovinosa crisi da smog a fare uscire allo scoperto le prime avanguardie del nuovo trasversale partito. Il governatore della Lombardia, Roberto Formigoni ne fa parte. Prima ha difeso dal suo condomino della Casa delle liberta, Altero Matteoli, il provvedimento di blocco del traffico in mezza Lombardia. Poi, dopo essere andato alla nuova Scala in autobus, ha fatto un appello ai suoi amministrati che pare un programma politico: «Siamo di fronte a una svolta epocale. Dobbiamo cambiare il modo di concepire il lavoro, il modo di viaggiare, il modo di spostarci in città». Quasi volesse ispirarsi al pensiero di Wolfgang Sachs, il guru del Wuppertal Institut, e testa pensante dell?ecologismo.
Formigoni parla di «fluidificare il traffico e di istituire un nuovo stile di vita». Non si era mai sentito parlare così ambientalista in casa berlusconiana. Tanto che il governatore può essere ora opposto al ministro Lunardi, l?ammazzasette dell?ecologismo italiano, l?uomo che il Cavaliere ha incaricato di riempire di autostrade il Bel Paese. Un terminator dell?asfalto che condivide con il suo presidente (seppure in sedicesimo, rispetto al premier) la caratteristica del conflitto d?interessi: la Rocksoil, l?unica azienda traforatrice d?Italia, destinata a realizzare quasi tutti i tunnel delle grandi opere annunciate, è dei suoi congiunti.
Il ministro alle Infrastrutture, d?altra parte, ha il physique du rôle e lo ha dimostrato subito: la prima battaglia è stata quella di innalzare il limite di velocità in autostrada e di lanciare invettive contro quanti «viaggiano lentamente sulle corsie centrali». E quando si è trattato di passare dalle dichiarazioni di intenti alla cruda contabilità di Stato, l?ingegner Lunardi non si è smentito, «destinando a metropolitane e ferrovie uno stanziamento shock di 12 milioni di euro all?anno», come ricorda il presidente di Legambiente, Ermete Realacci.
L?Italia ?stile Fiat? che trionfa. Cosa che iscrive di diritto il regista e scrittore Goffredo Fofi, nel partito anti auto. La sua è una delle poche voci di intellettuali che in questi anni abbiano osato alzarsi contro il moloch automobilistico italiano. «Considero l?automobile un?arma. E siccome sono contrario alle armi sono contrario anche alle auto».
Guardate che costi
I morti infatti non sono pochi. Il Piano nazionale per la sicurezza stradale, redatto nel 2000 del ministero dei Trasporti (e quindi prima della cura Lunardi), espone cifre spaventose. Del decennio 1991-2000, sono morte in incidenti automobilistici oltre 72mila persone, mentre i feriti sono stati 2.400.000.
Oltre al sangue, però, il mito automobilistico, il modello unico di mobilità che viene ammannito agli italiani, produce un costo economico di 21 miliardi di euro all?anno (42mila miliardi di lire).
Una ricerca della Fondazione Caracciolo per l?Aci, con il supporto di Nomisma, rivela infatti che «nell?ambito di un reddito mensile di 2mila euro, una famiglia destina ai trasporti 303 euro, di cui 270 assorbiti dall?automobile». Parte di questi costi confluiscono nel grande fiume delle tasse: «Le auto private», spiega la ricerca, «nel 2000 hanno dato un gettito di 41,7 miliardi di euro (81mila miliardi di lire)». Insomma, quanto certe manovre finanziarie vecchio stile. Un popolo di automobilisti-contribuenti, dunque.
Diventerà una freccia nell?arco del partito anti auto?
Un’idea. Car sharing
Un?auto collettiva per salvarci dal traffico. Nella città tedesca di Brema ci provano con il car sharing. Le macchine sono distribuite sul territorio municipale e i cittadini possono utilizzarle liberamente, usando una carta magnetica. Una volta usata, la parcheggia dove capita, ma sempre all?interno di una zona prestabilita. Un sistema computerizzato rileva gli spostamenti ed sempre è in grado di localizzarle.
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