Mondo
Nel mondo 2,2 miliardi di persone non hanno accesso all’acqua
“In un momento storico in cui siamo travolti dalla pandemia è inaccettabile che, nel mondo, ci siano ancora 2,2 miliardi di persone senza accesso all’acqua. È un diritto che spesso in Italia si tende a dare per scontato eppure, purtroppo, non lo è”. Con queste parole il presidente di WeWorld Marco Chiesara commenta la Giornata Mondiale dell’Acqua che si celebra ogni anno il 22 marzo
di Redazione
«In un momento storico in cui siamo travolti dalla pandemia è inaccettabile che, nel mondo, ci siano ancora 2,2 miliardi di persone senza accesso all’acqua. È un diritto che spesso in Italia si tende a dare per scontato eppure, purtroppo, non lo è». Con queste parole il presidente di WeWorld Marco Chiesara commenta la Giornata Mondiale dell’Acqua che si celebra ogni anno il 22 marzo.
È per questo che WeWorld – organizzazione impegnata da 50 anni a garantire i diritti di donne e bambini in 27 Paesi del Mondo compresa l’Italia – è al lavoro da anni per il raggiungimento del sesto obiettivo dell’Agenda 2030 in modo da garantire un equo, corretto e partecipato accesso all’acqua attraverso la fornitura di acqua potabile e servizi igienico-sanitari, visto che oltre la metà della popolazione mondiale (4,2 miliardi di persone) non dispone di servizi igienici sicuri (WHO/UNICEF, 2019).
«Negli ultimi anni – continua Marco Chiesara – abbiamo lavorato soprattutto in quei paesi dove le risorse idriche sono più scarse, includendo i gruppi più vulnerabili e privilegiando una governance locale, partecipata e multi-attoriale di questa preziosa risorsa. Lo abbiamo fatto anche in quei territori colpiti dalla guerra per garantire a tutti un accesso all’acqua quanto più continuo possibile». Come in Siria – che quest’anno conta 10 anni di guerra – dove WeWorld ha lavorato per riabilitare reti idriche, stazioni di pompaggio e serbatoi, soprattutto nelle aree di Aleppo e Deir-Ez-Zor, grazie agli interventi finanziati da diversi donatori quali ECHO, Cooperazione Italiana e Agenzie delle Nazioni Unite. Qui, in condizioni di estrema fragilità, la riabilitazione di sistemi idrici nelle zone rurali di Aleppo e Deir Ez Zor ha infatti garantito acqua potabile ad oltre 79.000 persone vulnerabili, mentre la ricostruzione di servizi igienico-sanitari presso 9 scuole ha consentito ad oltre 7.200 alunni di adottare pratiche igieniche corrette e di usufruire di un adeguato accesso all’acqua. In totale, l’intervento ha permesso ad oltre 130 mila persone di avere un accesso all’acqua sufficiente e sicuro per l’uso domestico. Uno dei modi per far fronte anche all’emergenza Covid-19.
Anche in 6 villaggi è stato completato il ripristino delle reti idriche danneggiate durante il conflitto: grazie alla riconnessione, alla riparazione e alla sostituzione delle tubature della rete idrica locale WeWorld non solo ha garantito un adeguato accesso all'acqua sicura dei villaggi ma ha ridotto ulteriormente la dipendenza dal trasporto dell'acqua.
Quest’anno sono state individuate 60 nuove strutture WASH per la riabilitazione ad Aleppo e Deir-Ez-Zor. I lavori sono in corso e, una volta completati, garantiranno l'accesso regolare all'acqua ad almeno 30.000 studenti. I lavori saranno integrati con la distribuzione di kit per la pulizia delle scuole sia ad Aleppo che a Deir-Ez-Zor. I kit saranno consegnati durante l'implementazione delle campagne scolastiche di promozione dell'igiene, attuate dallo staff del WeWorld in linea con le linee guida di precauzione Covid-19.
Con i suoi interventi WeWorld è riuscita a raggiungere nel mondo oltre 2.1 milioni di persone, erogando oltre 28 mila metri cubi d’acqua e distribuendo oltre 15 mila kit igienico-sanitari. In tutti i paesi ha inoltre organizzato corsi di formazione e – grazie a 73 campagne di sensibilizzazione – ha raggiunto oltre 1.370.000 persone per aumentare la consapevolezza sul diritto all’acqua e sulle norme igieniche, fondamentali per un uso inclusivo e sostenibile delle risorse idriche. Infatti, oltre all’intervento in Siria, in Libano WeWorld ha rafforzato 26 reti idriche a beneficio di 113.000 persone, rifugiati siriani e libanesi più vulnerabili, favorendone la coesione sociale. In Palestina, ha costruito reti idriche, impianti di desalinizzazione e latrine per 463.000 persone e distribuito kit igienici per 3.500 beneficiari. Anche in Africa (Kenya, Tanzania e Mozambico) è stato favorito l’accesso all’acqua e all’igiene nelle strutture educative, intervenendo sui servizi igienico-sanitari utilizzati da oltre 16.900 studenti. In risposta all’epidemia di colera in Burundi, ai cicloni abbattutisi sul Mozambico, alla siccità in Guatemala, abbiamo aumentato la disponibilità di acqua pulita (2 serbatori in Guatemala, 32 punti di distribuzione e kit di potabilizzazione per 28.400 m3 di acqua in Burundi, 2.744 filtri in Mozambico) e rafforzato le pratiche igieniche (latrine per 16.200 persone in Mozambico).
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