Welfare
A Casa Testori, nel laboratorio di periferia per i giovani artisti
L’abitazione dove è nato e ha vissuto il grande scrittore milanese è diventato un hub di innovazione. «Continuiamo un po’ quello che il maestro fece durante la sua vita», aggiunge Dall’Ombra «poiché, in particolar modo a partire dagli anni Ottanta, Testori, che era anche un critico d’arte, valorizzò molti giovani artisti. Casa Testori si pone quindi come uno spazio intermedio tra i grandi musei e le gallerie private»
Quando cammini per i corridoi di Casa Testori, pensi che lui, Giovanni Testori, sarebbe felice di vedere che cosa è diventata la sua abitazione. Testori, uno dei più grandi intellettuali del Novecento, visse in questa casa a Novate Milanese, alle porte di Milano, praticamente per tutta la vita. Una casa di industriali lombardi, adiacente alla fabbrica di famiglia, che fu anche un crocevia di tanti amici. Registi, attori, artisti: da Luchino Visconti a Renato Guttuso, da Franca Valeri a Ennio Morlotti a Franco Parenti. Una personalità vivace e poliedrica come quella di Testori, che amava circondarsi di intellettuali e artisti, gioirebbe nel vedere che la sua casa oggi è un interessante hub culturale.
«Casa Testori è un associazione culturale nata nel 2010 e ora presieduta da Carlo Maria Pinardi:» spiega Davide Dall’Ombra, il direttore, «il nostro obiettivo è quello di dar vita ad iniziative che tengano la casa dello scrittore aperta al pubblico, come punto di incontro e di produzione culturale sul territorio». La Casa, elegante e sobria, è disposta su due piani: al primo piano si racconta la vita di Testori, attraverso le sue opere, le fotografie di famiglia, i suoi scritti… E si presenta il suo lavoro di pittore, scrittore e drammaturgo. Al piano inferiore, invece, viene lasciato spazio al lavoro di giovani artisti emergenti: in dieci anni ne sono passati 300, tra italiani e stranieri, in una quarantina circa di mostre. «Continuiamo un po’ quello che il maestro fece durante la sua vita», aggiunge Dall’Ombra «poiché, in particolar modo a partire dagli anni Ottanta, Testori, che era anche un critico d’arte, valorizzò molti giovani artisti. Casa Testori si pone quindi come uno spazio intermedio tra i grandi musei e le gallerie private. Oltre a curare mostre all’interno, portiamo l’arte fuori dalle nostre mura, realizzando esposizioni in collaborazione con diversi spazi pubblici e musei in Italia».
Non si paga il biglietto
L’accesso a casa Testori è libero, non si paga il biglietto. Il budget annuale per la gestione e i progetti è di circa 500mila euro. La maggior parte delle risorse provengono dalla collaborazione con fondazioni e soggetti pubblici, grazie alla capacità della sua offerta culturale di rispondere al bisogno individuato dagli enti erogatori.
Giulia Zorzi ha curato la mostra attualmente in corso a Casa Testori: “Meristà”. Le restrizioni dovute alla pandemia hanno impedito l’accesso ai visitatori per alcune settimane, per questo l’esposizione è prorogata fino alla primavera. «Presentiamo il lavoro di due artiste visuali, Ilaria Turba e Fatima Bianchi», spiega Zorzi. «Entrambe», prosegue la curatrice, «prendono spunto da alcuni elementi della propria vita personale e familiare e iniziano un dialogo tra di loro, che inevitabilmente innesca un dialogo anche con il pubblico, e che rende i loro ricordi universali. Per un curatore, allestire una mostra qui significa confrontarsi con un luogo che ha una storia importante. Le due artiste portano la loro storia personale in un posto un tempo abitato da Testori e dalla famiglia. Nell’allestimento ho voluto fortemente valorizzare gli spazi della casa, la loro storia e quindi anche quella delle persone che qui hanno vissuto. Il titolo della mostra, “Meristà”, è un neologismo e prende spunto dal meristema, un tessuto vegetale le cui cellule sono capaci di dividersi e riprodursi. E anche questo vuol essere un omaggio a Testori, grande sperimentatore e inventore di linguaggio».
La rete con le scuole
È significativa la posizione geografica di Casa Testori. Alle porte di Milano, periferia a Nord della città, una zona industrializzata, lontana dai centri artistici e culturali più importanti. «Testori amava fortemente Novate e la sua casa, che dà sui binari delle Ferrovie Nord;», continua Dall’Ombra, «ogni mattina prendeva il treno e si recava nel suo studio di via Brera a Milano. Non ha voluto però vivere in città. La sera ritornava qui, tra i suoi libri e soprattutto vicino ai suoi affetti più cari, in particolare alla sua mamma, a cui era così legato. Il legame con Novate, noi abbiamo voluto mantenerlo. Ecco quindi che Casa Testori vuole essere un luogo con le porte aperte a tutti. Da poco, abbiamo acquisito la biblioteca personale dell’artista, oltre 15mila volumi di storia dell’arte, alcuni rari. Molti sono già stati catalogati nel sistema Opac e sono disponibili a chiunque voglia leggerli».
Il legame con il territorio si vede anche nelle attività didattiche per le scuole.
«L’anno scorso, per esempio, abbiamo realizzato un murales lungo 120 metri, sul muro del deposito novatese delle Ferrovie Nord, insieme ai ragazzi delle scuole medie dell’istituto comprensivo statale Don Milani e dell’istituto comprensivo Giovanni Testori guidati dal collettivo artistico Orticanoodles, tra i più importanti writers europei» spiega Francesca Ponzini, responsabile della didattica di Casa Testori: «Abbiamo poi realizzato un progetto per raccontare agli studenti Testori e Alessandro Manzoni, entrambi vicini a questi luoghi, visto che Manzoni aveva una villa a Cormano, poco distante da qui. Finora siamo andati noi nelle scuole; ora, sperando che il Covid ce lo permetta, vorremmo potenziare le attività degli studenti all’interno della Casa. Proporremo laboratori su misura per le diverse fasce di età, dalla scuola materna alle superiori, in collaborazione con alcuni giovani artisti e operatori di didattica museale. In questi dieci anni abbiamo stretto un legame anche con tutte le associazioni del territorio, per esempio con una università della terza età, con cui abbiamo organizzato alcuni incontri di storia dell’arte. Ci piacerebbe potenziare questo tipo di attività. E radicarci sempre di più come luogo di riferimento culturale e sociale».
Tutte le foto sono a cura di Alessandro Frangi
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