Famiglia
“Ali per il Futuro”, così l’aiuto ai genitori sostiene i figli
È tempo di bilanci per il progetto sperimentale della cooperativa sociale Società Dolce finanziato dall’impresa sociale Con i Bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto alla povertà educativa minorile. Ne abbiamo parlato con Caterina Segata, responsabile area educativa della cooperativa
di Redazione
Dopo tre anni, per Ali per il Futuro è tempo di bilanci. Il progetto sperimentale della cooperativa sociale Società Dolce, finanziato con 2,5 milioni di euro dall’Impresa sociale Con i Bambini, nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile, ha fatto la differenza per tante famiglie. Ne parliamo con Caterina Segata (nella foto), responsabile area educativa della cooperativa.
2,5 milioni di euro contro la povertà educativa sono una bella occasione per dare una mano. Dopo tre anni, quali sono i risultati?
167 famiglie, 83 italiane e 84 di diverse nazionalità e altrettanti bambini sotto i 6 anni, oggi hanno una vita migliore. A Bologna, Parma, Firenze, Livorno, Aosta, Foggia e Monopoli, abbiamo beneficiato nuclei con genitori disoccupati, a rischio o in condizioni di povertà, il 28% dei quali non parlava italiano a un livello sufficiente, con un’età media di 33 anni, il più giovane appena diciannovenne e il più anziano di 54 anni. La metà delle famiglie è composta da 2 o 3 membri con un figlio e l’11% sono monogenitoriali. Diverse, ma con un comune denominatore: l’isolamento. Il 18% non conosceva nessuno nel proprio quartiere e il 46% meno di quattro persone.
Cosa è stato fatto?
Abbiamo messo in campo educatori, psicologi, pedagogisti, enti di formazione. Dal 2018 ad oggi, ogni famiglia ha costruito un progetto personalizzato con l’aiuto di un case manager, per arricchirsi di competenze. Laboratori dove costruire nuove relazioni, percorsi di formazione per l’accesso al mercato del lavoro di mamme e papà, dalla lingua italiana, al bilancio delle competenze, al curriculum, all’attivazione dei canali per la ricerca di un impiego. Ma anche colloqui con psicologi, pedagogisti, educatori, per conoscere bisogni e difficoltà dei figli.
Dalla povertà economica alla povertà educativa: come evitarla?
Parliamo di bambini che per la condizione di povertà non avevano accesso a percorsi educativi adeguati. A loro, Ali per il Futuro ha reso possibile la frequenza gratuita al nido, alla scuola dell’infanzia e posti ad orario flessibile 0-3 e 3-6 anni, per un totale complessivo di 167 bambini beneficiari. 42 posti attivati a Bologna, 32 tra Firenze e Livorno 33 su Parma, 9 ad Aosta 29 a Monopoli e 22 a Foggia. Ma anche attività desiderate e inclusive, che le famiglie non potevano permettersi: danza, teatro, calcio. I vantaggi? La maturazione del bambino non solo cognitiva, ma anche sociale ed emotiva e tempo per la formazione, la ricerca del lavoro e l’occupazione del genitore. L’idea sperimentale di sostenere i genitori per aiutare i figli, si è rivelata vincente.
Com’è stata la partnership con altre cooperative, enti e organizzazioni nelle diverse regioni?
Estremamente interessante e arricchente. Sin dalla progettazione abbiamo costruito la rete con le cooperative sociali con cui avevamo già rapporti. Proges di Parma e Arca di Firenze, a cui si sono aggiunte Kaleidoscopio di Parma, Leone Rosso di Aosta, San Bernardo di Monopoli e il Consorzio Icaro di Foggia. Condivisa l’ipotesi progettuale, ognuno ha individuato l’ente di formazione sul proprio territorio, Seneca, Pegaso, Progetto Formazione, Artemide e Cresco. Le università di Bologna e di Firenze ci hanno accompagnati nel percorso, come il Centro di ricerca Arco per la valutazione d’impatto sociale.
Quali problemi ha portato l’emergenza sanitaria da Covid-19?
Il progetto non si è mai fermato e continua. Anche se tanti bambini non hanno più potuto frequentare in presenza, abbiamo garantito i legami educativi a distanza e interventi educativi domiciliari, per consentire ai genitori di proseguire le attività di formazione e orientamento al lavoro e i tirocini. Si è lavorato molto su due difficoltà delle famiglie: gestire l’attività educativa e la didattica a distanza e le preoccupazioni economiche. Il bilancio? Positivo: si sono rafforzate le relazioni amicali e di vicinato e si utilizzano le risorse del territorio che offrono sostegno, perché anche a chiedere aiuto s’impara.
In apertura immagine da percorsiconibambini.it/aliperilfuturo/
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