Famiglia

Dad e famiglie straniere: una su due in difficoltà

Fondazione Ismu presenta una indagine realizzata nelle province di Milano, Bergamo, Brescia e Cremona, tra le più colpite dalla pandemia nei primi mesi del 2020

di Redazione

Una famiglia straniera su due, durante il primo lockdown si è trovata in difficoltà. Pur trattandosi di famiglie con un titolo di studio medio-alto (il 46% ha un diploma e il 20% una laurea), hanno avuto a che fare con almeno una criticità importante: la gestione di spazi domestici insufficienti, le dotazioni tecnologiche mancanti, la gestione degli impegni lavorativi. Il 2,5% dei rispondenti ha dovuto lasciare il lavoro per seguire i figli. I dati emergono dall’indagine realizzata da ISMU, che ha coinvolto complessivamente 1.415 cittadini maggiorenni stranieri o con origine straniera provenienti da Paesi a forte pressione migratoria e residenti nelle quattro province lombarde di Milano, Bergamo, Brescia e Cremona, tra le più colpite dalla pandemia nei primi mesi del 2020. Alle domande sulla DAD hanno risposto coloro che hanno almeno un figlio in età scolare in Italia (il 45% del totale del campione).

In una famiglia su tre gli strumenti tecnologici mancavano o erano inadeguati: pc, connessione a internet, ecc, con percentuale più alta per coloro che provengono dal Nord Africa (39%) e dall’America Latina, mentre tra asiatici ed est-europei le difficoltà legate alle dotazioni informatiche è stata segnalata da un intervistato su quattro. Un altro elemento collegato in parte alle strumentazioni è l’aver dovuto sostenere costi imprevisti – per acquisti di pc, stampanti, fotocopie, ecc. – che è stato indicato come un problema da parte del 25% della popolazione straniera.

Il 27% non dispone di spazi domestici adatti: i famigliari conviventi hanno dovuto gestire le differenti attività dei diversi componenti in spazi non sempre adatti e questo disagio è stato avvertito maggiormente nei nuclei con componenti di originari dell’Africa subsahariana e nordafricana.

Un nucleo su cinque, il 21%, ha avuto difficoltà a supportare i figli nello studio, con i valori più alti si sono rilevati per i cittadini originari dal continente africano. Il problema di seguire con regolarità il calendario delle lezioni è evidenziato soprattutto da nuclei nordafricani (30% contro il 18% della media generale). Le differenti strutture familiari e i ruoli all’interno dei nuclei determinano le differenze tra le problematiche riscontrate: la più alta proporzione di persone che hanno dovuto lasciare i propri figli da soli durante le lezioni a distanza, o affidarli a terzi, si rileva tra i latinoamericani (11% contro una media de 6%) dove spesso troviamo famiglie monoparentali con mamme lavoratrici.

Dal punto di vista delle macroaree di provenienza sono i nordafricani a segnalare in assoluto le maggiori quote di criticità in ben cinque situazioni di disagio su sette: sono i migranti del Nord Africa che risentono dei disagi causati dalla DAD più degli altri.

La chiusura delle scuole ha creato più disagi ai genitori con bassi livelli di istruzione. Fra tutte, è il titolo di studio dei genitori a rappresentare la variabile più fortemente correlata con i disagi creati dalla DAD: coloro che hanno un titolo di studio basso infatti hanno risentito in modo maggiore delle difficoltà causate dalla chiusura delle scuole. Il 39% dei genitori con un titolo di studio non superiore al primo grado ha dichiarato di essere stato in difficoltà per la mancanza e/o inadeguatezza di strumenti informatici, contro il 30,6% tra chi ha un titolo di studio di scuola secondaria superiore, e il 15,6% tra chi ha una laurea. Anche per quanto riguarda i costi imprevisti e la difficoltà a seguire il calendario delle lezioni le incidenze dei disagi seguono il medesimo schema in cui i valori più alti si riscontrano tra chi ha un titolo di studio basso. I laureati, al contrario, lamentano più degli altri l’aver dovuto rinunciare al lavoro per seguire i figli.

Rispetto agli aiuti messi in campo, l’8,6% del campione ha utilizzato il bonus governativo per l’acquisto di un tablet per la DAD, soprattutto fra cittadini dell’Africa subsahariana e latinoamericani. Il bonus per baby sitter e/o centri estivi ha risposto soprattutto alle esigenze di famiglie con livelli di istruzione superiori – e verosimilmente anche con tassi di occupazione per entrambi i genitori più elevati – mentre al contrario il tablet è stato ricevuto in quote maggiori da chi ha titoli di studio bassi. I congedi familiari, infine, hanno supportato complessivamente solo il 5% dei nuclei.

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