Economia
La cooperazione di inserimento lavorativo? Strategica nella competitività dei territori
Pubblicato il Report 2020 a cura di AICCON con il sostegno e la collaborazione di UBI Banca. Sono quattro le filiere strategiche in cui opera: abitare sociale, turismo sociale, agricoltura sociale e welfare culturale
di Redazione
Il ruolo del Terzo settore e delle imprese sociali sta acquisendo centralità in qualità di attore all’interno dello sviluppo di filiere. È sempre più importante, infatti, il ruolo contributivo delle imprese a finalità sociale all’interno delle catene del valore territoriali. Includere soggetti vulnerabili, erogare servizi territoriali, prendersi cura della comunità, producono un potenziamento del territorio in termini di competitività, oltre che di coesione.
È nel solco di tale visione che la ricerca (scaricabile in allegato) condotta da AICCON (Associazione Italiana per la promozione della Cultura della Cooperazione e del Non profit), con il sostegno e la collaborazione di UBI Banca (Banca del Gruppo Intesa Sanpaolo) e della sua divisione UBI Comunità, specificatamente rivolta al Terzo Settore e all’Economia Civile, ha inteso osservare il contributo della “produzione come fatto sociale” e, in particolare, l’apporto della cooperazione di inserimento lavorativo operante in 4 filiere strategiche: abitare sociale, turismo sociale, agricoltura sociale e welfare culturale. La ricerca, che ha assunto come universo di riferimento oltre 1.200 realtà (dati 2017-2018, fonte AIDA-Bureau Van Dijk), ha evidenziato in termini di dimensioni economiche come il settore del turismo sociale sia stato quello maggiormente in grado di ottenere risultati positivi e in crescita sia rispetto alla redditività dell’organizzazione (+82% di utile in media) che dell’occupazione (+78% di dipendenti in media).
Un ulteriore focus ha osservato la capacità di costruire partnership attraverso i contratti di rete costituiti in tali ambiti di attività, tratto caratteristico in particolar modo delle realtà attive nell’agricoltura sociale (il 50% dei contratti di rete si sviluppa in tale ambito). Elemento comune dei contratti di rete analizzati è la condivisione dell’obiettivo perseguito in termini di costruzione di filiere e di ampliamento delle possibilità di inserimento lavorativo di soggetti svantaggiati attraverso la creazione di nuova occupazione derivante da nuovi mercati/opportunità commerciali.
La ricerca si è concentrata, inoltre, su quattro casi studio attivi nelle filiere dell’accoglienza, del turismo e della rigenerazione urbana, dell’abitare sociale, inclusione e community building, della gestione dei beni culturali e servizi educativi, dell’agrifood, della ristorazione e del catering sociale, osservandone in particolare il grado di apertura verso l’esterno, l’intensità tecnologica, la coesione interna, il valore aggiunto sociale (missione), l’impatto nei mercati e la propensione all’investimento.
«Lo studio realizzato rilancia il valore peculiare dell’innovazione sociale nella competitività dei territori e delle sue filiere produttive», sottolinea Paolo Venturi, Direttore di AICCON, «In altri termini, le cooperative sociali di inserimento lavorativo si propongono come soggetti trasformativi per la loro peculiare capacità di creare occupazione, contrastando la disoccupazione e le disuguaglianze economiche e sociali».
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