Volontariato
Dialogo sulle nuove povertà. Non solo sussidi occorre una comunità
Ieri il secondo appuntamento degli Stati generali del volontariato bergamasco dedicato alla povertà. Le riflessioni di Tito Boeri, di Roberto Rossini e don Virginio Colmegna. Intanto l'Istat dice che la povertà assoluta torna a crescere e tocca il valore più elevato dal 2005: nel 2020 un milione di persone in più sono in povertà assoluta, 335mila famiglie in più rispetto al 2019
di Redazione
La povertà è l’espressione meno accettabile della diseguaglianza economica, una limitazione alla possibilità e alle opportunità di realizzazione di sé, un condizionamento delle libertà della persona, una barriera allo sviluppo delle relazioni. Con la pandemia tutti questi aspetti si sono accentuati, facendo emergere situazioni che prima erano nascoste e dando vita a nuovi problemi. Spesso la mancanza economica è l’indicatore più evidente, che deve però aprire ad uno sguardo più ampio: la povertà è anche solitudine, deprivazione anche morale non solo materiale.
Serve allora rimettere al centro la funzione del Volontariato, degli uomini e delle donne che danno il proprio sostegno alla fragilità, provando ad individuare un orientamento comune e a promuovere una alleanza affinché tutti possano agire pienamente come cittadini dentro le nostre comunità.
Intanto laggionamento Istat sulla povertà in Italia ci dice che la povertà assoluta torna a crescere e tocca il valore più elevato dal 2005: nel 2020 un milione di persone in più sono in povertà assoluta, 335mila famiglie in più rispetto al 2019. Lo rileva l’Istat. Secondo le stime preliminari, nel 2020 le famiglie in povertà assoluta sono oltre 2 milioni (il 7,7% del totale, da 6,4% del 2019, +335mila) per un numero complessivo di individui pari a circa 5,6 milioni (9,4% da 7,7%, ossia oltre 1milione in più rispetto all’anno precedente).
Di questo si è discusso nel secondo appuntamento degli Stati generali del volontariato bergamasco promosso dal Csv di Bergamo. Il dialogo condotto da Riccardo Bonacina ha coinvolto tre ospiti d’eccezione: l’economista e docente Tito Boeri, il portavoce dell’Alleanza contro la povertà Roberto Rossini e il presidente della Casa della Carità Don Virginio Colmegna. Ad animare il dialogo due volontarie del bergamasco in rappresentanza del popolo dei volontari, Giuditta Santus, referente della Conferenza San Vincenzo di Gromo in val Seriana e Rosella Pulina della Caritas diocesana ex insegnante impegnata sul fronte della povertà educativa. Dal dialogo un messaggio condiviso tra esperti e volontari: “Per contrastare la povertà non bastano i sussidi, occorre una comunità”.
Dopo essersi soffermato sui nuovi profili della povertà messi in rilievo dalla pandemia e aver criticato alcuni aspetti dei pur importanti strumenti come reddito di cittadinanza e reddito di emergenza che rischiano di non arrivare proprio a chi ne ha più bisogno, l’invito di Boeri al volontariato è stato quello di promuovere un’alleanza tra studiosi, volontari, operatori per arrivare finalmente ad una banca dati efficiente e definitiva sul tema.
Roberto Rossini ha ricordato come sia urgente fare un tagliando al Reddito di cittadinanza. La prima direzione deve andare verso l’ampliamento della platea da sostenere economicamente, ossia delle persone in condizione di povertà assoluta ora. E questo può essere effettuato attraverso le seguenti proposte: la sostituzione della scala di equivalenza attuale con quella dell’Isee, per attribuire un punteggio maggiore (che si trasforma in un’erogazione maggiore) a favore delle famiglie con più figli; anche l’innalzamento della soglia Isee per accedere al RdC è una buona idea; la riduzione degli anni in Italia per accedere al RdC prevista per gli stranieri (dai 10 attuali ai 2); l’utilizzo più agevolato dell’Isee corrente, in caso di sensibili perdite del patrimonio mobiliare e immobiliare; l’eliminazione della sospensione di un mese dell’erogazione RdC per chi ha diritto al rinnovo. La seconda direzione deve andare verso il rafforzamento dei servizi territoriali che si devono far carico delle persone e delle famiglie in condizione di povertà assoluta ora. E questo può essere effettuato attraverso le seguenti proposte: la conferma della consistenza del Fondo povertà per il potenziamento dei servizi sociali territoriali e la deroga ai vincoli imposti per l’assunzione del personale, in particolare degli assistenti sociali. Infine è bene reintrodurre l’analisi preliminare da parte del segretariato sociale (com’era per il Rei) per distinguere i casi sociali e impostare i progetti personalizzati.
Don Virginio Colmegna ha da parte sua invitato i volontari a non diventari mai “impresari di risposte ai bisogni ma custodi della gratuità che sola può inaugurare rapporti di fraternità”. E ha ricordato come la povertà vada aggredita in termini di giustizia non in termini di elemosina. Va richiamata come uno degli assi da cui riguardare l’orizzonte umano in siamo, va guardata per capire chi siamo e quel è il nostro comune destino. Abbiamo bisogno di una passione umana che ci faccia desiderare e perseguire l’uguaglianza come elemento fondamentale. La questione della povertà e delle nuove povertà che la pandemia ha svelato deve far riscattare il sentimento di solidarietà e fraternità e la capacità di scoprire il valore della sobrietà.
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