Famiglia

Prostituzione: in Italia è fenomeno in crescita

Da oggi prende il via in Parlamento l'esame di varie proposte di lege sul tema

di Gabriella Meroni

C’è chi vuole punire i clienti, chi punta sui controlli sanitari o sul pagamento delle tasse, chi all’autogestione. La prostituzione ”è un fenomeno composito in costante crescita, che vede coinvolte all’incirca cinquantamila persone (70mila secondo alcuni studi)”. Inoltre, dall’indagine conoscitiva compiuta dalla commissione parlamentare Antimafia nella scorsa legislatura, risulta che ”nel corso degli anni ’90 il numero dei delitti e quello delle persone denunciate per i reati inerenti la prostituzione, hanno mostrato un trend di crescita, passando per i reati da 1.192 casi del 1990 a 2.497 casi nel 2000 (+ 109,5%) e, per le persone denunciate, da 1.291 casi a 2.941 (+ 127,8%)”. Oggi ha preso il via l’esame delle proposte di legge riguardanti la prostituzione. Tutte le proposte che mirano a modificare la legge Merlin del 1958 hanno un denominatore comune nella condanna dello sfruttamento e della prostituzione coatta. Poi le ricette si diversificano. Una prima proposta, primo firmatario Hans Widmann del Gruppo Misto, vieta la prostituzione in luogo pubblico, obbliga le prostitute a sottoporsi a controlli sanitari, rifiuta l’idea della prostituzione come attività di lavoro autonomo. Di diverso avviso Alessandra Mussolini (An) che con la sua proposta punta invece a regolamentare il mestiere più antico del mondo. E quindi, prostitute lavoratrici obbligate a versare le tasse ma anche accertamenti sanitari obbligatori; per la parlamentare può essere legittimo esercitare la professione anche in casa purché non siano più di due le lavoratrici. Del tutto diversa la proposta di Maria Burani Procaccini (Fi) che si ispira al modello svedese in cui prevale la repressione dei clienti. A coloro che si accompagneranno con le lucciole potrebbe essere comminata una reclusione fino a sei mesi o multe da uno a tre milioni di lire. Più drastico, Tommaso Foti di An: la sua proposta di legge vieta la prostituzione, vengono così colpiti sia le prostitute sia i clienti. La proposta di legge presentata da Luca Volontè dei Ccd-Cdu, parla solo di prostituzione coatta proponendo una maggiore repressione. Per Antonio Soda (Ds), va depenalizzato l’esercizio del ?mestiere? più antico del mondo con forme di autogestione in case private purché non coinvolgano più di tre professioniste (n. 1614). Infine, la proposta a doppia firma delle diessine Turco e Finocchiaro che la vieta in luoghi pubblici e prevede che enti locali in collaborazione con le associazioni di categoria e di volontariato possono individuare luoghi in cui è consentito l’esercizio della prostituzione. Questa proposta non vuole regolamentare la professione e introduce le pene per i clienti di minorenni. ”Il mercato della prostituzione – ha spiegato oggi il deputato di Forza Italia Giancarlo Pittelli, nella relazione alla commissione Giustizia della Camera – ha permesso ai gruppi criminali stranieri di accumulare notevoli ricchezze, di occupare spazi criminali lasciati liberi dalle organizzazioni delinquenziali autoctone, di espandere il loro agire criminale in altri mercati illeciti, primo fra tutti quello degli stupefacenti e, conseguentemente, di iniziare una progressiva opera di radicamento sul territorio. La prostituzione, pur non essendo un fenomeno nuovo, anche in Italia, tra la fine degli anni ’80 e gli inizi degli anni ’90, ha visto modificare la sua struttura, le sue modalità di esercizio, i suoi attori, in conseguenza dei flussi migratori”. Inoltre, ”per una serie di motivi, tra i quali deve essere ricompresa anche l’attività repressiva delle Forze di Polizia, le prostitute italiane tra gli anni ’70 ed ’80 hanno a poco a poco abbandonato la strada a favore dell’appartamento privato come luogo di lavoro. Ciò ha portato all’occupazione delle strade da parte delle prostitute straniere o, per meglio dire, delle organizzazioni criminali che gestiscono il traffico di esseri umani. Si tratta comunque di un fenomeno non solamente italiano, in quanto in tutta Europa si assiste ad un incremento notevole della prostituzione su strada proprio in connessione con l’incremento dell’immigrazione”.Ne deriva una suddivisione ”tra la prostituzione esercitata autonomamente e quella coatta”: la prima ”in appartamenti”, la seconda ”nelle strade”. Quest’ultima si afferma ”come un mercato in crescita anche dal punto di vista della domanda, che è stata stimata in nove milioni di italiani, la maggior parte dei quali coniugati (70%)”. Di fronte a questa situazione , secondo Pittelli occorre analizzare il problema dal punto di vista della riduzione in schiavitù delle prostitute, e su questo versante lo strumento più idoneo appare la legge contro la tratta di esseri umani già approvato dalla Camera e ora all’esame del Senato. Dall’altro occorre verificare ”se sia opportuno modificare la legislazione vigente in materia di prostituzione e, in caso affermativo, scegliere tra la via abolizionista e quella di regolamentazione”. Secondo don Benzi, che da dieci anni combatte la prostituzione, sarebbero 60 mila queste prostitute coatte, delle quali il 30/40% sono minorenni: ”la mia associazione ? ha precisato – ne ha liberate 3 mila, ora ne assistiamo 450”. ”Lo Stato – ha aggiunto – non può essere connivente con tutto ciò, non può mantenere l’appetito sessuale di dieci milioni di clienti. E’ almeno un anno che Don Oreste Benzi suggerisce di attuare in tutta Italia il ?modello Rimini? contro la prostituzione, chiedendo al Governo un decreto legge che punisca i rapporti sessuali a pagamento con immigrate clandestine. Quando parla di ?modello Rimini? il sacerdote si riferisce a quella collaborazione tra Comune, Questura e l’Associazione Giovanni XXIII che presiede: una collaborazione che affida una funzione preventiva alla polizia sul territorio, con una squadra anti-prostituzione che avvicina le ragazze e funge da deterrente verso i clienti con la propria presenza costante. Il Comune è stato invece precursore delle ordinanze per le multe alle auto d’intralcio al traffico, secondo il codice della strada, mentre l’Associazione lo è stata nell’accogliere le donne che decidono di cambiare vita. ”Se tutte le questure d’Italia facessero come si fa a Rimini, dove la polizia, i vigili urbani e le associazioni collaborano intensamente, e dove da tre anni – dice don Benzi ? non c’è più prostituzione schiavizzata su strada, le donne sarebbero liberate. La prostituzione a Rimini è stata sgominata anche nei locali”.


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