Non profit
È ora di dire “Mabasta” a bullismo e cyberbullismo
Nell’anno della pandemia il 61% dei ragazzi afferma di essere una vittima e il 68% di aver assistito ad episodi di bullismo e cyberbullismo. Mirko Cazzato di Mabasta: «Contrastiamo il bullismo lavorando con i nostri compagni di classe»
di Luca Cereda
Il bullismo con la didattica a distanza, la DAD, si è evoluto ed è diventato sempre più pericoloso. Forse anche perché è lo specchio delle discriminazioni segno, anche, dei nostri tempi, sempre più digitali. Il bullismo e il cyburbullismo – concreto e reale come il fenomeno senza il prefisso cyber – sono amplificati dalla potenza e dalla velocità di diffusione dell’odio tra ragazzi. «La tutela delle vittime attraverso il diritto è importante, ma più che sanzione, la parola chiave è responsabilità. Di tutti gli adulti: genitori, insegnanti, presidi, politici, ma soprattutto di noi giovani», testimonia Mirko Cazzato che oggi ha 19 anni, e nel 2016 fonda insieme ai compagni di classe il Movimento Anti Bullismo Animato da Studenti Adolescenti “Mabasta”.
Il bullismo lo si batte con “l’educazione tra pari”, a scuola e fuori da essa
«A Mabasta siamo tutti ragazzi e il bullismo lo combattiamo da Lecce, la città in cui il movimento è nato nel 2016», spiega Mirko. L’obiettivo della loro ormai quinquennale azione, è far si che siano i ragazzi a risolvere il problema alla radice, cambiando la cultura che porta a essere bulli o cyberbulli alcuni nostri compagni.
L’educazione dal basso dei ragazzi pugliesi di Mabasta serve in primis alla scuola «per evitare di scoprire solo dopo l’accoltellamento di uno studente che quell’arma girava tra i banchi già da giorni, o che il fenomeno del cyberbullismo si verifica nelle chat della didattica a distanza sotto gli occhi ignari di un docente», sottolinea Mirko, secondo cui questi segnali vanno colti subito, per questo è necessario informare i compagni di classe.
Nell’ultima Legge di Bilancio sono stati stanziati 3 milioni di euro per la formazione dei docenti contro bullismo, cyberbullismo e violenza di genere. E se gli studenti bullizzano un compagno nel pomeriggio, «ci sentiamo ancora dire che queste condotte non riguardano l’istituto, ma le famiglie. Invece tutti abbiamo responsabilità. Non bastano le sanzioni. Bisogna lavorare sulla cultura del contrasto tra i banchi, anche quando sono banchi a distanza per via della pandemia».
Le azioni per dire: Mabasta al bullismo!
I ragazzi di Lecce hanno creato un modello di azione e di educazione tra pari replicabile in tutte le classi, in presenza o a distanza d’Italia: «Un esempio concreto è leggere in ogni classe – e queste azioni le si possono fare in ogni classe seguendo il canovaccio che abbiamo caricato sul nostro sito – una sorta di identikit del bullo e del cyberbullo in modo che siano gli studenti a drizzare le antenne per individuare quei comportamenti ed intercettali», continua Mirko Cazzato di Mabasta.
Intercettare il bullismo tra pari, tra compagni di classe è essenziale perché quando la richiesta di intervento e aiuto arriva agli insegnanti o ai genitori rischia di essere tardi.
Un energica azione per dire ‘Mabasta’ al bullismo, arriva dal mondo dello sport che quest’anno si è unito per la prima volta alla causa dei ragazzi pugliesi con la prima giornata nazionale – il 22 febbraio – dello sport contro il bullismo: «Siamo profondamente onorati ed entusiasti – ha detto inoltro Mirko Cazzato – di aver instaurato un partnership con la Lega Serie B. Sta dando credito e sostegno a dei “ragazzini” come noi e sta credendo nella nostra causa, questo ci fa pensare che c’è davvero del buono nel mondo e che anche per noi giovani c’è la speranza di essere ascoltati e di contribuire, nel nostro piccolo, a creare cambiamento e innovazione. Siamo fermamente convinti che, se davvero creiamo un’unica squadra e se scendiamo in campo con grinta e fermezza, questa importante partita contro ogni forma di bullismo e cyberbullismo può davvero essere vinta alla grande».
Un canestro nella cultura del rispetto e una schiacciata sui bulli
«Abbiamo deciso di coinvolgere lo sport in “1000 a 0”, un progetto partito ad agosto che sta coinvolgendo non solo la federazione calcistica dei professionisti di serie B, ma anche la pallavolo e il basket: lo sport è sensibile alle nostre parole e alla nostra battaglia», spiega il leader di Mabasta. Contro il bullismo si è aggregato anche il Comitato Italiano Paralimpico, «e ne sia felici perché crediamo che dai campioni dello sport paralimpico ci sia tanto da imparare per contrastare i bulli e la cultura del bullismo, ma siamo onorati del fatto che 33 Federazioni e Leghe sportive Nazionali e numerose squadre e team in ogni regione italiana si siano unite a noi il 22 febbraio e per tutto l’anno per vincere il bullismo». Lo infatti sport è fatica. Le donne e gli uomini di sport devono ogni giorno sfidare e vincere se stessi, il proprio corpo e la propria volontà, ma anche le proprie disabilità, allenamento dopo allenamento. «Così anche noi con le nostre attività vogliamo creare una cultura del contrasto al bullismo tra i giovani», conclude Mirko Cazzato.
Anche le app si schierano contro il cyberbullismo
I social non sono da demonizzare, ma da usare bene a partire dai ragazzi, con rispetto di tutti, sia degli utenti ma anche di coloro che non sono presenti su quella piattaforma o in quella chat e rischiano di essere loro malgrado oggetto o soggetto di bullismo: «Per questo la nostra idea è stata quella di usare un’applicazione per veicolare anche sugli smartphone contenuti di tipo sociale e di contrasto alla cultura del bullismo e in particolare del cyberbullismo», spiega Giulio Mancino, che ha contribuito alla creazione dell’app Sbullit Action.
«Tra le funzionalità dell’applicazione è un quiz: i ragazzi si sfidano online con domande sulle regole di educazione civica che toccano il tema del cyberbullismo e chi vince la sfida può anche condividere il risultato sui suoi social, così da creare anche lì una rete di contatti che giocano-imparando a contrastare il bullismo», continua Mancino.
L’obiettivo principale dell’app è quello di dare ai singoli ragazzi iscritti informazioni e approfondimenti tramite il gioco, ma anche di creare dei coinvolgimenti reali tramite la formazione di squadre – e in attesa che co il superamento della pandemia il contrasto al bullismo possa sempre più avvenire “in presenza”. «Per questo ci siamo uniti ai ragazzi di Mabasta e con loro abbiamo creato un collegamento interno all’applicazione verso i “contatti di aiuto”, dove si trovano i numeri telefonici da chiamare per segnalare maltrattamenti, abusi o violenze psicologiche», conclude il creatore di Sbullit.
Aspettando la riforma che supporti questa azioni di cittadinanza attiva
I ragazzi di Mabasta e le idee innovative e che sono da stimolo alla cittadinanza attiva e alla costruzione di una cultura anti-bullismo e cyberbullismo, come l’app Sbullit sono fondamentali, ma non bastano. Servono delle regole che tutelino e prevengano il fenomeno così come occorrono strumenti di intervento efficaci e capillari.
Sono in discussione congiunta dinanzi alle commissioni Affari costituzionali e Giustizia del Senato diversi disegni di legge, tra cui quello sul “bodyshaming” – parola ormai entrata nel vocabolario della lingua italiana e “fatshaming” – ovvero la discriminazione delle persone sovrappeso -, approvato dalla Camera a gennaio 2020. Tra le novità, l’attivazione h24 del numero di assistenza 114, una app anti-violenza nazionale e un monitoraggio costante su tutte le scuole italiane. E poi le azioni di contrasto: verranno punite anche quelle condotte in grado di mettere “la vittima in una condizione di emarginazione”. La proposta di legge, inoltre, chiede al Miur la creazione di una piattaforma di e-learning destinata ai docenti e finalizzata all’adozione di strategie anti-bullismo.
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