Salute

L’allarme di uno psichiatra: «Dalla depressione post Covid conseguenze gravi sulla salute e sull’economia»

Antonio Picano, medico psichiatra che combatte la battaglia quotidiana contro la depressione dal fronte del Servizio Psichiatrico Diagnosi e Cura dell’Ospedale San Camillo di Roma ci dice: «Siamo di fronte ad una vera e propria depressione di massa, provocata dal virus e dalle misure per contenerlo». Con la pandemia la depressione psichica colpisce più del 30 per cento della popolazione (in tempi normali si assesta sul 10 %)

di Alessandro Banfi

La sofferenza è diffusa. Gli ultimi studi pubblicati dalle riviste scientifiche in Italia e all’estero lasciano pochi dubbi sull’enormità del fenomeno. Con la pandemia la depressione psichica colpisce più del 30 per cento della popolazione (in tempi normali si assesta sul 10 %). Nel nostro Paese si arrivano a calcolare 18 milioni di persone colpite da questa sindrome. Antonio Picano, classe 1955, è un medico psichiatra che combatte la battaglia quotidiana contro questo fenomeno dal fronte del Servizio Psichiatrico Diagnosi e Cura dell’Ospedale San Camillo di Roma, dove ancora svolge la sua attività professionale.


Ma negli anni si è sempre distinto anche nel volontariato creando due Onlus: Strade, acronimo di Studio e Trattamento della Depressione insieme al professor Antonio Virzì e Rebecca, specificamente dedicata alla depressione post partum delle madri. Ora lancia un allarme: “Se non affrontiamo”, dice a Vita, “il tema della depressione in termini strutturali, anche dal punto di vista delle istituzioni, avremo conseguenze gravi sul sistema sociale ed economico almeno per i prossimi cinque anni”.

Che cos’ha in mente?

Picano: Avremmo bisogno di una task force, un nucleo operativo che possa intervenire in modo rapido ed efficace. Non c’è molto tempo da perdere. Il mio è un messaggio alle istituzioni. Qui siamo di fronte ad una vera e propria depressione di massa, provocata dal virus e dalle misure per contenerlo. Lo ammetto: da medico del sistema ospedaliero, ma anche da volontario e da libero professionista, visitando i pazienti nel mio studio, non sono riuscito a far capire la grande emergenza che l’Italia sta vivendo.

Sono aumentati in genere i dati delle morti per suicidio…

Picano: Dati impressionanti che gli specialisti conoscono. Penso ad esempio alla fascia d’età 10-20 anni. Questi giovani rischiano di pagare un prezzo molto alto in termini sociali ed economici. Possiamo permetterci di bruciare un pezzo delle nuove generazioni? La capacità di integrazione si impara in questo periodo della vita, senza stimoli rischiamo di provocare una ferita poi difficilmente curabile. La mancanza di relazione determina la riduzione della vitalità della persona e compromette le sue scelte libere, come aveva ben intuito Basaglia. La depressione come problema psichico e come malattia ha un impatto sul PIL che si può stimare nel 5 – 8% di diminuzione.

Tutto il sistema sanitario italiano è in discussione, come investimenti e struttura, ma non si parla quasi mai della sofferenza psichiatrica diffusa…

Picano: I servizi pubblici di salute mentale sono dimensionati per trattare circa 0,5 milioni di persone, di cui un terzo affetti da depressione. Il 10% dei pazienti gravi (gli “psicotici”) tendono ad assorbire il 90% delle risorse. Non vi sono risorse pensate specificamente per la depressione. Si stima che la psichiatria usi mediamente il 5% delle risorse sanitarie. Esistono molte iniziative e risorse in ambito pubblico per il trattamento della depressione, ma il cambio di scenario è così drastico che non si può pensare di utilizzare metodiche tradizionali per affrontare il problema.

Non c’è più tempo…

Picano: Quando dico Task force intendo uso del sistema digitale, risorse dedicate alla depressione di massa, integrazione e aiuto ai medici di base, sottoposti già ad uno stress enorme. Lo Stato deve intervenire, ma anche il volontariato ha le potenzialità per organizzarsi e farsi conoscere e ci sono tante risorse socio- culturali su cui innestare un’azione rapida. Si tratta di mettere queste realtà in rete e identificare un obiettivo comune. Per fare un nome autorevole, Massimo di Giannantonio, del Comitato direttivo della Società italiana di Psichiatria, sarebbe pronto a muoversi. E sul fronte della Medicina digitale c’è un altro grande esperto psichiatrico, il professor Luca Pani, molto sensibile su questo tema.

Ma il Cts o l’Istituto superiore di Sanità, che seguono la pandemia costantemente?

Picano: L’ISS ha pubblicato due documenti fra giugno e luglio del 2020 su come trattare il caso singolo di depressione post Covid. È molto ben fatto, ma qui abbiamo bisogno di affrontare un fenomeno di massa, una pandemia nei cervelli di quasi 20 milioni di italiani. Dobbiamo trovare il modo di fronteggiare questa terribile “ondata secondaria”, rispetto alla diffusione del Covid. Conosciamo nel dettaglio le tecniche per trattare la depressione, ma applicarle ad una popolazione tanto numerosa è una sfida del tutto nuova. Occorre creare un canale di trattamento indipendente per i pazienti depressi, pena il fallimento di qualsiasi piano strategico. Questo comporta un’organizzazione parallela agli attuali Centri di Salute Mentale. Capisco le resistenze sul piano politico, ma il Paese deve capire che dobbiamo destinare risorse per la depressione
indipendenti da quelle sulla salute mentale generale. Occorre una transizione verso una piattaforma digitale avanzata che gestisca risorse e comunicazione in modo efficace, nell’intera popolazione. Solo così abbiamo speranza di recuperare energie umane per l’Italia del futuro.

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